lunedì 25 luglio 2011

Intervista Abu Saada

Egitto: attivista diritti umani, serve dialogo tra polizia e manifestanti
'Non è ragionevole un numero di feriti che supera il migliaio'
Il Cairo, 30 giu. -
(Aki) - ''La polizia deve cambiare strategia nei confronti dei manifestanti''. E' il commento di Hafez Abu Saada, presidente dell'Organizzazione egiziana per i diritti umani in un'intervista a AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, in merito agli scontri ancora in corso al Cairo che hanno provocato il ferimento di più di mille persone. ''Si tratta del primo scontro tra polizia e attivisti dopo che le forze dell'ordine hanno fatto la loro ricomparsa per le strade del Cairo'' dopo che la polizia è stata sciolta il 28 gennaio scorso, pochi giorni dopo l'inizio delle manifestazioni di piazza, continua l'attivista.
Secondo Abu Saada gli agenti dovrebbero imparare a dialogare con i manifestanti. ''Un numero di feriti superiore al migliaio è irragionevole. La nuova strategia della polizia dovrebbe essere di dialogo e persuasione nei confronti dei manifestanti, - continua Abu Saada - Questi ultimi hanno tutto il diritto di scendere in piazza come avviene in ogni parte del mondo''. "Coloro che hanno subito le violenze negli ultimi giorni non sono delinquenti, ma i figli dei martiri della Rivoluzione''. Secondo Abu Saada, è necessario che anche gli attivisti adottino tecniche rispondenti ai criteri di trasparenza, previsti in altri Paesi del mondo. ''La gente deve comunicare in anticipo dove intende manifestare e perchè - spiega Abu Saada - Centinaia di persone che si assembrano intorno al ministero degli Interni all'improvviso possono essere scambiati come dei malviventi''.
L'attivista parla della manifestazione dei familiari delle vittime dei 18 giorni piazza Tahrir (circa mille secondo le ultime stime del ministero della Salute egiziano, ndr) nel quaritere di Agouza di martedì sera che è stata all'origine degli scontri di ieri in piazza Tahrir. ''E' necessario aprire un'inchiesta sui mandanti della repressione. Non è possibile che i civili arrestati vengano processati da tribunali militari'', aggiunge l'attivista.
Giuseppe Acconcia e Hamid Hussein,
giugno 2011, Aki

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