martedì 21 agosto 2012

Terremoto costituzionale


Il Cairo /IL PARLAMENTO SI RIUNISCE PER CINQUE MINUTI. CLIMA DI NUOVO TESO

Terremoto costituzionale, Morsy sfida i giudici

Giuseppe Acconcia

Ai due lati di via Qasr al-Aini si affrontano per la prima volta i pro e gli anti Morsy. “Il popolo è con la decisione del presidente!”, urla un gruppo di donne con al collo la foto del neoeletto presidente. Più avanti, sul marciapiede opposto ai cancelli di via Moghles Shaab di fronte al Parlamento, si sentono le voci di chi non vuole che la Camera riapra: “Abbasso il governo del murshid! (autorità religiosa)”. Molti di questi attivisti avevano votato per Ahmed Shafiq alle recenti elezioni presidenziali. E nei giorni scorsi si erano dati appuntamento a Nassr City, nei pressi del monumento in memoria di Anwar al-Sadat, divenuto il punto di ritrovo dell’opposizione ai Fratelli musulmani. “Morsy ha rotto il giuramento presidenziale”, ha dichiarato ieri Farouk Sultan, presidente della Corte Costituzionale, in un’intervista a Masry al-Youm. I giudici non hanno dubbi e sospendono il decreto di Morsy di impugnazione della sentenza di scioglimento del Parlamento. Il neoeletto presidente egiziano aveva anche dichiarato che il Parlamento sarebbe dovuto rimanere in attività fino a nuove elezioni da tenere entro 60 giorni, con una nuova Costituzione. Ma a storcere il naso dopo la decisione di Morsy, ci sono anche liberali, socialisti e giovani dei movimenti. “Morsy ha fatto un passo falso. Si tratta di una decisione unilaterale che crea un conflitto insanabile tra le istituzioni egiziane” – ha dichiarato al manifesto Khaled Telima, parlamentare del Tagammu. Mentre Mohammed el-Baradei ha chiesto un incontro urgente tra Morsy, Consiglio militare e parlamentari per risolvere la crisi istituzionale. D’altra parte, al fianco di Morsy sono rimasti solo alcuni esponenti di 6 aprile. L’intera coalizione dei giovani rivoluzionari si è spaccata sulla questione dello scioglimento del Parlamento in una riunione tesissima, lo scorso lunedì sera. Ma gli islamisti continuano la loro battaglia tentando di smorzare i toni. E così, la contestata sessione della Camera di martedì è durata solo pochi minuti. Parlamentari liberali e socialisti hanno boicottato l’aula. Il presidente, Saad al-Katatni, ha avuto solo il tempo di spiegare come il decreto presidenziale sia del tutto legittimo. Non solo, dai palazzi del partito islamista dal quartiere di Manial, si fa sapere che sarà a breve presentato l’appello alla Corte di Cassazione per abrogare la sentenza di scioglimento del parlamento. “Non vogliamo lo scontro costituzionale, ma ci opponiamo all’interpretazione che ha dato il Consiglio militare della sentenza che ha determinato lo scioglimento dell’intero parlamento” – ha spiegato al manifesto Yasser Ali, portavoce di Libertà e giustizia. Ali ha anche annunciato che i nodi sulla formazione del nuovo governo saranno sciolti in poche ore, prima della visita di Morsy in Arabia Saudita. Il neoeletto presidente è atteso nei prossimi giorni anche ad Addis Abeba per discutere con il presidente etiope, Meles Zenawi, la controversa questione della ripartizione delle acque del Nilo, mentre è in corso la costruzione dell’imponente diga del Millennio. E’ la prima volta, dopo l’attentato a Hosni Mubarak in Etiopia nel 1995, che un presidente egiziano visita il paese africano. Intanto, è partito lunedì il processo per aggiotaggio ai figli di Mubarak, Alaa e Gamal. Secondo l’accusa avrebbero ottenuto 2,5 miliardi di ghinee (330 milioni di euro) dalla banca al-Watany manipolando i profitti bancari e trasferendo denaro all’estero. D’altra parte, continua la sfida al Consiglio militare del comunista, Khaled Ali. Dopo aver ottenuto l’abrogazione della legge sui poteri giudiziari alla polizia militare, l’ex candidato alle presidenziali ha presentato un esposto contro la composizione militare del Consiglio di difesa nazionale, convocato nelle scorse settimane in via permanente. Nel frattempo, proseguono a Suez dure proteste contro la sentenza che ha condannato sette attivisti per gli scontri tra salafiti e polizia militare nel quartiere di Abbasseya lo scorso maggio. In un clima di nuovo teso, con l’assedio al Parlamento e le critiche al primo atto presidenziale, si organizza l’opposizione politica e militante, laica e nazionalista, al neoeletto presidente islamista.

Il Manifesto
Internazionale, pag.9
mercoledì 11 luglio 2012





Nessun commento:

Posta un commento