giovedì 7 luglio 2011

Intervista a Samir Amin, direttore del Forum del Terzo Mondo di Dakar

M.O.: Samir Amin, elezioni non chiuderanno l'era delle rivolte
In Egitto scontro aperto tra 'reazionari' e 'movimentisti'
Il Cairo, 21 giu. -
(Aki) - La complessa fase politica aperta dalle rivolte in tutto il
mondo arabo ''non troverà soluzione con il ricorso alle urne e le
elezioni potrebbero portare a un nulla di fatto''. E' l'opinione di
Samir Amin, economista egiziano, direttore del 'Forum del Terzo
Mondo', con sede a Dakar. ''Le elezioni non sono la soluzione alle
rivolte, sembra aprirsi un lungo periodo di lotta nel mondo intero -
dice Amin in un'intervisa ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL - I partiti
progressisti non hanno tempo di organizzarsi e quindi le elezioni
potrebbero risolversi nella vittoria di chi vuole che non ci siano
cambiamenti''.
Secondo lo studioso anche una vittoria del fronte rivoluzionario non
risolverebbe la situazione di stallo. ''Anche se ci fosse una vittoria
dei movimenti per una nuova Costituzione, non sarà questo il passaggio
decisivo, ma tutto dipendera' dalla tenacia di perseguire una lotta
nel lungo periodo'', aggiunge Amin. L'esperto definisce ''tempeste
arabe'' le rivolte che hanno colpito il mondo arabo, dalla Tunisia
alla Siria. A suo giudizio, questi movimenti sono ispirati
dall'uguaglianza sociale ma dovranno affrontare numerosi tentativi di
sabotaggio.
''Le rivolte possono inscriversi nel lungo termine in una prospettiva
socialista. E' il motivo per cui il sistema capitalista non tollererà
lo sviluppo di questi movimenti e mobilizzerà tutta la sua pressione
economica e finanziaria per frenarli - aggiunge Amin - Le rivolte ci
saranno dovunque nel mondo, ma dovranno superare grandi ostacoli: la
debolezza del movimento, le divergenze tra i suoi componenti, la
mancanza di strategie efficaci e l'incapacita' di frenare le spinte
antirivoluzionarie''. (segue)
(Acc/AKI)
M.O.: Samir Amin, elezioni non chiuderanno l'era delle rivolte (2)
Il Cairo, 21 giu. -
(Aki) - Amin si sofferma sul caso egiziano e riassume l'eterogeneo
panorama politico in due gruppi polarizzati: i ''reazionari'' e i
''movimentisti''. I primi sono principalmente ''i Fratelli Musulmani,
che tentano di allargare le loro alleanze, e gli ex appartenenti al
Partito nazionale democratico (dell'ex presidente Hosni Mubarak, ndr)
- spiega Amin - I 'movimentisti' invece sono attivisti, giovani,
blogger, gruppi radicali e femministi che continuano di tanto in tanto
a scendere in piazza''.
Esiste poi un terzo fronte, secondo lo studioso egiziano. ''Una parte
della classe dirigente in Egitto esita tra i due poli. Uno degli
esitanti è proprio ElBaradei''. Secondo Samir Amin, Mohammed
ElBaradei, premio Nobel per la pace e candidato alle elezioni
presidenziali, ha un'idea di ''democrazia parziale, che non mette in
discussione la politica economica di estremo liberismo che è stata
all'origine delle rivolte''.
In questo bipolarismo tra un nuovo corso e mantenimento dello status
quo si nasconde un vero e proprio scontro tra vecchia e nuova
generazione. A questo proposito Amin cita il caso di Refat Sayd,
leader del Tagammu, partito socialista egiziano. ''La mancanza di
coraggio della classe dirigente del più antico partito socialista
egiziano, il Tagammu, ha portato l'80% della base a lasciare il
partito e a confluire nei vari gruppi socialisti nati negli ultimi
mesi. La lotta tra nuova e vecchia guardia si sta trasfromando in una
debacle per i vecchi dirigenti politici che perdono ogni giorno di più
la loro credibilità'', ammette l'economista egiziano. (segue)
(Acc/AKI)
M.O.: Samir Amin, elezioni non chiuderanno l'era delle rivolte (3)
Il Cairo, 21 giu. -
(Aki) - Sui Fratelli Musulmani, Amin non ha dubbi: ''L'islamismo
politico è in difficoltà e perde consensi, la formazione di diversi
partiti politici non nasconde divergenze ideologiche, ma conflitti
personali''. Secondo Amin, un dibattito democratico pluralista
indebolirà ulteriormente la confraternita. A questo proposito cita
l'esempio delle recenti elezioni studentesche universitarie. ''Se
negli ultimi dieci anni alle elezioni universitarie, l'80% dei voti
confluiva in formazioni islamiste, la libertà di parola degli ultimi
mesi ha permesso agli islamisti di ottenere un ben più misero 20% alle
ultime consultazioni di aprile''.
In merito alla frammentazione dell'islamismo politico, Amin aggiunge:
''I Fratelli Musulmani non sono mai stati soltanto un movimento
religioso, ma un partito politico reazionario contrario agli scioperi
e ai movimenti. I Fratelli Musulmani sono stati alleati fondamentali
degli ex presidenti egiziani Anwar al-Sadat e Gamal Abdel Nasser. In
questo modo hanno avuto il monopolio della parola in politica
attraverso scuole, moschee e le istituzioni che controllano. Sono
sempre stati una colonna vertebrale del sistema e mai un movimento di
opposizione''.
I conti restano ancora aperti anche con il Partito nazionale
democratico dell'ex presidente Mubarak. Non tutti gli esponenti del
vecchio regime, infatti, sono scomparsi dalla vita politica egiziana.
''Solo i più visibili tra gli ex affiliati del partito di Mubarak sono
stati allontanati dal potere''. Secondo Amin, molti sostenitori di
Mubarak potrebbero confluire nella Fratellanza. ''I ricchi contadini
delle zone rurali e la classe media urbana, che sostenevano il regime
di Mubarak senza una reale politicizzazione, costituiranno la base
sociale futura dell'islamismo politico''.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
giugno 2011

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