venerdì 14 dicembre 2012

I Fratelli contro tutti


INTERNAZIONALE
EGITTO · Oggi due cortei al Cairo. 2 morti e 500 feriti in cinque giorni di scontri

I «Fratelli» contro tutti
I contadini del Delta contestano Morsi. Oggi due cortei al Cairo. Ma l’accordo non è impossibile

Giuseppe Acconcia

Due funerali a distanza sono il segno di un Egitto spaccato. Da una parte, è sfilata in piazza Tahrir la bara di Salah Gaber, attivista di 6 aprile, 17 anni, ucciso a freddo nei pressi del ministero dell’interno. La scena ricordava i funerali di alcuni attivisti uccisi in via Mohammed Mahmoud e divenuti il simbolo degli attacchi dei cecchini di un anno fa. Dall’altra parte, a Damanhour nel Delta del Nilo, centinaia di persone hanno sfilato con la bara di Islam Sayed Fathi, attivista dei Fratelli musulmani, appena 15 anni, ucciso domenica notte nell'assalto alla sede del partito Libertà e giustizia. La scorsa domenica, 1500 esponenti dei Fratelli musulmani avevano organizzato una manifestazione a sostegno della Fratellanza nella città, roccaforte dei Fratelli musulmani, di Damanhour, intorno alla sede del partito Libertà e giustizia. E lo scontro tra sostenitori e oppositori di Morsi è scoppiato il giorno seguente, provocando la morte del giovane Fathi. «È un nostro martire», si leggeva ieri sulle pagine del sito della Fratellanza, Ikhwanonline. Particolarmente duri sono stati gli incidenti nella città delle fabbriche tessili di Tanta. Attivisti hanno accusato i Fratelli musulmani di aver ferito otto giovani e di aver lanciato lacrimogeni. Ma gli islamisti moderati denunciano lo stesso tipo di attacchi contro propri sostenitori. Molti degli attivisti che manifestano nel Delta del Nilo accusano Morsi di fare solo propaganda. Il presidente egiziano aveva infatti annunciato la cancellazione dei debiti di contadini e proprietari terrieri, inferiori a 10 mila lire egiziane (1200 euro). Secondo molti contadini, sono stati invece cancellati solo gli interessi sui prestiti e le agevolazioni hanno interessato pochissime persone in ogni villaggio.
Sono invece oltre 500 i feriti dopo cinque giorni di manifestazioni nel centro del Cairo. E per questo pomeriggio sono previsti due cortei opposti: uno di magistrati, giornalisti e movimenti di opposizione, che si dirigeranno verso piazza Tahrir, l’altro di Fratelli musulmani e salafiti, che saranno diretti verso piazza Abdin, dove sorge il palazzo del re Farouk e ora un museo militare. Se le prime manifestazioni della scorsa settimana ricordavano i morti e la costruzione delle mura intorno ai palazzi delle istituzioni pubbliche di un anno fa, la dichiarazione costituzionale temporanea emessa giovedì scorso dal presidente egiziano Mohammed Morsi, che ha esteso senza possibilità di appello i suoi poteri, ha esacerbato lo scontro con movimenti secolari.
Ieri il ministro della giustizia, Ahmed Mekky, incaricato di risolvere la crisi politica tra giudici e presidenza della repubblica, ha lanciato messaggi positivi per la conclusione del contenzioso. Sebbene non abbia mai accusato direttamente il presidente Morsi, Mekky ha appoggiato la dichiarazione del Consiglio supremo della magistratura in cui il decreto presidenziale viene aspramente criticato. Tuttavia, l'Associazione nazionale dei magistrati ha espresso «riserve» sull’incontro di ieri e sui suoi possibili esiti. Mentre, il tribunale del Cairo ha annunciato che esaminerà a partire dal 4 dicembre prossimo circa 60 ricorsi presentati contro il decreto Morsi. Contro la dichiarazione, che accresce i poteri del presidente, ha presentato ricorso anche il presidente dell'associazione dei giudici, Ahmed el-Zend. Non solo, oltre 180 diplomatici egiziani hanno scritto una lettera al ministro degli esteri, Kamel Amr, per esprimere la loro contrarietà alle decisioni del presidente. «La rivoluzione mirava a instaurare il diritto civile, rafforzare i valori della democrazia e delle istituzioni, liberandosi della corruzione. Andare contro questi obiettivi significa tradire la rivoluzione», scrivono i diplomatici nella lettera di protesta.
In questo clima, proseguono gli incontri dell’intelligence militare egiziana con esponenti di Hamas e del governo israeliano per definire i termine della riapertura dei quattro valichi commerciali di Rafah dopo la tregua siglata al Cairo lo scorso giovedì. Infine, alcuni esponenti salafiti hanno denunciato che questo clima di spaccatura e esasperazione nel paese potrebbe riportare il terrorismo di matrice islamica, che negli anni ottanta e novanta ha insanguinato l’Egitto.

Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
martedì 27 novembre 2012
http://www.ilmanifesto.it

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