sabato 24 dicembre 2011

Le indignate tornano in piazza per celebrare il venerdì del'onore



EGITTO. L'esercito sotto accusa serra i ranghi
Indignate per il comportamento dell'esercito, tornano in piazza le donne egiziane. Sono con loro, studenti di Al Azhar, giovani dei movimenti e i ragazzi che hanno incendiato via Kasr Al Aini. I manifestanti del venerdì dell'«onore» sono contro i militari e per un governo civile. È ancora dovunque la foto della giovane colpita dall'esercito nello sgombero di via Moghles Shab dello scorso venerdì mattina. «Scappavamo dalle tende in fiamme, mi hanno trascinata per i capelli, schiaffeggiata e minacciata» - racconta al manifesto Ghada, aggredita il giorno stesso. «Che si colpisca una ragazza in quel modo, per noi è peggio che versare il sangue dei martiri - interviene Heba - l'esercito non ha più credibilità ai nostri occhi». 
In realtà, violente manifestazioni e incendi hanno contribuito a serrare i ranghi all'interno dell'esercito. E così, i giovani militari sono di nuovo pronti a intervenire se la manifestazione di oggi dovesse proseguire con un sit-in. D'altra parte, nessuno ha pregato in piazza Tahrir ieri mattina, Fratelli musulmani e salafiti hanno disertato. Le elezioni hanno scavato un solco tra gli islamisti e la piazza. Tuttavia, hanno preso parte alle proteste, alcuni imam, giovani studenti e islamisti indipendenti, partiti in corteo dalla grande moschea di Al Azhar. Hanno ricordato lo sheik, Emad Effat, ucciso insieme a 16 attivisti negli scontri del palazzo del governo. E chiesto a Abou El Fotuh, leader riformista della Fratellanza, di raggiungerli in piazza. In ogni caso, se i partiti laici della coalizione, Kotla el-Masria, spingono per un'anticipazione delle elezioni presidenziali, previste per giugno, «Libertà e giustizia» non è dello stesso avviso.
Dopo l'imponente affermazione nelle prime due tornate elettorali, gli islamisti moderati attendono soltanto il terzo round per dettare le condizioni al governo provvisorio, presieduto da Kamal al-Ganzuri. Il primo ministro, che non ha mai potuto raggiungere la sede del governo, aveva dichiarato di attendere il risultato delle parlamentari per formare il nuovo esecutivo. Solo un'alleanza tra laici e «Libertà e giustizia» potrebbe isolare i salafiti del Nour, secondo partito in Egitto. Ma liberali e socialisti dovrebbero accantonare le accuse mosse alla Fratellanza di influenzare il voto all'interno dei seggi elettorali con la distribuzione di carne e olio, secondo alcuni messi a disposizione degli islamisti dall'esercito.
Dal canto suo, il partito salafita El Nour appare ancora ambiguo su argomenti chiave. Un esempio è l'appoggio del partito al Trattato di pace tra Egitto e Israele, sostenuto da un portavoce in una telefonata con la radio militare israeliana, poi immediatamente smentita. El Nour è una rete eterogenea che include il gruppo Da'awa Salafia di Alessandria, gli Ansar el Sunna, le gamaat al-Islamya, associazioni universitarie, responsabili dell'uccisione di Anwar Al Sadat nel 1981, e altri gruppi. Questi movimenti sono nati dalla scissione della fine degli anni '70 con i Fratelli musulmani, proprio sui temi dell'uso della violenza e la formazione di partiti politici.
«Ci rimettiamo all'ijtihad, interpretazione indipendente dell'uomo di legge, sui temi della partecipazione al governo, delle donne in politica, del diritto di famiglia e del ruolo della legge islamica nella nuova Costituzione», dice al manifesto Ali Abdel Aal, attivista e blogger salafita. Il partito El Nour sta sfruttando una trentennale funzione sociale delle associazioni salafite che forniscono assistenza sanitaria, servizi sociali e educativi. E sta cavalcando l'onda dell'islamizzazione dal basso degli ultimi dieci anni, come mezzo di mobilitazione. «Libertà e giustizia» punta sulla sicurezza nelle strade e lo sviluppo economico, e su una visione «dinamica» della legge islamica che preveda uno stato civile con riferimenti alla religione. El Nour, rompendo il tabù della partecipazione politica, spingerà invece sull'applicazione della sharia nella legge ordinaria.
Giuseppe Acconcia
Il Manifesto
sabato, 24 dicembre 2001
Internazionale, pagina 9


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