mercoledì 14 novembre 2012

Crisi siriana


SIRIA · L’Iran: ex Guardie tra i pellegrini rapiti

La battaglia di Aleppo, l’esercito riprende terreno


Giuseppe Acconcia 


Ad Aleppo, la seconda città siriana, il centrale quartiere di Salaheddin sarebbe tornato sotto il controllo dell’esercito. Lo annuncia l’agenzia ufficiale  Sana, secondo cui i militari avrebbero ripreso la periferia sud-occidentale della città. Nella città settentrionale è in corso quella che molti hanno definito la «battaglia decisova» tra il regime e i ribelli e ieri tale Wassel Ayoub, comandante della brigata Nour al-Haq dell’Esercito siriano libero, ha risposto alle notizie di parte governativa parlando di una nuova controffensiva degli insorti, dopo l’arrivo di rinforzi di «700 combattenti dai quartieri di Sukkari e Bustan al-Qasr». Secondo gli attivisti siriani, negli scontri della giornata di ieri ad Aleppo e Hama avrebbero perso la vita 91 persone.
I ribelli avrebbero anche abbattuto un mig dell’esercito nei cieli di Aleppo. Il partito Baath accusa la Turchia di fornire i ribelli siriani missili Stiger. La televisione pubblica russa ieri ha smentito la notizia della morte di un generale russo, Vladimir Kotchiev. Erano stati i ribelli siriani a diffonderla: il generale sarebbe stato ucciso in un agguato per il suo ruolo di consigliere del ministero della difesa. Nella guerra delle notizie ieri si è inserita Amnesty international: l’organizzazione per i diritti umani ha diffuso immagini di Aleppo scattate dai satelliti, in cui sono visibili 600 crateri dovuti ai bombardamenti: Amnesty accusa i combattenti di entrambe le parti di mettere a repentaglio la vita e sicurezza dei civili.

Il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, ieri ha ammesso che tra i 48 pellegrini sciiti presi in ostaggio sabato a Damasco ci sono «ex esponenti delle Guardie della Rivoluzione» - i ribelli sostengono che sono militari attivi. L’Iran cerca un suo ruolo nella crisi siriana e oggi terrà a Tehran un incontro di dodici paesi, a cui però non prenderanno parte né Libano né delegati dell’Onu. Mentre è prevista per il 30 agosto una riunione voluta dalla Francia alle Nazioni unite per discutere dell’emergenza umanitaria siriana. Intanto, Secondo Yezid Sayigh, analista del «Carnegie endowment for Middle east peace», Russia, Turchia ed Egitto starebbero lavorando, con l’appoggio di Stati uniti e Lega araba, al passaggio di poteri da Bachar al-Assad a un «ministro tecnocrate alawita» vicino al presidente.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
giovedì 9 agosto 2012

www.ilmanifesto.it

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