lunedì 29 ottobre 2012

documenta13, Kassel


LA MOSTRA EGIZIANA · Da Pixelated revolution a La fine del tempo
Gli artisti arabi conquistano Kassel Al Cairo soffia un vento indipendente

Giuseppe Acconcia

In «Pixelated revolution», Rabih Mrouè 
documenta la morte 
dei ribelli siriani. L’artista libanese 
ha raccolto immagini postate 
su Youtube di uomini che 
hanno filmato con il cellulare la loro 
morte. Si vedono le sfide tra soldati 
armati e una telecamera. 
Obiettivo dell’esercito siriano è il 
video prima dell’uomo. 
L'installazione ha la forma 
di una lezione, Mrouè 
spiega come semplici immagini 
dai cellulari, raccolte 
da gente comune 
nelle rivolte siriane, possano 
essere usate senza manipolazioni, 
sullo stile del 
gruppo danese «Dogme 
95», fondato da Lars von Trier e 
Thomas Vintenberg. Questa è una 
delle installazioni di artisti del Medio 
oriente alla Documenta, che si 
tiene ogni cinque anni a Kassel in 
Germania. Quest’anno la grandissima 
esposizione, nata dal restauro 
del Fridericianum, antico museo 
della città sul fiume Fulda, andato 
completamente distrutto dopo 
i bombardamenti nella seconda 
guerra mondiale, si è fatta in 
tre, raggiungendo anche il Cairo, 
Alessandria e Kabul. 
In «ex libris», la fotografa palestinese 
Emily Jacir si occupa di saccheggi, 
distruzione e restituzione 
di libri. Ha iniziato le sue ricerche 
nella biblioteca Murhard di Kassel 
sui volumi andati distrutti nei 
bombardamenti del 1941. La biblioteca 
nazionale ebraica di Gerusalemme 
ovest ha raccolto quasi 
trenta mila libri, trafugati dalle forze 
armate israeliane durante la 
guerra del 1948. Molti di questi libri, 
che Jacir ha fotografato con il 
suo cellulare, sono sopravvissuti a 
più di un attacco ma non sono 
mai stati restituiti ai palestinesi. 
Ambizioso è il tentativo dell'artista 
libanese, Walid Raad, in «Scratching 
on things I could disavow: 
a history of art in the Arab world». 
Un muro in macerie raccoglie foto 
e pezzi di giornale della storia del 
Medio oriente talmente minuscoli 
da essere difficilmente decifrabili. 
L'artista individua cronache di 
guerra che causano drammi profondi. 
Nella mappa dell'artista del 
movimento «Atlas», la sua esperienza 
giovanile nella guerra civile 
libanese gli permette di correre 
sulla linea che divide prove concrete 
e manipolazione/ricezione 
dei dati. Sorte ben più tragica ha 
colto Ahmed Bassiouny, video artista 
egiziano, morto negli scontri 
del gennaio 2011 in piazza Tahrir. 
Le ultime immagini del giovane sono 
proiettate su un piccolo computer 
portatile del Fridericianum. 
In contrasto con la gioia di quattro 
amici che passeggiano per il 
centro del Cairo con l'entusiasmo 
dei giorni della «rivoluzione». 
Nelle grandi sale dedicate ad artisti 
arabi, il libanese, Akram Zaatari, 
cofondatore della Fondazione 
araba dell'immagine, lavora sulla 
circolazione delle immagini di 
conflitti e violenze in Medio oriente. 
In «Time capsule», Zaatari descrive 
la conservazione delle opere 
d'arte. Con una critica sull'uso 
degli archivi fotografici, l'artista riprende 
il tentativo del museo nazionale 
di Beirut di sigillare tutte 
le sue opere durante la guerra civile 
libanese. Ma di maggior interesse 
è un suo video in 16 millimetri 
«La fine del tempo» che 
rappresenta due amanti 
con tre attori. Gli uomini, 
nel video in bianco e nero, 
definiscono con efficacia 
l'inetavibilità di un rifiuto. 
La Documenta del Cairo 
è ospitata dall'hotel 
Viennoise nel centro della
città. Come a Kassel, si parla di 
reazione all’assedio. L’evento è nato 
da un'idea di 25 giovani artisti 
egiziani di curare un'esposizione 
indipendente. Il collettivo ha deciso 
di non avere un tema comune 
e di autofinanziare l'evento. La Documenta 
è uno dei rari momenti 
culturali senza finanziamenti pubblici 
in Egitto. Nonostante la resistenza 
creativa dei movimenti di 
graffitari, teatranti e musicisti in 
piazza Tahrir nel 2011, il sistema 
di finanziamenti di progetti culturali, 
ancora legati a doppio filo ai 
controlli del ministero della cultura, 
non è mutato in Egitto. In «Senza 
veli», Ibrahim Saad proietta dei 
documentari su statue nascoste: 
dai soldati iracheni che coprono il 
busto di Saddam Hussein ai tifosi 
di calcio egiziani che hanno coperto 
la statua dello scrittore Mohammed 
Naguib dopo la vittoria d
ell'Egitto contro l'Algeria.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
mercoledì 22 agosto 2012






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