giovedì 9 agosto 2012

Egitto: laica e nazionalista, l’opposizione al neo-eletto presidente si organizza


L’opposizione al neo-eletto presidente egiziano Mohammed Morsi fa quadrato contro il decreto presidenziale di impugnazione della sentenza della Corte costituzionale sullo scioglimento del Parlamento. Gli otto giorni di attesa per conoscere i risultati elettorali avevano già contribuito a rendere evidenti i malumori per la vittoria del leader di Libertà e giusitizia. Ma con lo scioglimento del Parlamento e l’approvazione della dichiarazione costituzionale complementare, il Consiglio militare ha di fatto imposto un potere di veto sistematico sugli atti presidenziali.
Tuttavia, i primi oppositori di Morsi non sono tra i militari, impegnati in una continua mediazione con i Fratelli musulmani, ma gli elettori di Ahmed Shafiq. I sostenitori dell’ultimo primo ministro nominato da Hosni Mubarak si sono più volte ritrovati in gran numero a Nassr City, intorno al monumento che commemora l’uccisione di Anwar-al Sadat, per protestare contro il presidente islamista. Laici, cristiani copti e vicini all’esercito, i pro-Shafiq vorrebbero ricreare dalle sue ceneri il Partito nazionale democratico e ridefinire l’impegno politico dei militari in vista delle prossime elezioni parlamentari. Ma, un’opposizione politica già strutturata a Mohammed Morsi viene dai liberali del Wafd e del Partito degli egiziani liberi. Alcuni deputati del più antico partito egiziano si sono dimessi in segno di opposizione alla decisione di convocare una seduta straordinaria del Parlamento da parte del presidente della Camera, Saad al-Katatni. Dal canto suo, l’ex magnate di Orascom, Naguib Sawiris, ha più volte avvertito di conseguenze sulla minoranza copta di una presidenza della repubblica in mano ai Fratelli musulmani. In particolare, Sawiris ha denunciato l’uso strumentale della carica simbolica di vice-presidente che, secondo le dichiarazioni di Morsi, potrebbe andare ad un copto o ad una donna.
D’altra parte, la vera novità politica emersa dopo le elezioni presidenziali viene dalla “terza corrente”. Il nuovo movimento politico è nato in seguito al successo imprevisto del candidato nasserista Hamdin Sabbahi. La coalizione riunisce oltre al sindacalista, l’ex segretario della Lega araba Amr Moussa e il parlamentare liberale Amr Hamzawi. L’obiettivo del movimento è di creare una forza politica di unità nazionale per sostenere i lavori dell’attuale Assemblea costituente e per difendere la sentenza della Corte costituzionale di scioglimento del Parlamento. Meno definita è l’opposizione politica di Mohammed el-Baradei e degli intellettuali liberali che lo circondano. Considerato uno dei possibili candidati alla carica di primo ministro, l’ex direttore dell’Aiea, prima, aveva avvertito del corto circuito istituzionale per procedure elettorali affrettate e precedenti alla riscrittura della Costituzione, ed ora, tenta di mediare tra presidenza della repubblica e Corte costituzionale per una soluzione di compromesso della crisi istituzionale.
Inoltre, se l’islamista moderato Abul Fotuh e parte del movimento 6 aprile hanno appoggiato Morsi e i suoi primi annunci in merito al rilascio di prigionieri politici e all’aumento dei salari, anche il movimento giovanile e la sinistra egiziana promettono una salda opposizione al nuovo presidente. La coalizione dei giovani rivoluzionari si è sciolta proprio in merito al decreto presidenziale di impugnazione della sentenza di scioglimento del Parlamento. E così, anche la sinistra, dai socialisti di el-Tagammu ai movimenti dei lavoratori che preparano nuovi scioperi, fino ai comunisti, criticano lo scontro del presidente con la Corte costituzionale o rinnegano il Parlamento a maggioranza islamista.
L’ultima fronda che ha osteggiato l’elezione di Mohammed Morsi alla presidenza, sin dalle settimane tra il primo e il secondo turno, viene dal movimento salafita. Si tratta di sheykh indipendenti che, da una parte, avevano sostenuto Ahmed Shafiq e collaborato con la Sicurezza di stato in occasione degli scontri settari dello scorso anno, dall’altra, di frange estreme delle associazioni salafite che criticano i discorsi moderati e di apertura del nuovo presidente. Laica e nazionalista, militante e di sinistra, garantista e estremista, l’opposizione politica egiziana si organizza in vista dell’inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente e di possibili nuove elezioni parlamentari.    

Giuseppe Acconcia
giovedì 12 luglio 2012

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