mercoledì 23 novembre 2011

Il "massacro" di piazza e gli errori dell'esercito

Continuano gli scontri nelle principali citta' egiziane. In piazza Tahrir sono raccolte centinaia di persone. I medici curano i feriti e gli asfissiati dai lacrimogeni lanciati dalla polizia militare e dalle Forze di Sicurezza Centrale nelle vie laterali. Particolarmente cruenti sono gli scontri di via Mohammed Mahmoud, nei pressi del Ministero degli Interni (dove l'esercito ha costruito una barricata di fil di ferro per tenere lontani i manifestanti) e in piazza Falaki. I manifestanti chiedono le dimissioni del feldmaresciallo Tantawi, leader del Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF), che controlla il paese dopo le dimissioni rassegnate da Mubarak lo scorso 11 febbraio.Senz'alro, l'esercito ha compiuto molti errori nella gestione del periodo di transizione verso le elezioni. In particolare, la richiesta che il nuovo Parlamento approvi delle norme sopracostituzionali per mantenere il potere nelle mani dei militari ha reso evidente agli occhi degli egiziani il tentativo dello SCAF di allontanare il passaggio di consegne ad un governo civile. D'altraparte, il protarsi della data per tenere elezioni presidenziali, una richiesta che in realta' e' venuta da molti gruppi politici, ha reso ancora piu' evidente, il tentativo dell'esercito di smorzare la spinta rivoluzionaria e gradualmente spegnerla. Tantawi ha tentato per questo motivo di correggere il tiro ieri indicendo elezioni presidenziali entro il prossimo giugno.
Inoltre, l'alleanza tra Fratelli musulmani ed esercito ha contribuito a rendere meno efficaci le azioni di protesta e piu' vulnerabili i manifestanti. I Fratelli musulmani nelle manifestazioni di gennaio e febbraio si sono occupati di mantenere l'ordine. La loro assenza ha reso chi manifesta in piazza Tahrir esposto ad ogni sorta di attacco delle forze di sicurezza. Tutti coloro che si trovano a Tahrir e nelle piazze di Alessandria e Suez si confrontano con la piu' totale arbitrarieta'. Mohammed El-Baradei, possibile Primo ministro di un governo provvisorio che prenda il posto del dimissionario Essam Sharaf, ha denunciato la possibilita' che questo sit-in si trasformi in un vero "massacro".
Di seguito riporto la testimonianza di una fotografa italiana, tratta in arresto al Cairo in queste ore.
"Ero con una collega quando abbiamo seguito all'interno di un palazzo la troupe di una tv locale per seguire la conferenza stampa in cui Tantawi avrebbe dovuto trattare con la piazza". "L'incontro si e' tenuto in prossimita' degli scontri" - continua - "dopo i primi tafferugli, nel momento in cui ci stavamo allontanando dalle barricate, ci hanno raggiunto due poliziotti aggredendoci di spalle, buttandoci a terra e sottraendoci le macchine fotografiche". "Da quel momento i militari ci hanno trattenuto con la falsa motivazione di cercare i responsabili dell'aggressione. Hanno confiscato le macchine fotografiche e le relative memory card, senza restituircele e hanno chiesto di perquisirci".
Chi e' questa volta a sparare? Non c'e' Mubarak ad ordine di fare fuoco sui manifestanti, il maresciallo Hussein Tantawi, leader del Consiglio Supremo delle Forze Armate, chiede scusa per i morti. E cosi', la polizia militare e le forze di sicurezza centrale agiscono spesso senza controllo rendendo ancor piu' evidente il divario tra i militari che sono con i manifestanti e coloro, all'interno dell'esercito, che sono contrari alla rivoluzione.
D'altraparte, la promessa di Tantawi promuovere un referendum sul mantenimento dei poteri in mano die militari sembra altrettanto ambigua. Se la domanda dovesse essere "volete che i militari continuino a detenere il potere in Egitto", la risposta non potra' che essere che affermativa con l'appoggio di esercito e Fratelli musulmani. In questo clima lunedi' si terranno le prime elezioni parlamentari dopo le rivolte di gennaio.

Giuseppe Acconcia

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