sabato 16 giugno 2012

Primavera mortificata





Egitto 
La Corte costituzionale dà il via libera all’uomo di Mubarak per il ballottaggio e scioglie il nuovo parlamento. Per i Fratelli musulmani è «golpe militare»


Primavera mortificata

Si va verso la resa dei conti tra militari, islamisti e rivoluzionari. La rabbia dei giovani: «Non resta che tornare a piazza Tahrir»


Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO



Hanno tra le mani catene e scarpe da lanciare contro Ahmed Shafiq. La rabbia dei giovani rivoluzionari non ha fine. L’uomo di Mubarak non è stato escluso, nessun colpo di scena. E come se non bastasse, dopo pochi minuti giunge la notizia dello scioglimento di un terzo del Parlamento egiziano. I giovani rivoluzionari hanno atteso la sentenza per ore alle porte della corte Costituzionale di Maadi, sfidando il filo spinato sistemato dalla polizia per chiudere la Corniche. “Non ci resta che tornare a Tahrir per difendere la nostra rivoluzione. Ammettere Shafiq al ballottaggio mortifica il sangue dei nostri giovani” – grida Riham. “La Corte Costituzionale non ha i poteri per sciogliere il Parlamento” – ribatte al Manifesto Yasser Ali, portavoce di Mohammed Mursi, candidato dei Fratelli musulmani al ballottaggio del 16 e 17 giugno. Tra i leader islamisti, non ci sono dubbi. “E’ una sentenza politica, che cancella 16 mesi di transizione” – ammette Aboul Fotuh, islamista moderato ora al fianco di Mursi. Un colpo di stato che apre un “tunnel” verso il caos, aggiunge l’intera vecchia guardia di Libertà e Giustizia. “A questo punto il Parlamento verrà dissolto. E con il Parlamento l’Assemblea costituente” – dichiara al manifesto Elijah Zarwan dell’International Crisis Group. Insieme a Mohammed el-Baradei, leader di Sviluppo e Riforma, tutto il fronte liberale si schiera contro la sentenza. Qualsiasi presidente eletto senza Parlamento nè Costituzione sarebbe un “dittatore”. “Il testimone è ora nelle mani dei Fratelli musulmani, potrebbero finalmente chiudere la pagina degli accordi segreti con i militari e tornare in piazza, sarebbe questa per loro l’unica via di uscita” – continua Zarwan. “Ma per la loro consueta ambiguità potrebbero voler proseguire, andare allo scontro diretto al ballottaggio e in questo modo potrebbero perdere tutto” – prevede il ricercatore. “La decisione di non eliminare Shafiq polarizzerà un sistema politico estremamente diviso. In Egitto, una vera resa dei conti tra islamisti, rivoluzionari ed esercito, invoca lo spettro siriano” – continua Zarwan. Dopo la decisione della Corte, il Consiglio supremo delle Forze Armate ha ripreso nelle sue mani il potere legislativo in vista dello scioglimento del Parlamento. Anche i nuovi poteri, concessi mercoledì, a polizia militare e Servizi Segreti acquistano ora un nuovo significato. “E’ l’estensione del presente regime militare. L’esercito ha deciso che deve essere la giustizia militare a controllare l’Intelligence civile e militare”. D’altra parte, in un contesto di grande instabilità politica riemergono gli scontri settari. E’ stato distrutto il mausoleo sufi dello Shekh Zuwayed nei pressi di Rafah per opera di estremisti salafiti. “Il sostegno che molte associazioni salafite assicurano a Shafiq chiarisce quanto siano nelle mani delle forze di sicurezza. Il movimento salafita è stato creato dai militari per innescare scontri e violenze al momento opportuno”, conclude ICG. Inoltre, la decisione della Corte costituzionale genera un conflitto di poteri senza precedenti in Egitto. “Il presidente del Parlamento, Saad al-Katatni,si opporrà alla sentenza. In questo modo emergerà lo scontro da una parte tra esercito e Fratelli musulmani, dall’altra, tra deputati all’interno del Parlamento” – denuncia al manifesto Ali Ramadan, direttore della ong per l’Indipendenza del potere giudiziario, oggetto di numerose minacce e perquisizioni negli ultimi mesi. “Le istituzioni elette sono nate discreditate per l’assenza di legalità in cui si è svolto l’intero processo di transizione. Ma a questo punto, anche chi avrebbe voluto boicottare il voto, potrebbe decidere di votare per Mursi”. Le promesse del candidato islamista per la chiusura della campagna elettorale sembrano molto concrete. Dall’inquinamento alla congestione urbana, dallo smaltimento dei rifiuti all’aumento delle pensioni e prestiti per i contadini: sono queste le priorità per Mursi. Insieme all’aumento dal 5 al 35% della quota riservata alle banche islamiche nel sistema bancario nazionale. Dal canto suo, Ahmed Shafiq ha accolto con grande soddisfazione la decisione della Corte Costituzionale. Alla chiusura della campagna elettorale, al fianco della vedova di Anwar al-Sadat e del nipote di Gamal Abdel Nasser, Shafiq aveva definito il nuovo Parlamento egiziano “non rappresentativo del popolo”. La retorica elettorale dell’ultimo primo ministro nominato da Mubarak ha raccolto consensi a macchia d’olio tra nostalgici del vecchio regime e businessmen, vicini al Partito nazionale democratico. “Stabilire una zona di libero scambio tra Port Said e Suez per accrescere gli investimenti stranieri, la piena cittadinanza alle tribù del Sinai, il ritorno dei nubiani alle loro terre di origine”, sono i temi a cuore di Shafiq. Ma l’ex dirigente delle linee aeree egiziane si rifiuta di parlare di libertà di espressione e punta tutto sulla laicità dello stato e richiami ad una religiosità moderata.
Quanto le rivolte del 2011 in Egitto siano state un colpo di stato militare, sembra essere chiaro a tutti solo oggi. Sabato e domenica prossimi sono giornate festive, i mezzi pubblici sono gratis per consentire a tutti di andare a votare. Ma da date storiche per l’elezione del nuovo presidente potrebbero trasformarsi nel sigillo ad un processo elettorale precoce voluto da un potere militare capace di annullare l’opposizione islamista. Ma in Egitto, tutto cambia in poche ore.

Il Manifesto
Internazionale, pag.8
venerdì 15 giugno 2012




Nessun commento:

Posta un commento