giovedì 8 marzo 2012

Il grande capo




L’ultimo film di Lars Von Trier è una commedia. Nelle intenzioni dell’autore c’è di far ridere, non troppo. Un attore viene ingaggiato dopo anni di disoccupazione da un personaggio fantomatico, Raoul. Questi gli commissiona il difficile ruolo di “grande capo” di una strampalata azienda solo per firmare uno strampalato contratto di vendita. Tuttavia, in pochi giorni l’improvvisato attore scopre le debolezze dei suoi dipendenti. Li ascolta, li asseconda. C’è chi vuole sposarlo, chi scoparlo, chi picchiarlo. Il “grande capo” fa la sua parte seguendo i metodi di un certo Antonio Stavro Gambini. Finchè a difendere la causa del possibile compratore dell’azienda non compare la sua donna che in ogni modo tenta di smascherare il ruolo giocato dall’attore. E’ sul punto di riuscirci e salvare la sorte dei sei dipendenti dalla tentata truffa di Raoul, ma l’amore per Gambini fa precipitare tutto.
Lars Von Trier gioca sul mestiere dell’attore e del regista, intercambiando i ruoli dei due protagonisti in un gioco ben riuscito. Le due donne una moglie l’altra scopatrice, i due uomini uno psicopatico l’altro terrorizzato sono perfetti personaggi tipo che interagiscono in modo geniale ed esilarante. Tutto il film gioca sulla realtà e il gioco: le trattative per la vendita, le riunioni tecniche, la ridicolizzazione di qualsiasi tecnica economica, organizzativa, valorizzazione. Le dinamiche di gruppo vengono esasperate ma allo stesso tempo chiarite senza lasciare dubbi. Però, quello che la donna del grande capo, i sentimenti umani, i soldi non possono, può farlo il teatro.  Lars Von Trier dichiara con questo film di non avere intenti pedagogici. Probabilmente è vero ma il “grande capo del grande capo, il grande c.” descrive l’intera società dall’arte all’idea di Dio e la trasferisce tutta su un palcoscenico.

Giuseppe Acconcia, ringraziamenti a Pier Paolo Di Matteo
La Casa Orca 2007
http://lacasaorca.altervista.org/sito/Home.html

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