giovedì 22 novembre 2012

Egitto contro l'attacco israeliano



STRISCIA DI SANGUE

Proteste • Venerdì di preghiera con i palestinesi a Tunisi, al Cairo e a Tehran


MEDIORIENTE · Fratelli musulmani e salafiti scendono in piazza a manifestare contro i raid

L’Egitto contro l’attacco

Giuseppe Acconcia

Due fronti hanno attraversato l’Egitto nel venerdì di protesta contro l’attacco israeliano a Gaza. Una marcia è stata organizzata e guidata dai Fratelli musulmani, che hanno chiesto ai loro sostenitori di assembrarsi intorno alle principali moschee del Cairo e Alessandria dopo la preghiera. L’altra manifestazione è invece in corso da giorni in piazza Tahrir ed è motivata dalla dura opposizione dei movimenti salafiti ad un riferimento solo generale alla sharia, la legge islamica, nella nuova Costituzione egiziana. «Con il nostro sangue e le nostre anime, sacrifichiamo tutto per te, o Palestina», è il canto inneggiato dagli uomini della Fratellanza nel percorso dalla moschea di al-Azhar verso piazza Tahrir. Hanno appena ascoltato il primo sermone del predicatore, Youssef Qaradawi, una delle guide spirituali dei Fratelli musulmani, rientrato in Egitto, dopo un esilio durato cinquant’anni e voluto dall’allora presidente, Gamal Abdel Nasser. «Per decenni, ho predicato nelle moschee più prestigiose del mondo, ma è la prima volta che parlo ad al-Azhar», ha iniziato tra la commozione dei presenti Qaradawi. «La gente di Gaza non merita di essere uccisa, Israele ha mentito per decenni», ha proseguito tra gli applausi lo sheykh, difendendo l’operato del presidente egiziano, Mohammed Morsy. Alla marcia hanno preso parte anche il leader della Fratellanza, Mohammed el-Beltagy, e il predicatore salafita, Safawat Hegazy. Negli slogan degli attivisti è echeggiata la richiesta di tagliare ogni relazione diplomatica con Israele e in favore delle manifestazioni in Siria.
Le proteste hanno raggiunto piazza Tahrir nel primo pomeriggio. Gli islamisti moderati si sono uniti così agli attivisti salafiti che per giorni hanno fatto sventolare bandiere egiziane e palestinesi, inneggiando all’applicazione della legge islamica nella legislazione ordinaria. «Il presidente Morsy è un leader illegittimo perchè non difende la sharia», ha gridato alla folla il predicatore salafita, Ahmad Ashoush, che ha poi rivolto un appello a Morsy: «Il presidente non deve accettare di governare secondo il diritto civile che consente l'uso di alcol, l'adulterio e il gioco d'azzardo». Migliaia di salafiti si sono raccolti anche intorno alla moschea Sheykh Ibrahim di Alessandria per protestare contro l’attacco israeliano a Gaza. Gli attivisti tenevano tra le braccia le immagini dei giovani palestinesi uccisi negli attacchi dei giorni scorsi. «Chiediamo al presidente di aprire il valico di Rafah», «Gaza non muore mai», «Il musulmano che si disinteressa ai problemi di un altro musulmano non è uno di noi»: si leggeva su alcuni degli striscioni tenuti in alto dalla folla.
Dal canto suo, Mohammed Morsy, ha immediatamente inviato a Gaza una delegazione guidata dal primo ministro Hesham Kandil e aperto il valico di Rafah attraverso il quale molti feriti dell’ospedale al Shifa di Gaza saranno condotti in Egitto. «Il prezzo sarà caro se l’aggressione continua», ha dichiarato Mohammed Morsy, all’uscita della preghiera del venerdì, alle porte della moschea Fatma Al-Sharbatly, nella città satellite del Cairo, Tagammu al-Qamis. «L’Egitto non è più quello di prima. Gli arabi non sono quelli di prima. Diciamo ad Israele che deve affrontare la responsabilità dei suoi atti», ha aggiunto Morsy. Il presidente è apparso quanto mai incisivo, definendo gli attacchi a Gaza «una eclatante aggressione contro l'umanità». «Non siamo dei predicatori di guerra, al contrario facciamo appello a una pace vera e non a una pace unilaterale», ha tuonato Morsy, aggiungendo che l'Egitto «è in grado di estirpare le radici dell'ostilità, così come ha estirpato le radici dell'oppressione», nell’acclamazione della folla. Durante il discorso di Morsy, i fedeli cantavano: «L’esercito di Mohammed tornerà», in riferimento a canti di battaglia storici intonati negli scontri tra musulmani ed ebrei in Arabia Saudita.
Ma lo sforzo diplomatico promosso dai Fratelli musulmani egiziani e tunisini nella Striscia di Gaza è senza precedenti. Concilianti sono state le parole del primo ministro egiziano, Hisham Kandil, in visita per tre ore a Gaza. Lo seguirà oggi, il ministro degli esteri tunisino, Rafiq Abdessalem. Alla delegazione prenderanno parte anche esponenti della presidenza della Repubblica, come annunciato dal presidente Moncef Marzouki. Il governo tunisino manderà anche ingenti aiuti umanitari alle popolazioni colpite dagli attacchi. Anche il centro di Tunisi, ieri, è stato invaso da due diverse manifestazioni. Il partito islamista moderato al governo, Ennahda, ha chiamato ad una manifestazione a sostegno dei palestinesi. La polizia ha presidiato in particolare la sinagoga di Tunisi, a La Fayette. Già giovedì le forze dell’ordine avevano represso una manifestazione di esponenti salafiti. Gli islamisti si sono dati appuntamento dopo aver ricevuto la notizia della morte si Bechir el-Kolli, uno dei giovani salafiti arrestati dopo l'assalto all'ambasciata americana di Tunisi dello scorso 14 settembre e in sciopero della fame da 58 giorni. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza anche a Teheran per protestare contro quelli che hanno definito «crimini sionisti a Gaza». «Morte a Israele» e «morte all'America»: sono alcuni degli slogan intonati dai manifestanti. Proteste simili si sono svolte anche in altre città iraniane.

Il Manifesto
Internazionale, Striscia di sangue, pag.3
sabato 17 novembre 2012

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