venerdì 28 dicembre 2012

«Questa nuova Costituzione nega i diritti delle donne»



INTERNAZIONALE

Egitto-Intervista / PARLA L’ATTIVISTA AZZA KAMEL


«Questa nuova Costituzione nega i diritti delle donne»


Giuseppe Acconcia
IL CAIRO

La nuova Costituzione egiziana potrebbe mettere a rischio le aspirazioni di milioni di donne. Dopo le scene di violenze di piazza che hanno colpito in particolare le donne nelle manifestazioni dello scorso dicembre e i test della verginità imposti alle manifestanti l’8 marzo 2011, ne parliamo con Azza Kamel, attivista per i diritti delle donne e cooperante.
Quale sarà il posto della donna nella nuova Carta fondamentale egiziana?
«La nuova Costituzione fa a pezzi i diritti delle donne. Il ruolo della donna nella vita pubblica viene limitato e molti dei suoi diritti violati. Un esempio evidente è l’assenza del crimine di traffico di uomini e donne. Non solo, questo testo non parla dei diritti dei bambini. Se un giudice volesse applicare la sharia (legge islamica, ndr), una bambina di nove anni potrebbe sposarsi con il permesso dei genitori».
Ma i limiti di questa Costituzione sembrano più generali?
«Viene concesso il diritto allo stato e alla società di monitorare il comportamento etico delle persone. Questo significa che non sarà difficile trovare gruppi di fanatici, ispirati da politiche islamiche, che possono intervenire arbitrariamente in strada. Succede in Arabia Saudita dove gruppi armati di bastoni censurano il comportamento delle donne se non rispettano precisi dettami a cui loro fanno riferimento. Lo stesso potrebbe succedere in Egitto. Qui ci potrebbero essere specifici gruppi di salafiti e Fratelli musulmani a controllare il modo di vestire delle donne, il loro modo di camminare. Queste persone potrebbero intervenire denunciando un comportamento che arbitrariamente ritengono scorretto. Non solo, se un uomo e una donna camminano insieme per strada potrebbero chiedere loro un certificato di matrimonio, se non ce l’hanno possono essere processati entrambi».
E il pericolo principale viene dall’articolo 219 con l’estesa applicazione della legge islamica?
«La sharia diventerebbe uno strumento di controllo sociale. Un marito potrebbe non concedere il permesso a sua moglie di uscire o lavorare. E questo porrebbe limiti ancora maggiori alle donne cristiane, che già sono costrette, per la loro condizione di minoranza religiosa, ad imporsi limiti nel modo di vestirsi e nel rapporto con gli uomini, che in altri paesi non hanno. Ma potrei continuare».
Per l’assenza di giudici ci sono state molte violazioni nel voto dello scorso sabato?
«Ho notizie di violazioni in molte scuole, specialmente legate alla presenza di donne. Gli islamisti temono che le donne votino “no” in massa. Per questo molte donne non sono potute neppure entrare nei seggi. Hanno ritardato le operazioni di voto e così centinaia di elettrici hanno atteso dieci ore prima di lasciare i seggi esauste».
In realtà le condizioni delle donne in Egitto erano già pesantemente compromesse prima delle rivolte?
«Secondo il codice in vigore, nei processi civili e penali non esiste l’uguaglianza tra uomini e donne. Non viene riconosciuto il diritto di abortire ma solo in caso di pericolo per la vita della donna. Come se non bastasse, sul tema terribile delle mutilazioni genitali femminili non si fa nessun cenno neppure nella nuova Costituzione, che non protegge il corpo delle donne. Il tasso di circoncisione femminile rimane all’85% in Egitto e non accenna a diminuire, sebbene questa pratica prosegua soprattutto nelle zone rurali».
Dopo le rivolte, è cambiato qualcosa nella rappresentazione delle donne in parlamento e nei partiti politici?
«Nel dissolto parlamento erano presenti appena 9 donne su 508 deputati, mentre in Assemblea costituente erano 6 su 100 membri. Non solo, il comitato di saggi, formato dopo le rivolte, includeva solo una donna su 30 anziani. Non sono state nominate donne nei governatorati e nel governo la presenza femminile è ridicola. Inoltre, il presidente Morsi non ha neppure rispettato la sua promessa di nominare un vice-presidente donna. E poi, non riesco a confrontarmi con le donne militanti in Libertà e giustizia perché sono anti femministe. Per esempio, credono che sia giusto che un uomo possa sposare più di una donna, nella circoncisione e nel matrimonio delle minorenni».   
Infine, esiste un allarme molestie sessuali durante le manifestazioni. È così?
«Effettivamente le molestie sono collegate alle manifestazioni. Gli islamisti sono spaventati dalla massiccia presenza di donne nelle manifestazioni. Credo che vogliano fermare una maggiore partecipazione politica delle donne. Ma in queste proteste contro il referendum costituzionale le donne sono ancora una volta in prima fila».

Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
giovedì 20 dicembre 2012
http://www.ilmanifesto.it

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