sabato 5 gennaio 2013

Pronti al dopo Assad


Siria/Incontro internazionale a Roma sulla crisi
Terzi: «Pronti al dopo Assad». Mosca frena


Giuseppe Acconcia 


La prossima settimana, si terrà a Roma un incontro internazionale «di alti funzionari» sulla crisi siriana. Lo ha annunciato ieri il ministro degli esteri, Giulio Terzi, a margine del Consiglio dei ministri. Terzi ha anche avvertito su possibili implicazioni della crisi siriana sui paesi vicini. «Poco di peggio può esserci di quanto avviene ora in Siria, dove un regime che rappresenta una minoranza è disposto ad attuare massacri di violenza inaudita» - ha proseguito Terzi. La diplomazia italiana aveva annunciato ieri l'invio ai ribelli siriani di «strumenti di comunicazione» e di «prepararsi per il dopo Assad». Nei giorni scorsi, Londra, Parigi e New York avevano minacciato di attaccare la Siria, in caso di uso di armi chimiche da parte di Assad. In particolare, il ministro della difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha rilanciato l'idea di stabilire una «no-fly zone» in Siria, anche senza un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite,ma nell'ambito di una «coalizione internazionale». Tuttavia, ieri sono arrivate le rassicurazioni delle autorità di Mosca. Il ministro degli esteri russo, Ghennadi Gatilov, ha assicurato che prenderà tutte le misure necessarie per mantenere in sicurezza gli arsenali di armi chimiche siriane e per impedire che cadano nelle mani di altri partecipanti al conflitto. «Sono state date garanzie che le armi chimiche resteranno al sicuro nei luoghi attuali» - ha aggiunto Gatilov. 
Peggiora invece il bilancio di giornalisti colpiti o scomparsi durante gli scontri. Dopo la morte due giorni fa di una giornalista giapponese, Mika Yamamoto, il free lance del Washington Post, Austin Tice, risulta disperso. Il 31enne, fotoreporter americano è scomparso una settimana fa dopo aver trascorso le ultime settimane insieme ai ribelli siriani. Anche il documentarista indipendente, Orwa Nyrabia, è sparito nel tentativo di lasciare la Siria per raggiungere il Cairo. Sono proseguiti anche venerdì, gli scontri tra ribelli dell’Esercito libero siriano (Els) e soldati filo-governativi. Ieri, l'esercito siriano ha bombardato Daraya, quartiere sud occidentale di Damasco. Dopo tre giorni consecutivi di attacchi, i carriarmati dell'esercito regolare sono rientrati nel quartiere. I combattimenti sono proseguiti anche in altri sobborghi, a maggioranza sunnita, della capitale siriana: Qatana, Sbeineh, Qadam e Hajar. Come se non bastasse, sono proseguiti gli scontri anche nel nord del Libano. Nella città di Tripoli è stato ucciso uno sheykh sunnita, Khaled el-Baradei, in scontri tra alawiti pro-Assad del quartiere Jabal Mohsen e sunniti, vicini ai ribelli siriani, di Bab al-Tabbaneh. Anche due giornalisti sono rimasti feriti a Tripoli: Hussein Nahle e la canadese, Maria Moore. Secondo gli insorti, negli scontri di ieri sarebbero morte 40 persone. Mentre l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha avvertito dell'aumento del numero di profughi che si dirige nei paesi vicini. «Abbiamo raggiunto i 202.512 rifugiati nella regione», ha detto Adrian Edwards, portavoce dell'Unhcr. «Il deteriorarsi della sicurezza in Libano sta ostacolando gli aiuti ai profughi in fuga dalla Siria» - ha denunciato Edwards. Solo nell'ultima settimana, almeno 30mila persone sono arrivate in Turchia, Libano, Iraq e Giordania. 


Il Manifesto
Internazionale, pag.6

sabato 25 agosto 2012

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