lunedì 9 luglio 2012

Moussa: sulla Palestina, Morsy non può essere come Mubarak



INTERVISTA · Amr Moussa, ex segretario generale della Lega araba e candidato alle recenti presidenziali
Il terzo polo che manca all’Egitto

Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO

“Mubarak è caduto soprattutto per le sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese”. E’ quanto ha dichiarato in un’intervista al manifesto Amr Moussa, ex ministro degli esteri e candidato alla presidenza fermatosi al primo turno. Se questo è vero, il neo-eletto presidente Mohammed Morsy sarebbe costretto a rivedere le posizioni egiziane sul conflitto israelo-palestinese. Crede che i Fratelli musulmani vogliano rivedere gli accordi di Camp David? “Morsy non può usare lo stesso cinismo di Mubarak ed è costretto a critiche verbali in riferimento alla questione palestinese. D’altra parte, non ha mai parlato chiaramente di politica estera, siamo tutti in attesa che sveli le sue posizioni. Nel caso specifico, poteri esterni cercano di dividere i due fronti palestinesi. Ma l'Egitto deve fare esattamente il contrario. Promuove un’iniziativa araba che favorisca un governo di unità nazionale in Palestina per la formazione di uno stato palestinese con capitale Gerusalemme”. Restano sempre centrali le controverse relazioni bilaterali tra Egitto ed Iran. Già l’ex ministro degli esteri, Nabil al-Arabi, aveva tentato di aprire canali diplomatici diretti con Teheran. “Le relazioni con l’Iran sono ora in cima alle questioni che deve affrontare il nuovo governo. L’Iran non è più il nemico dell'Egitto. Questo non significa che l'Egitto ora abbia intenzione di intraprendere politiche frivole in Medio Oriente, ma di difendere l'identità araba dell'Iraq e di stabilizzare il sanguinoso scontro in Siria” – ha aggiunto Moussa. Questo significa che con l'Iran siete ancora divisi su tutto? “Dobbiamo sederci ad un tavolo in un contesto arabo. E non sarà la questione nucleare a fermarci. Non esageriamo il pericolo di un nucleare iraniano, per ora solo a scopo civile, come non minimizziamo la questione del nucleare israeliano”.
D’altra parte, sono giorni di fermento in Egitto dopo lo scioglimento del Parlamento e la dichiarazione costituzionale complementare. Crede che anche la Costituente sarà sciolta? “Scriveremo con questa Assemblea la nuova Costituzione” – ha detto Moussa, uno dei 50 esponenti laici incaricati di scrivere la Costituzione egiziana. Eppure sembra che ci sia una fuga continua dall’Assemblea. “Avevo grandi dubbi anch’io, dopo lo scioglimento del Parlamento, che l’Assemblea potesse funzionare. E così non ho partecipato alle prime due riunioni. Sono poi andato alla terza lo scorso martedì. Ho trovato con mia sorpresa un clima di coesione che porterà all'approvazione di molti articoli sul funzionamento dell'Assemblea”. Dietro l’angolo  c'è sempre il pericolo che la Corte costituzionale azzeri la Costituente. “Stanno tornando tutti coloro che avevano lasciato. Attendiamo la sentenza di settembre della Corte Costituzionale ma continuiamo a lavorare” – ha aggiunto fiducioso Moussa. In realtà, si potrebbe andare alle elezioni parlamentari già a settembre e la nuova Costituzione potrebbe far cessare il mandato presidenziale di Morsy in meno di un anno. “Uno dei punti sul tavolo della Costituente è un mandato presidenziale transitorio. Se approvato, l'attuale presidente potrà restare in carica per i prossimi quattro anni” – ha precisato Moussa.
D’altra parte, l'ex Segretario generale della Lega araba sembra ancora deluso dopo aver raccolto solo tre milioni di voti al primo turno delle presidenziali. “Non è il momento di avvelenare un clima politico così teso con accuse di brogli elettorali. Certo la nostra è una democrazia fragile” – ha proseguito Moussa. Alla vigilia il diplomatico era uno dei favoriti secondo i sondaggi, poi qualcosa è andato storto. “Non credo abbia contato molto il dibattito televisivo. Io ho guidato un movimento popolare, mentre Morsy e Shafiq avevano alle spalle due macchine di potere: Libertà e giustizia, il primo, l'ex Partito nazionale democratico, l'altro”. Moussa fa qui riferimento al confronto televisivo durato oltre quattro ore con l’islamista moderato Abou el-Fotuh, che avrebbe fatto perdere voti ad entrambi i candidati. Mentre, sulla farsa che ha tenuto per otto giorni gli egiziani in attesa dei risultati elettorali, Moussa non ha dubbi. “Non ho mai creduto a nessuna speculazione, solo alle parole della commissione elettorale. Certo questo clima può portare il paese indietro all'instabilità della fase post-rivoluzionaria” – ha spiegato il politico. Domani il Consiglio militare dovrebbe restituire i suoi poteri ad un governo eletto. “Le responsabilità politiche saranno condivise tra esercito e presidente della repubblica. In attesa che ci siano nuove elezioni parlamentari”. Con il nasseriano Hamdin Sabbahi, il comunista Khaled Ali e il liberale Amr Hamzawi, Moussa si appresta a formare la terza corrente. “La mia esperienza è nelle mani degli egiziani per formare il terzo polo che manca all’Egitto” – ha concluso Moussa.

Il Manifesto
Internazionale, pag.8
sabato 30 giugno 2012


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