sabato 2 giugno 2012

Mursi fa appello al voto progressista





EGITTO «La rivoluzione è finita»
Mursi fa appello al voto progressista

Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO

Nessun ricorso ammesso, nessun colpo di scena: vince il primo turno Mohammed Mursi con il 24,7% dei voti. Ahmed Shafiq è secondo con il 23,6%. E’ stato rivisto al ribasso il dato dell’affluenza alle urne, appena al 46%. Farouk Sultan, presidente della Commissione elettorale, ha definito “irrilevanti” le accuse di brogli e frodi, avanzate dai candidati esclusi: il socialista Hamdin Sabbahi e l’islamista riformista Aboul Fotuh. Nel quartiere generale di Fotuh, la sconfitta brucia ancora. “Non avrei potuto definirle elezioni pulite anche se avessi vinto” – ha dichiarato il leader islamista. “Non sono stati ammessi rappresentanti della nostra lista nei seggi, abbiamo prove di voti pagati fino a 1000 ghinee (120 euro), di carne e alimenti donati ai poveri fuori dai seggi” – prosegue al Manifesto Ali Bahnassaui del comitato di Fotuh. D’altra parte, la Commissione elettorale ha negato l’accusa di 900.000 voti di soldati, ammessi nel computo finale a favore di Shafiq. Secondo la legge egiziana, il personale militare non ha diritto di voto. Tuttavia, alcuni giudici non concordano sulla trasparenza del primo turno. Secondo Ahmed Saeed, giornalista di Masry al-Youm: “il sistema dei controlli elettorali è carente”. “I seggi durante la notte sono spesso lasciati incustoditi, in molti casi non ci sono rappresentanti di lista nè giudici ordinari nei seggi. Militari e cittadini morti sono presenti nelle liste elettorali” – conclude al Manifesto Saeed.
Dopo l’annuncio dei risultati, hanno raggiunto mestamente piazza Tahrir i giovani sostenitori di Hamdin Sabbahi. “Boicotteremo il secondo turno” – denuncia al Manifesto Mustafa Hennawi del comitato elettorale socialista. La delusione è chiara. Sabbahi, nel quartiere popolare di Embaba, ha ottenuto il sorprendente risultato del 36%. Il candidato nasserista ha saputo raccogliere in poche settimane consensi tra ceti popolari, attivisti e intellettuali. “Mursi-Shafiq? Non è la mia battaglia!”, aggiunge Ahmed del cartello elettorale “Rivoluzione continua”, “la Rivoluzione è finita”. In realtà, regna una certa confusione tra attivisti e giovani rivoluzionari, indecisi tra astensionismo e voto “con il naso turato” per la fratellanza. “L’intezione di voto è molto fluida in Egitto, per cui la maggior parte degli elettori decide per chi votare una volta nel seggio elettorale” - ammette Hani Shukrallah di al-Ahram. “I sondaggi si sono rivelati completamente sbagliati. E paradossalmente il dibattito televisivo ha danneggiato Fotuh e Moussa” – conclude Shukrallah.
D’altra parte, nella Fratellanza si teme una sconfitta al secondo turno. La distanza tra Shafiq e Mursi è di soli 264.000 voti. Fredda, per ora, è la risposta di Fotuh all’offerta della poltrona di vice-presidente, avanzata sabato da Mursi. Dal canto suo, il vincitore del primo turno chiede voti ai movimenti rivoluzionari. “E’ inimmaginabile che Shafiq sia il prossimo presidente” – ha detto ieri mattina Mursi. La fratellanza punta ora sul voto progressista per fronteggiare l’avanzata di Shafiq e rispolvera il discorso rivoluzionario. D’altra parte, i Fratelli musulmani con perfetto tempismo, da una parte, hanno dato disco verde per un intervento internazionale contro la Siria e, dall’altra, continuano l’opera di mediazione per la formazione di un governo di unità nazionale in Palestina.
I conti con il veccio regime sono ancora aperti. E’ attesa tra pochi giorni la sentenza al processo in cui Mubarak è accusato di aver ordinato di sparare contro i manifestanti e in cui rischia la pena di morte. Mentre è appena arrivata la condanna del dirigente del Partito nazionale democratico, Zakaria Azmi, a 7 anni di reclusione per concussione. Se dietro la vittoria di Mursi c’è il partito  Libertà e giustizia, dietro il secondo posto di Shafiq c’è lo stato egiziano e il Partito nazionale democratico. Fratelli musulmani ed esercito continuano in questo modo a negare lo spirito rivoluzionario e a riprodurre un sistema di potere clientelare, in cui la ribellione è permessa per tenere in vita il sistema. La Rivoluzione oggi sembra finita.

Il Manifesto
Internazionale, pag.8
martedì 29 maggio 2012

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