lunedì 2 maggio 2011

Le lacrime amare di Petra Von Kant

Al teatro Argentina di Roma per la regia di Antonio Latella l’opera di Fassbinder.
Una donna nuda gigante occupa la scena. Quattro donne-tipo la circondano dialogando con il megamanichino. Petra, una stilista di successo, vive con la sua domestica muta. Un telefono esterno alla scena la collega con il mondo da cui lei cerca di distaccarsi. Le visite di amiche chic le permettono di liberarsi dell’inconsistenza della sua vita sentimentale. L’incontro con una giovane modella che accoglie in casa innamorandosene. Quest’ultima, però, va via alla prima telefonata del marito lasciando Petra nella disperazione.
La figlia piagnucolosa e la madre affettata non aiutano Petra che vede disgregarsi il megamanichino a causa dell’azione meccanica di fantomatici uomini dietro le quinte.
Dialoghi semplici e ben costruiti. Personaggi nel contempo tipizzati ed espressivi. Una regia con pochi interventi ma di grande impatto: separè di ombre mobili che divide in due la scena, luci centrate sui personaggi che riproducono dietro le quinte le loro vicende, musiche evocative di diverso genere. La struttura del testo risulta forzata in alcuni punti da intermezzi conclusivi che dovrebbero essere di raccordo.
L’intensità dell’amore di Petra per la sua donna è tale da annullare ogni suo tentativo di fuga dalla società contemporanea. Il tiaso produce e raccoglie le sue lacrime. Possedere la sua donna equivale ad amarla.

Giuseppe Acconcia
La Casa Orca, 2007

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