lunedì 4 luglio 2011

Intervista a scrittrice Isabelle Tollet

Giornalista Aki: scrittrice, tra estremismo e 007 stampa Pakistan sotto minaccia
Tollet, 'immagine che media internazionali danno del Paese non e'
gradita a Islamabad'
Parigi, 15 giu. -
(Aki) - "Le minacce alla stampa libera in Pakistan", alla luce
dell'uccisione del corrispondente di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL e
collaboratore del quotidiano 'La Stampa', Syed Saleem Shahzad,
"vengono dai principali centri di potere del Paese, ovvero i servizi
segreti e i movimenti religiosi che lavorano in funzione
antioccidentale''. E' quanto sostiene la scrittrice e giornalista
francese Anne Isabelle Tollet, nel giorno in cui la stampa pakistana
si è mobilitata per chiedere un'inchiesta indipendente sulla morte del
giornalista ritrovato morto il 31 maggio.
''L'immagine che i media internazionali danno del Pakistan, legata
principalmente al terrorismo e non all'evoluzione dei costumi sociali,
non è gradita al governo pakistano. E' per questo che è sempre più
difficile per i giornalisti occidentali lavorare liberamente in
Pakistan senza essere presi di mira'' dichiara ad AKI la Tollet,
autrice di 'Blasfema', un libro che racconta la storia di Asia Bibi,
la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per aver offeso il
profeta Maometto.
L'autrice sottolinea quindi la relazione tra processo di
islamizzazione e controllo dei media in Pakistan. ''La guerra in
Afghanistan e gli interventi dell'intelligence degli Stati Uniti hanno
favorito un processo di islamizzazione nel Paese - spiega - A loro
volta i partiti religiosi impongono un controllo capillare su
giornalisti stranieri e organi di stampa internazionale''. Secondo la
scrittrice, l'uso arbitrario di accuse di blasfemia è un altro sintomo
dell'accresciuta influenza della religione nella società pakistana.
''L'islamizzazione non colpisce solo i giornalisti, ma la gente
comune. La religione viene usata come pretesto per il regolamento di
conti personali. n Pakistan - conclude la Tollet - vigono delle leggi
barbariche per cui basta l'accusa per condannare a morte una persona
anche senza un'inchiesta in merito a dispute inerenti la religione''.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia
giugno 2011

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