mercoledì 28 dicembre 2011

Le foto degli attivisti, di bab el louk del palazzo di via Champollion


Il ricordo del Cairo

IL CAIRO -Il ricordo di Vittorio Arrigoni scorre sul Nilo. È lì che ieri sera centinaia di persone si sono incontrate tenendo una candela tra le mani in sua memoria.

Giovani egiziani, studenti dei corsi di italiano e la comunità italiana del Cairo hanno dato l'ultimo saluto al 36enne attivista ucciso a Gaza nei pressi dell'Ambasciata italiana, a Garden City. «Vittorio è ancora con me, porto un suo ciondolo e il suo zaino» - racconta commosso Osama Qashoo, attivista dell'International solidarity movement per la Palestina. «Abbiamo fatto di tutto perché il corpo di Vittorio - continua il giovane palestinese - non passasse attraverso Israele. La nostra iniziativa serve a tenere vivo il ricordo di un ragazzo pieno di umanità, che ha dato la sua vita per la causa palestinese».
Osama ha iniziato a difendere i diritti dei palestinesi proprio dopo aver conosciuto Vittorio - che in passato ha trascorso alcuni mesi al Cairo - che lo ha rincuorato e incoraggiato dopo la scomparsa di un suo amico, morto davanti ai suoi occhi. Alla fiaccolata ha partecipato anche una delegazione di Fratelli musulmani (Libertà e Giustizia). Adel Hamed, Gamal Hanafi e Azem Farouk, ex parlamentari vicini alla confraternita, hanno portato le condoglianze della Guida suprema Badie.
Nel pomeriggio era stata allestita una breve camera ardente alla quale hanno preso parte le suore che alloggiano nell'Ospedale italiano Umberto I, nel cuore dell'antico quartiere di Abasseya al Cairo. Intorno alle 16 la salma dell'attivista italiano è stata trasferita all'aeroporto del Cairo dove dovrà rimanere 24 ore prima della partenza di domani con un volo Alitalia.
Il cadavere era arrivato in Egitto alle ore 20 di lunedì. Un corteo di vetture aveva oltrepassato il valico di Rafah dopo i primi funerali a Gaza City. «Vittorio è stato accompagnato dal suo amico Osama - racconta suor Pina, che ha seguito tutte le operazioni -. Il palestinese è arrivato in Egitto da Londra e ha seguito il corteo lungo il confine tra Gaza e Egitto». Dalla sera di lunedì il corpo di Vittorio è stato conservato nell'obitorio dell'ospedale. Alcune persone hanno fatto visita al giovane prima che venisse trasferito. A prima vista sembra siano stati effettuati una serie di esami sul cadavere a Gaza City. Intorno al corpo erano sistemate buste di ghiaccio e una corona di alloro con la scritta: «Non ti dimenticheremo». Restano ancora da stabilire le cause della morte, avvenuta per soffocamento o strangolamento.
La fiaccolata notturna del Cairo ha avuto un successo inatteso. Mohammed Saladin Nusair, 22enne di Mohandessen, studente di ingegneria, ha lanciato l'iniziativa di un ricordo per Vittorio su Facebbok nel pomeriggio di lunedì. La pagina «Fiaccolata per Vittorio Arrigoni al Cairo» ha raggiunto in poche ore le 1000 adesioni. «Sono un giovane attivista egiziano per i diritti dei palestinesi - racconta Mohammed -. Vittorio era uno di noi. Anche se non l'ho mai incontrato seguivo i suoi reportage attraverso Twitter e altri blog». Mohammed è emozionato, non si capacita che la sua iniziativa abbia avuto tanto seguito. Subito dopo l'apertura della pagina sono arrivate proposte per ricordare Vittorio. Così Mohammed ha chiesto di scrivere delle parole da spedire alla famiglia del ragazzo. «I palestinesi sono la mia gente - aggiunge Mohammed, organizzatore della fiaccolata -. Ammiravo Vittorio perché non ha lasciato Gaza neppure nei momenti peggiori, di guerra e assedio. Voleva consegnare un messaggio di pace a tutti. E per questo la sua morte mi ha profondamente colpito». La salma del giovane sarà mercoledì a Bulciago, il paese in provincia di Lecco dove è nato e vive la sua famiglia.
da "il manifesto" del 20 aprile 2011

martedì 27 dicembre 2011

Rivolte e cultura

IL METAESERCITO DELLA CULTURA
martedì, maggio 17, 2011
di Giuseppe Acconcia Le rivolte d’Egitto dal 1952 al 2011 Sheikh Imam cantava: “nei nostri campi c’è chi come noi lavora con le mani/le birrerie vicine alle industrie e le prigioni al posto dei giardini/lascia (sicurezza di stato) i tuoi segugi per strada e chiudici nelle tue prigioni/non lasciarci dormire nei nostri letti/dormiremo in prigione [...]

domenica 25 dicembre 2011

La "meglio gioventu'"

 
Tra arte e politica, la rivoluzione dei giovani egiziani è ancora nel vivo. Manal racconta insieme al marito Alaa, nel blog manaal.net, le storie delle donne egiziane della rivoluzione: le attiviste di Kifaya! (movimento antiregime nato nel 2005), le infermiere che curavano i feriti in strada e le madri che continuano a tenere vivo il ricordo dei loro figli uccisi negli scontri. Come lei, centinaia sono gli artisti e gli attivisti che, parlando delle rivolte, motivano i giovani rivoluzionari ad andare avanti.
Ormai, confronti e dibattiti hanno preso il posto di scontri e proteste nelle strade del Cairo. In vista delle elezioni di novembre, le discussioni politiche si moltiplicano, sulle pagine dei blogger più seguiti: da Hamalawi, più volte minacciato dall’esercito, a Wael Abbas, più volte in prigione. I rapper, sulle orme degli Arabian nights, raccontano i nuovi stili delle ragazze, le partite di calcio e le mode tra i giovani dei quartieri più poveri. Mentre i graffitari ricoprono le mura della città in blitz notturni con i simboli delle rivolte, dal pane al giovane Khaled Sayd ucciso a 17 anni nelle proteste.
L’Egitto è come un laboratorio in cui si misura il potere dell’esercito, le libertà degli attivisti e dei partiti. “6 aprile”, movimento nato dagli scioperi del 2008, ha deciso di non partecipare alle elezioni. Altri attivisti tentano di ripartire da zero e non si fidano di chi ha avuto benefici dal vecchio regime. Questi giovani guardano all’Europa e sono attratti da Naguib Sawiris, magnate di Orascom, sceso in politica per una nuova destra liberale. Altri ragazzi seguono la miriade di partiti socialisti e comunisti nati, nei giorni delle proteste, dalle ceneri dei vecchi movimenti di sinistra. O fanno i conti con la frammentata galassia dell’islamismo politico: almeno tre sono i nuovi partiti legati ai Fratelli Musulmani. 
I giovani non sono soddisfatti dell’operato del Consiglio supremo delle Forze Armate che non ha cancellato la legge di emergenza e ha promosso una legge elettorale che favorisce grandi partiti e pesonalità indipendenti. Non solo, non vogliono chiudere gli occhi di fronte alle morti di soldati nel Sinai e per questo hanno tenuto sotto pressione l’Ambasciata israeliana al Cairo. Le ragazze e i ragazzi egiziani vogliono un futuro diverso, dove ci sia spazio per una città più ordinata, diritti per le donne, un occhio al passato e l’altro alla modernità. Questi sono i giovani che hanno fatto la ‘Rivoluzione’. 

Giuseppe Acconcia

sabato 24 dicembre 2011

Le indignate tornano in piazza per celebrare il venerdì del'onore



EGITTO. L'esercito sotto accusa serra i ranghi
Indignate per il comportamento dell'esercito, tornano in piazza le donne egiziane. Sono con loro, studenti di Al Azhar, giovani dei movimenti e i ragazzi che hanno incendiato via Kasr Al Aini. I manifestanti del venerdì dell'«onore» sono contro i militari e per un governo civile. È ancora dovunque la foto della giovane colpita dall'esercito nello sgombero di via Moghles Shab dello scorso venerdì mattina. «Scappavamo dalle tende in fiamme, mi hanno trascinata per i capelli, schiaffeggiata e minacciata» - racconta al manifesto Ghada, aggredita il giorno stesso. «Che si colpisca una ragazza in quel modo, per noi è peggio che versare il sangue dei martiri - interviene Heba - l'esercito non ha più credibilità ai nostri occhi». 
In realtà, violente manifestazioni e incendi hanno contribuito a serrare i ranghi all'interno dell'esercito. E così, i giovani militari sono di nuovo pronti a intervenire se la manifestazione di oggi dovesse proseguire con un sit-in. D'altra parte, nessuno ha pregato in piazza Tahrir ieri mattina, Fratelli musulmani e salafiti hanno disertato. Le elezioni hanno scavato un solco tra gli islamisti e la piazza. Tuttavia, hanno preso parte alle proteste, alcuni imam, giovani studenti e islamisti indipendenti, partiti in corteo dalla grande moschea di Al Azhar. Hanno ricordato lo sheik, Emad Effat, ucciso insieme a 16 attivisti negli scontri del palazzo del governo. E chiesto a Abou El Fotuh, leader riformista della Fratellanza, di raggiungerli in piazza. In ogni caso, se i partiti laici della coalizione, Kotla el-Masria, spingono per un'anticipazione delle elezioni presidenziali, previste per giugno, «Libertà e giustizia» non è dello stesso avviso.
Dopo l'imponente affermazione nelle prime due tornate elettorali, gli islamisti moderati attendono soltanto il terzo round per dettare le condizioni al governo provvisorio, presieduto da Kamal al-Ganzuri. Il primo ministro, che non ha mai potuto raggiungere la sede del governo, aveva dichiarato di attendere il risultato delle parlamentari per formare il nuovo esecutivo. Solo un'alleanza tra laici e «Libertà e giustizia» potrebbe isolare i salafiti del Nour, secondo partito in Egitto. Ma liberali e socialisti dovrebbero accantonare le accuse mosse alla Fratellanza di influenzare il voto all'interno dei seggi elettorali con la distribuzione di carne e olio, secondo alcuni messi a disposizione degli islamisti dall'esercito.
Dal canto suo, il partito salafita El Nour appare ancora ambiguo su argomenti chiave. Un esempio è l'appoggio del partito al Trattato di pace tra Egitto e Israele, sostenuto da un portavoce in una telefonata con la radio militare israeliana, poi immediatamente smentita. El Nour è una rete eterogenea che include il gruppo Da'awa Salafia di Alessandria, gli Ansar el Sunna, le gamaat al-Islamya, associazioni universitarie, responsabili dell'uccisione di Anwar Al Sadat nel 1981, e altri gruppi. Questi movimenti sono nati dalla scissione della fine degli anni '70 con i Fratelli musulmani, proprio sui temi dell'uso della violenza e la formazione di partiti politici.
«Ci rimettiamo all'ijtihad, interpretazione indipendente dell'uomo di legge, sui temi della partecipazione al governo, delle donne in politica, del diritto di famiglia e del ruolo della legge islamica nella nuova Costituzione», dice al manifesto Ali Abdel Aal, attivista e blogger salafita. Il partito El Nour sta sfruttando una trentennale funzione sociale delle associazioni salafite che forniscono assistenza sanitaria, servizi sociali e educativi. E sta cavalcando l'onda dell'islamizzazione dal basso degli ultimi dieci anni, come mezzo di mobilitazione. «Libertà e giustizia» punta sulla sicurezza nelle strade e lo sviluppo economico, e su una visione «dinamica» della legge islamica che preveda uno stato civile con riferimenti alla religione. El Nour, rompendo il tabù della partecipazione politica, spingerà invece sull'applicazione della sharia nella legge ordinaria.
Giuseppe Acconcia
Il Manifesto
sabato, 24 dicembre 2001
Internazionale, pagina 9


venerdì 23 dicembre 2011

La doppia verita' siriana sul sito del Cosv


La doppia verità siriana: tra primavere arabe e propaganda di regime
Autore
Giuseppe Acconcia
Editore
ISPI
Anno
2011
Le rivolte in Siria toccano ormai l’intero paese. Il regime ha risposto con una dura repressione che, secondo le stime degli attivisti, da metà marzo ha causato più di 1.300 morti. L’immagine delle migliaia di piazza Al-Aassi a Hama ha evocato le rivolte egiziane. E così anche in Siria, i carri armati dell’esercito controllano le vie di accesso delle principali città. Tuttavia, nonostante rare defezioni, le forze armate sono con il presidente Bashar al-Assad e questo frena non poco i movimenti. Solo la crisi economica e l’organizzazione dell’opposizione potrebbero costringere al- Assad alle dimissioni.

La manifestazione dell'Onore ritrovato


giovedì 22 dicembre 2011

The Mevlevi's House. Egyptian Foreign Ministry

Arab world's leading English-language publication (Cairo, Egypt)
URL: http://weekly.ahram.org.eg
Updated: 1 year 19 weeks ago
Love's labour gained
Tue, 06/22/2010 - 16:11
Ati Metwaly rediscovers Tristan and Isolde
Tell all
Tue, 06/22/2010 - 16:11
Nader Habib introduces one of the Arabic language's guardian angels
The Mevlevi's house
Tue, 06/22/2010 - 16:11
Giuseppe Acconcia goes Sufi

mercoledì 21 dicembre 2011

The International Spectator, The Autonomous Identity of the Lebanese Shiite Community


Book Review
“The shifts in Hizbullah’s ideology. Religious ideology, political ideology and political program” / Joseph Alagha. - [English ed.] - Amsterdam University Press, 2006, 380 pag. (ISIM Dissertations). – ISBN-13 9789053569108; 9053569103; NUR 741/717.
“The shifts in Hizbullah’s ideology. Religious ideology, political ideology and political program” is the result of the last studies of Josepf Alagha, a researcher who focused on the impact of democratisation and liberalisation process on the islamic movements in Middle East. In this book Alagha analyses the historical evolution of the Lebanese Shiite movement Hezbollah and his ideological and practical transformation.
In the first chapter, the author describes initial claims of the Lebanese Shiite community at the end of ‘70, presents the leadership of the movement and clarifies the dynamics of interurban links between holy cities of  Qom (Iran), Najaf, Kerbala (Iraq) and the Bekaa Valley (South of Lebanon). In Alagha’s view, the limited space given to Lebanese Shiites in the post-colonial confessional system in Lebanon politicized this community. The mullahs, former students in Qom and Najaf moved to Lebanon, organized some first claims (were the driving force in the elaboration of the first political program) of Lebanese Shiite communities. It was Musa al-Sadr, teacher of islamic law in Qom, who founded in 1969 the “High Council of Shiites”, the original group of the future political movement Amal (the Brigades of the Lebanese Resistance). The Iranian Islamic Revolution of 1979, on one hand, and the Israeli invasion of Lebanon of 1978 and 1982, on the other, boosted the organization of these movements in (prompted these movement to organize themselves in) groups of armed resistance. In 1979, leaders of Amal, such as Hasan Nasrallah, present  General Secretary of Hezbollah, and Abbas al-Musawi founded the “Committee for the support of the Islamic Revolution”, the original core of Hezbollah’s activists.
Besides, this book describes the Lebanese Civil War (1975-1989) analysing the choice of political participation of the Amal movement and the  role of Hezbollah as principal resistance force to the Israeli occupation of the country.  Alagha notes that, in the same period, Hezbollah reinforced his military and organizational structure and obtainedfinancial support from the Iranian and Syrian governments. Moreover, Alagha describes the shift of the Shiite movement with the political participation  of the ’90. Hezbollah asked for the complete Israeli withdrawal from the south of Lebanon, the abolition of the confessional system, social and administrative reforms, achieving an authentic transformation in a Lebanese national movement. In this contest, the book analyses Hezbollah’s electoral performances from 1992 to 2005. Finally, Alagha describes Hezbollah’s role after the assassination of the former Prime Minister Hariri in February 2005 and the controversy about the disarmament of the movement asked with the UN Resolution 1559. The historical background (analysis) ends in December 2005 when the Hezbollah’s participation in the Siniora government could still lead to a possible phase of national dialogue (seemed to have the potential of paving the way for national dialogue and reconciliation).
In the second and third chapters, the researcher tackles the movement’s changes in the political ideology. In Alagha’s view, with the end of the Lebanese  Civil War, the Taif’s Agreement   of 1989, and Khomeini’s death, Hezbollah’s political program and ideological profile Why is it that in Egypt, despite the ongoing democratic elections, are protests continuing in such a harsh manner? It seems paradoxical that the right to vote has widened the gap between politics and those who have come to resist its course.

Firstly, the two main parties, ‘Freedom and Justice’ and the Salafists, have renounced the protests. The Liberals and Socialists of the Egyptian Bloc have acted as mediators between the demonstrators and the SCAF. Thirdly, the 'Revolution Continues Alliance', ‘6 April’, ‘Kifaya!’ and other civil society groupings are engaging as movements of political resistance.

In the article, I quote Salafist’s bloggers, ideologists and politicians. Moreover, describing the young soldiers' new approach towards demonstrators, I argue that the continue struggle has closed ranks within the Army, with some exceptions. Finally, I introduce the new violent methods of struggle of the activists, quoting students, journalists and demonstrators.
became more autonomous from Iranian Revolution. Although the TaifAgreements were criticized by Hezbollah because they maintained the Lebanese confessional system, they allowed Hezbollah to keep its armed structure. The gradual integration in the national institutions gave Hezbollah a more pronounced national profile. Indeed, Hezbollah has not called for the instauration in Lebanon of an Islamic Republic inspired by the Iranian model (modelled on the Iranian regime). Moreover, the Shiite movement ended using violence inside the country and increasingly concentrated its program on economic modernization of Lebanon and more equal social justice. It also started a dialogue with Christians, Druzes  and Sunnis and included members of those communities in its electoral lists and in its armed structure. Finally, Alagha underlines that the movement has been particularly active in denouncing corruption and promoting new socio-educative structures. 
In this well written book, Alagha has the important merit to challenge the current tendency to see Hezbollah as a proxy of the Syrian and Iranian governments. The author tries to demonstrate that Hezbollah is not a mere instrument of Syrian and Iranian regional policy. He noted that since ’90 Hezbollah has pursued an independent political course tailored for the specificities of the Lebanese institutions. Moreover, Alagha examines  Hezbollah’s statements on the principal subjects of controversy for Western analysts (sionism, islamism, violence, human rights) and an interesting translation.) of the political program of the movement for the parliamentary elections of 1992 and municipal of 2004. However, the historical background, presented in this book, appears incomplete. Actually, the socio-economic causes of the first politicization of the Lebanese community  in the ’60 and ’70 are not clarified. Moreover, the role of Hezbollah and the Shiite community as a whole in the complex dynamics of the long Lebanese Civil War appears unclear. Finally, this book doesn’t analyse directly the Hezbollah’s military structure. This subject could be useful for a better comprehension of the ideological transformation of the Shiite Lebanese movement and to explain its actions of armed Resistence. Moreover, this omission involves a lack of information about the Hezbollah’s military capacities and the absence of an accurate study about Hezbollah’s mobilization among Lebanese people. The shifts in Hizbullah’s ideology” allows to understand the historical evolution of Hezbollahfrom an armed Resistance movement to a full-fledged national political actor. Why is it that in Egypt, despite the ongoing democratic elections, are protests continuing in such a harsh manner It seems paradoxical that the right to vote has widened the gap between politics and those who have come to resist its course.

Per chi volesse leggere la versione definitiva di questo articolo, la torva sul sito di Taylor and Francis, di cui ho lasciato un link nel titolo.

martedì 20 dicembre 2011

Il Cairo messo a ferro e fuoco


Cairo a ferro e fuoco


La battaglia tra militari e rivoluzionari continua. Ai lanci di molotov degli attivisti della prima linea, i giovani militari rispondono con un’intensa sassaiola dai tetti dell’Institut d’Egypte, dato alle fiamme sabato. Laser verdi fluorescenti degli Ultras della squadra di calcio dell’Ahli illuminano i militari che lanciano pietre dai tetti. Alcuni giovani raccolgono spiccioli per fabbricare nuove bottiglie molotov, mentre vengono distribuiti elmetti e mascherine. In via Sheikh Rihan, intorno al Ministero degli Interni, e in piazza Talaat Harb, gruppi di manifestanti chiedono la ‘testa’ del Maresciallo Hussein Tantawi. Mentre il Consiglio militare (SCAF) si chiude dietro nuove mura di difesa. Non bastano i blocchi di cemento che chiudono la via Mohammed Mahmoud, centro degli aspri scontri pre-elettorali. Un alto muro chiude anche via Kasr Al Aini, sede del palazzo del Governo, incendiato lo scorso venerdi’, e via Sheikh Rihan, dove si svolgono gli scontri in queste ore. Per placare gli animi, nella mattina di lunedi’, i parlamentari liberali eletti Amr Hamzawi, Mustafa Al-Naggar e il blogger Wael Ghonim hanno tentato di negoziare una tregua con i manifestanti. Tre attivisti sono stati uccisi negli scontri di domenica notte dalla polizia militare e dalla Sicurezza Centrale nel tentativo di un nuovo  sgombero di piazza Tahrir. Gli scontri sono proseguiti anche per  l’intera notte di sabato, mentre gli stessi giovani, che avevano partecipato alla sassaiola con l’esercito nei pressi dell’Istituto francese, sono entrati nell’edificio per tentare di mettere in salvo le collezioni napoleoniche di libri e mappe. «Le elezioni sono state una farsa - mi racconta il giornalista Omar Saeed bendato per una ferita da pietra all’occhio - Anche parlamentari sono stati colpiti negli scontri ». E’ il caso del giovane parlamentare Zyad El Aimi eletto con Tamnia o Islah, Sviluppo e Riforma, partito di Mohammed El-Baradei. Da venerdi’ sono stati arrestati 163 attivisti, mentre centinaia sono i feriti lievi che vengono trasportati di continuo a braccia per le vie del centro. Gli attacchi a giornalisti di Masri el Youm, Al Ahram, operatori televisivi egiziani, stranieri e documentaristi sono proseguiti fino ad oggi con particolare intensita’. Ha subito minacce di arresto l’editore di Merit, Mohamed Hashem, per aver dato alloggio a manifestanti feriti. Se il Segretario di Stato Hilary Clinton ha sollevato critiche sull’uso eccessivo della violenza, il Consiglio militare non ha alcuna intenzione di cedere alle minacce dei manifestanti. Il Generale Maggiore Adel Emara, ritenendo necessario l’uso della violenza da parte di soldati, definiti ‘eroi ‘, contro i lanci di molotov degli attivisti, ha denunciato un piano sistematico dei manifestanti di mettere a ferro e fuoco il Parlamento. E cosi’, se le rivolte in Egitto sono state un tentativo del popolo di riappropriarsi degli spazi pubblici, la battaglia di posizione tra rivoluzionari e militari entra ora nel vivo. E’ in gioco il ruolo dell’esercito nel nuovo Egitto. Per i rivoluzionari, bruciare i simboli dello stato equivale a cancellare definitivamente centri del potere che agiscono in continuita’ con il regime di Mubarak. D’altra parte, dopo il quarto giorno di scontri di piazza, e’ passato inosservato l’annuncio del risultato del secondo round delle elezioni parlamentari. Il voto a Giza, Suez, Asswan, Munufeya e altre province conferma la schiacciante vittoria di Liberta’ e Giustizia, principale partito vicino ai Fratelli Musulmani, con il 37% delle preferenze. Il partito salafita El Nour, si attesta tra il 20 e il 25%, confermando l’incredibile risultato del primo round fuori dalla roccaforte di Alessandria.  Kotla el Masria, la coalizione che va dai liberali di Naguib Sawiris, ex magnate di Orascom, ai socialisti del Tagammu si conferma il terzo partito. Deludente il risultato di Wasat, partito moderato e liberale, che non avrebbe ottenuto neppure un seggio. Dopo il passo indietro della Fratellanza, che ha spinto perche’ le elezioni si svolgessero regolarmente, cresce la distanza tra politica e piazza. ‘6 aprile’ e Kifaya!, movimenti che avevano continuato, dopo il primo round elettorale, un sit-in pacifico avanti alla Camera, hanno sempre piu’ la forma di gruppi di resistenza extraparlamentare. Mentre l’ala sinistra di Liberta’ e Giustizia, guidata da Abou el-Fotuh, rinunciando alla nascita di un partito riformista, potrebbe essere il principale candidato dei Fratelli Musulmani per le presidenziali.
Giuseppe Acconcia      

lunedì 19 dicembre 2011

The culture of the embodiment


“Dramas of Nationhood” Lila Abu-Lughod and “Being modern in Iran” Fariba Adelkhah
Two examples of processes of embodiment:
-          Egypt, “dramatisation of consciousness”
-          Iran, “scientific management of lives”.
Egyptian melodrama
Foucault: descending individualization as a characteristic of disciplinary regimes.  Brook: Melodrama: revelation of moral order and centrality of modern sensibility.
Process of embodiment: constructing the individualities to produce a sense of nationality. 3 examples: liberal feminists (Wafiyya Khairyi), leftist (Tharwat Abaza), conservative (Mohammed Fedil), exclusion of the Islamists?
Themes: misery, declining attention on the language, music evoking inner feelings. Melodrama encourages public expressions of emotions and new subjectivities, establishes the middle class hegemony through a gendered division.
Amira case: her life a melodrama. Critics to James Peacock: the emotionality of Egyptian melodramas and the way they thus construct individuals in terms of vivid interior lives is the result of a local effort, developed in the context of Egyptian genres and social circumstances, that is part of the process of trying to produce those individual human psyches that this educated cosmopolitan writer extols.  
Iranian scientific life control
Iranian distinctive features:
-          fever of competitions;
-          self reflexivity, increasing individualism, affecting the family, increasing rivalry on subjectivity;
-          the reinforcement of regional rivalries
 A “scientific management of life”: not only a totalitarian programme but a complex combination of social forces. This process of individualization restores the continuities from the private to the public sphere, reinforcing rationalism and conformism.
“Life politics” or “biopolitics”: this interaction between competitive practices and the processes of rationalisation, commercialisation, individualisation and creation of a differentiated public space, both in the geographical sense and from the point of view of social categories and the two sexes, reveal the emergence of what Anthony Giddens calls ‘life politics’, and Michel Foucault ‘biopolitics’.
Critics: the research of Adelkhah ends without analysing the effects of the years of Reformism on the public sphere. Questions: Does the embodiment of the Egyptian melodrama is a consequence of a rooted system of kinship more than a reactivation of these relations? Does the scientific control of lives within the Islamic Republic facilitate the emergences of the ‘progressive’ Iranian civil society?

venerdì 16 dicembre 2011

Nuovi scontri in via Kasr Al Aini

Nuovi scontri nei pressi del Parlamento sono scoppiati questa mattina tra manifestanti e la polizia militare. Gli attivisti di 6 aprile e altri movimenti sin dall'annuncio che le elezioni si sarebbero svolte regolarmente hanno avviato un sit-in in via Moghles Shab. Hanno costruito accampamenti con tende e hanno trascorso notte e giorno interrompendo il traffico lungo le strade laterali a via Kasr al Aini.
Piu' avanti in piazza Tahrir, sopratutto nei pressi del Mogamma, sostano in tende salafiti, poveri dei quartieri periferici della citta' e crimninali, che durante la notte si danno a scontri, attacchi a i passanti e saccheggi.
Gli scontri di questa mattina sarebbero scoppiati a causa di scaramucce con le forze di polizia stanziate per controllare il sit in. Una sassaiola e' andata avanti per tutta la giornata di oggi in via Kasr Al Aini. Le forze della polizia militare hanno colpito i mamifestanti con manganelli, secondo gli attivisti ci sarebbero 99 feriti.
I feriti piu' gravi sono stati curati nella chiesa protestante di Garden City, altri sono stati trasportati in ospedale.
Gli attivisti che hanno boicottato le elezioni e avviato il sit-in hanno piu' volte chiesto le dimissioni del Consiglio Supremo delle Forze Armate e del nuovo primo ministro Ganzouri. Questi giovani si erano espressi per lo spostamento delle elezioni a causa dei 45 morti ufficiali negli scontri della fine di novembre in via Mohammed Mahmoud.
Questa strada e' ancora chiusa al traffico e controllata dall'esercito che ha bloccarto tutte le vie laterale con filo spinato. Un muro di pietre e' stato costruito all'altezza della Biblioteca dell;'Universita' americana. Alcuni negozi vengono usati come passaggio per evitare il blocco dei militari tra via Mohammed Mahmoud e via Falaki.
Il secondo round delle prime elezioni parlamentari del dopo Mubarak si e' chiuso ieri a Giza, Dokki, Beni Suif, Asswan, Suez. Dai primi risultati si conferma una schiacciante vittoria dei Fratelli musulmani, Liberta' e Giustizia, seguiti dai salafiti di Al Nour, la Luce, e dai liberali di Egitto libero. Ultimi Wasat, partito vicino ai Fratelli musulmani e La Rivoluzione Continua, che raccohglie socialisti e giovani rivoluzionari.
Molte accuse di influenze sul voto sono state espresse da attivisti. Secondo queste testimonianze, esponenti dei Fratelli musulmani avrebbero distribuito cibo, olio e carne e esortato gli elettori a votare per Liberta' e Giustizia. I giudici incaricati del rispetto delle regole elttorali non hanno ritenuto necessario intervenire. Solo a Shubra, per gravi irregolarita' le elezioni si ripeteranno di nuovo a partire dal 10 gennaio.

martedì 13 dicembre 2011

Last article for the Independent

The youngest protesters of Tahrir Square are getting ready for the next challenge: free elections. Giuseppe Acconcia meets them on the streets of Cairo

THEY OCCUPIED streets and squares in Cairo, Alexandria and Suez. They were arrested and tortured. They shared innovative methods of revolt against a common target, Hosni Mubarak, the former president who ordered his troops to shoot on demonstrators. But now Egypt's young revolutionaries have to face politics. Divisions among them have begun to emerge: they are socialists, liberals, bloggers and the Muslim Brothers.

lunedì 12 dicembre 2011

Arezzo e Nord Africa

La situazione in Nord-Africa: incontro con Kamel e Acconcia
Pubblicata giovedì 14 aprile 2011, 15.19


Arezzo - Sabato 16 aprile 2011, presso la Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo, alle ore 9.30 si terrà il seminario conclusivo del ciclo di incontri Abbracciare il mondo. Strumenti operativi e buone prassi per la cooperazione internazionale, organizzato da Arci Solidarietà e CESVOT.
Il progetto, che si è sviluppato dal novembre del 2010 al 20 gennaio di quest’anno, prevedeva la realizzazione di un percorso formativo sui temi della collaborazione internazionale, dall’analisi dell’evoluzione storico-politica nella quale ha avuto origine il processo cooperativo internazionale, passando per le tendenze evolutive delle idee sulla cooperazione e lo sviluppo, grazie a vari contributi teorici e riflessioni mirate sui temi di etnocentrismo, relativismo culturale e scambio. L’iniziativa era stata promossa da Arci e CESVOT nella consapevolezza che la cooperazione sia indispensabile per un posizionamento e un agire consapevole degli operatori del settore.

Durante la giornata conclusiva di sabato 16 aprile – introdotta da Maria D’Errico, responsabile per la Cooperazione Internazionale della Provincia di Arezzo, Alessandro Caporali, Assessore provinciale alla Cooperazione Internazionale e dal presidente CESVOT di Arezzo Adelmo Agnolucci – interverranno Giacomo Severi di Emergency Arezzo e Francesco Romizi, presidente del Comitato locale dell’Arci.

Francesco Romizi: “ Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti durante lo sviluppo di questa iniziativa. Si conclude un percorso che è stato profondamente costruttivo e che certamente ha arricchito i volontari che vi hanno preso parte, contribuendo ad aggiungere un tassello importante sulla strada della cooperazione internazionale.
L’Arci da sempre ritiene questo campo uno dei più importanti per il proprio agire sociale e guarda alla comunità internazionale con rinnovata apertura grazie anche a forme di integrazione e cooperazione sempre più incisive.
La giornata di chiusura del progetto è per noi un nuovo inizio, una spinta a fare sempre meglio il nostro lavoro di mediatori, non certo una fine”.

Durante il seminario finale, sarà presente Giuseppe Acconcia, giornalista e ricercatore specializzato in Medio Oriente. Collaboratore de Il Manifesto e di Radio Rai2, Acconcia porterà una testimonianza importante grazie anche al suo ruolo di corrispondente dall’Egitto per Al Ahram.

Ospite speciale sarà poi Azza Kamel, attivista e intellettuale egiziana, responsabile di Act Egypt. Azza Kamel è rimasta 18 giorni e 18 notti accampata in piazza Tahrir partecipando all’interminabile protesta contro il Presidente Mubarak che troppo a lungo aveva oppresso il suo Paese. Sono stati giorni difficili, durante i quali l’attivista non ha perso la propria voglia di lottare per un mondo migliore e si è battuta per i diritti civili del suo popolo e soprattutto delle donne, rendendosi protagonista di un cambiamento sociale di dimensioni epocali. “Gli uomini non toccavano le donne durante i si-in di protesta – racconta – e ci chiedevano scusa ogni volta che si scontravano con una donna”.
Azza Kamel racconterà sabato la propria esperienza di militante egiziana, portando una testimonianza fondamentale che è insieme voce di speranza e di grande determinazione.

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domenica 11 dicembre 2011

Missione cooperazione euromediterranea

Benevento: Missione economica ed istituzionale in Israele

Workshop sul tema “La Campania per la cooperazione nel Mediterraneo – Progetto Paese Israele”

Si è conclusa con successo la missione economico-istituzionale a Tel Aviv (Israele) che ha visto protagonista la Camera di Commercio di Benevento con la Regione Campania, nell’ambito dell’Operazione-Quadro per la cooperazione istituzionale della Campania nel Mediterraneo, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri per lo sviluppo delle politiche regionali in materia di internazionalizzazione e cooperazione.
E’ toccato al vice presidente della Camera di Commercio di Benevento, Giuseppe Donatiello e al presidente regionale di Confartigianato ed esponente di UnionCamere Campania, Antonio Campese tenere le relazioni di base del workshop sul tema «La Campania per la cooperazione nel Mediterraneo – Progetto Paese Israele».
L’incontro, tenutosi presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, e moderato da Ronni Benatoff, presidente Camera di Commercio Israel/Italia, ha fatto registrare la partecipazione del vice presidente Giunta regionale della Campania e assessore ai rapporti con i Paesi del Mediterraneo, Antonio Valiante; dell’ambasciatore d’Italia in Israele, Luigi Mattiolo, del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, Simonetta della Seta. Sono intervenuti, inoltre, Rachel Roei-Rothler, director Investment Promotion Center del Ministero dell’Industria e del Lavoro d’Israele; Ronit Golovaty, Business Development Executive- Agrotechnology, Israel Export and International Cooperation Institute; Sigal Blatt, Executive Director Food Association- Manufacturers Association of Israel; Israel Tenenbaum, Director Information and Communication Technology, Israel Export and International Cooperation Institute. La delegazione campana ha preso parte anche all’inaugurazione dell’Antenna Informativa presso la CCIEE di Tel Aviv quale presidio locale per tutte le azioni di business cooperation. L’Antenna si occuperà dell’erogazione dei servizi per l’internazionalizzazione a favore delle PMI campane e di fornire consulenze specialistiche legate alle normative locali.
«E’ stata un’esperienza importante e efficace – ha detto il vicepresidente dell’Ente camerale sannita, Giuseppe Donatiello – che ha sostanziato uno dei principali obiettivi del Programma si articola in cinque Progetti Paese: sviluppare nuove relazioni tra la Campania e le Istituzioni dei cinque Paesi per creare condizioni favorevoli allo sviluppo di iniziative private di collaborazione economica ed industriale e di iniziative connesse alle esigenze della società civile delle rispettive parti».
«Il Programma Operazione Quadro per la cooperazione istituzionale della Campania nel Mediterraneo – ha detto il presidente regionale di Confartigianato, Antonio Campese - si sviluppa secondo una metodologia integrata di operazioni distinte, tutte tendenti a realizzare partnership di livello regionale e sub-regionale tra le istituzioni campane e quelle euro-mediterranee su temi di importanza strategica per lo sviluppo del territorio regionale. Alla Camera di Commercio di Benevento, in qualità di soggetto attuatore, attraverso l’Azienda speciale Valisannio, è stata affidata la realizzazione delle attività di business cooperation, finalizzate all’implementazione di tutte le azioni volte a favorire la cooperazione economico-commerciale tra gli operatori campani e quelli israeliani nei settori agroalimentare/agroindustria e ICT. Un’occasione importante da tenere in gran considerazione e da promuovere anche presso il sistema imprenditoriale locale».
La delegazione campana in Israele è stata così composta: Antonio Valiante, vice presidente Giunta regionale della Campania e assessore ai rapporti con i Paesi del Mediterraneo; Carmine Maraia, coordinatore Unità Operativa Regionale per il Mediterraneo/AGC 08 - Servizio Rapporti con i Paesi del Mediterraneo; Giuseppe Donatiello, vice presidente della Camera di Commercio di Benevento; Antonio Campese, presidente regionale Confartigianato, amministratore camerale e di Unioncamere Campania; Sergio Betti, direttore generale CeRICT-Centro regionale competenza ICT; Carla Pepe dell’Università degli Studi «Suor Orsola Benincasa» di Napoli; Rosanna Palombo, dirigente Regione Campania; Lorenzo Guarnaccia, presidente Distretto industriale Nocera-Gragnano; Gianfranco Esposito dell’Isve e Giuseppe Acconcia dell'Unità Operativa Regionale Mediterranea






Eternal Tour

Reading Cittazioni : La città evocata e raccontata dai Poeti di Portico 47, tra cui Giuseppe Acconcia (IT), Gustavo Basz (AR), Paolina Carli (IT), Cristina Casal (AR), Kleopatra Jura (IQ), Josette Martial (FR), Ingy Mubiayi (CD/EG),Helene Paraskevà (GR), Ribka Sibhatu (ER), e con la partecipazione del gruppo Richiedenti Asilo Roma (RAR)

venerdì 9 dicembre 2011

Il programma di Eternal Tour


D 21.00
Serata Migratour.
Reading Cittazioni : la città evocata
e raccontata dai Poeti di Portico
47, tra cui Giuseppe Acconcia (IT),
Gustavo Basz (AR), Paolina Carli
(IT), Cristina Casal (AR), Kleopatra
Jura (IQ), Josette Martial (FR),
Ingy Mubiayi (CD/EG),
Helene Paraskevà (GR), Ribka
Sibhatu (ER), e con la partecipazione
del gruppo Richiedenti Asilo
Roma (RAR).
Seguito dalla proiezione dei film Il
Compito, di Rachid Benhadj, 2007
(30’) e di Ritratto IVI di Marcus
J- Cottel, 2007 (15’). A cura di
Emiliano Aiello (IT), Dina Capozio
(IT), Enrico Natale (CH/IT),
Monica Postiglione (IT)
(Apollo 11, via Conte Verde 51).

mercoledì 7 dicembre 2011

Le prime manifestazioni in Tunisia

Le proteste in Tunisia hanno raggiunto la capitale. Questa mattina, nonostante la calma apparente, nel quartiere di Ettadhamen, è stato ucciso un tassista, che ha violato il coprifuoco indetto a partire dalle 8 di ieri sera dal presidente Ben Ali. Mentre a Biserta la folla ha saccheggiato negozi e centri commerciali.
Almeno sei sono stati i morti negli scontri di ieri tra polizia e manifestanti. Per la prima volta, studenti, sindacalisti, operai e gruppi di opposizione hanno sfilato lungo i viali di Tunisi. Le forze di polizia hanno disperso la folla con il lancio di lacrimogeni, procedendo ad arresti sommari. Sono in prigione anche docenti universitari e Hamma Hammami, portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori. Anche la troupe del tg3 è stata aggredita, senza conseguenze, durante gli scontri di ieri.
Le manifestazioni contro il carovita erano partite nel dicembre scorso nella vicina Algeria. Si erano subito diffuse nelle principali città tunisine tra cui Sfax, Touzer, Douze e Kasserine, costando la vita di almeno 50 persone. La dura reazione delle autorità tunisine aveva determinato critiche per un “uso sproporzionato” della forza da parte di Stati Uniti e Unione Europea.
I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Ben Ali e un percorso verso la transizione democratica del Paese. Il presidente, al potere da ventitre anni, ha accettato le dimissioni del capo di Stato Maggiore e ha sostituito il ministro degli Interni. Nella giornata di ieri, Ben Ali ha disposto il rilascio di gran parte degli arrestati tra i manifestanti dei giorni scorsi. Intanto, la first lady Leila Ben Ali, accusata dai gruppi di opposizione di abusi di potere, e la figlia sono espatriate.
A Tunisi, l’esercito ha circondato la televisione di stato, l’ambasciata francese e Avenue Bourghiba. I palazzi delle istituzioni sono sotto l’assedio dell’esercito anche nelle principali città tunisine. Tanto che alcuni siti d’informazione egiziani parlano di un colpo di stato militare in corso. Il giornalista e scrittore Taoufik Ben Brik, rilasciato otto mesi fa dopo l’intervento della diplomazia americana, ha dichiarato: «Gridano “Ben Ali fuori!”. Stiamo assistendo ad una vera rivoluzione». I manifestanti si organizzano attorno a vari siti indipendenti e alle trasmissioni radiofoniche di radio Kalima, che dà voce ai comizi dei sindacalisti coinvolti nelle manifestazioni.
Quali saranno gli esiti delle proteste è ancora difficile prevederlo. Appare improbabile una destituzione cruenta del presidente, mentre graduali riforme, soprattutto economiche, sembrano inevitabili. Il modello egiziano potrebbe essere in un primo momento il più credibile, con l’estensione dei sussidi sul pane e i beni di prima necessità. Ma potrebbe non bastare.

Giuseppe Acconcia

13/01/2011

martedì 6 dicembre 2011

La lezione di maggio all'Universita' Bocconi di Milano

SCIENZA DELLA POLITICA
POLITICAL SCIENCE (cod. 6172 - AY 2010/11)

Instructors: Paolo R. GRAZIANO

Introduction to the course
The course provides the main analytical tools needed to understand the nature of politics and political behavior in both national and international contexts. In the first part the course addresses issues such as the evolution of political science, the description of the main features of various political regimes and the role of power relations in contemporary democracies. Furthermore, public institutions, political actors and decision making processes are discussed using political science methodological tools and analytical approaches. In the second part, the main characteristics of the Italian political system are analyzed.

PART II: The Italian Political System in Comparative Perspective
Textbook: M. Cotta and L. Verzichelli (2007), Political Institutions in Italy, Oxford: Oxford University Press.

Lecture 15: The Italian polity
• Cotta and Verzichelli, ch. 1

Lecture 16: Students’ presentations

Lecture 17: Students’ presentations

Lecture 18: The (Italian) republic of parties
• Cotta and Verzichelli, ch. 2

Lecture 19: Electoral systems and elections
• Cotta and Verzichelli, ch. 3

Lecture 20: The Executive
• Cotta and Verzichelli, ch. 4

Lecture 21: Lecture on North-African Political Changes (Dott. Giuseppe Acconcia)

Lecture 22: The Parliament
• Cotta and Verzichelli, ch. 5

Lecture 23: Local government and Bureaucracy and regulatory bodies
• Cotta and Verzichelli, ch. 6 and 7

Lecture 24: Judicial power
• Cotta and Verzichelli, ch. 8