domenica 20 gennaio 2013

La rappresaglia jihadista arriva dalle frontiere


È di due morti, un francese e un inglese, e sei feriti, il bilancio dell’attacco sferrato questa mattina da estremisti islamici contro un impianto petrolifero nel sud dell'Algeria. Nel mirino dei jihadisti è finito un impianto di gas naturale.
Si tratta di una joint venture gestita dalla Sonatrach, la compagnia energetica algerina, insieme alla multinazionale britannica British petroleum (Bp), alla norvegese Statoil e alla compagnia giapponese Jcg Corp, nella regione di Tiguentourine, distretto di Illizi, a circa 40 chilometri dalla città di Ain Aminas e a 60 chilometri dal confine libico.
Secondo l’unità di crisi disposta dalle autorità algerine, nell’attacco di Tiguentourine, sono stati prese in ostaggio 41 persone, tra cui sette americani, due francesi, cittadini britannici, un irlandese, tredici norvegesi
e tre giapponesi. Tuttavia, secondo le dichiarazioni dei responsabili dell’impianto della Sonatrach alla stampa algerina, al momento dell’attacco non ci sarebbero stati oltre venti lavoratori stranieri nel sito.
Mentre più di 150 operai algerini della società francese Cis Catering, sarebbero stati trattenuti nel sito della Bp per l’intera giornata di ieri. Nella serata di ieri piccoli gruppi di operai algerini sono stati rilasciati,
mentre sono ancora nelle mani dei rapitori i lavoratori stranieri.
Gli estremisti islamici della brigata Abderrahim Almouritani hanno rivendicato l'attacco al sito petrolifero
algerino. Secondo quanto dichiarato con una telefonata in anonimato all’agenzia mauritana Nouakchott Information Agency dal portavoce del movimento, il rapimento degli stranieri sarebbe una vendetta all’assenso fornito dal governo algerino al sorvolo di aerei dell’aviazione militarefrancese, diretti
in Mali.
La brigata Abderrahim Almouritani era guidata da Khaled Abu Al-Abass, conosciuto col nome di battaglia
di Moctar Belmoctar, militante noto per la sua ferocia e allontanato da Waddoud Droukdel, leader del movimento algerino Aqmi, anche detto Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, secondo
la stampa occidentale, legato al terrorismo islamico internazionale di al-Qaeda.
All’alba di ieri, prima dell’attacco, il gruppo estremista aveva preso di mira a bordo di tre veicoli un bus
che trasportava i lavoratori all’impianto di Ain Amenas. In quel momento sono intervenute le forze di sicurezza che hanno tentato di respingere l’attacco. Dopo di che i jihadisti sono entrati nella struttura
e hanno preso in ostaggio i lavoratori.
A quel punto, secondo le autorità algerine, l’esercito ha avviato un’operazione di contenimento per
circondare il campo e liberare gli ostaggi. Anche la Bp ha confermato la dinamica dell’attacco. «Non riusciamo a stabilire contatti con il sito, ma siamo a conoscenza dell’azione portata a termine da un gruppo
di uomini armati non identificati che ancora occupano l’impianto e tengono in ostaggio» alcuni operai,
si legge in un comunicato della multinazionale.
Secondo il quotidiano algerino al Khabar, è già in corso un trattativa tra il governo di Algeri e i militanti
islamisti. Una delle condizioni per il rilascio da parte della brigata Almouritani sarebbe la consegna nelle mani
dei rapitori di 20 veicoli e un transito sicuro verso il Mali. Tuttavia, nella serata di ieri, il ministro dell'Interno
algerino, Daho Ould Kablia, ha smentito «ogni negoziato con i terroristi».
Ricostruire i legami tra i jihadisti dell’Aqmi, gli islamisti maliani, mauritani e libici è particolarmente
complesso. Tuttavia, il gruppo estremista Ansar Dine che controlla la regione del Mali settentrionale di Azawad dove ha proclamato uno stato indipendente il 6 Aprile scorso sarebbe direttamente collegato
con il terrorismo internazionale nel Maghreb.
In particolare, Iyag Ghaly, leader degli Ansar Dine, guida delle insurrezioni tuareg è cugino di Hamada
Hama, comandante degli Aqim. Quest’ultimo è vicino ai tuareg per un matrimonio tra il suo fondatore,
Mokhtar ben Mokhtar, e quattro donne di prominenti famiglie tuareg.
I tuareg maliani e algerini hanno appoggiato il colonnello Mohammar Gheddafi negli scontri che hanno
portato alla sua uccisione nell’ottobre del 2011. Con il rientro in Mali, i tuareg delMovimento nazionale
di liberazione dell’Azawad hanno tentato di ottenere l’indipendenza scontrandosi direttamente con gli Ansar Dine maliani che ora controllano il nord del paese.
Secondo fonti libiche, vicine al governo transitorio e ai servizi segreti di Tripoli, anche l’agguato dello
scorso sabato al convoglio del console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis, confermerebbe la rinnovata
presenza di jihadisti maliani in Libia intenzionati ad operare continue rappresaglie contro l’attacco
militare francese al Mali al via lo scorso venerdì. L’attacco francese al Mali serra le fila tra gli estremisti nord africani che puntano su attacchi mirati e alle compagnie petrolifere straniere
che operano nella regione.

Giuseppe Acconcia

Articolo pubblicato da Il Manifesto

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