giovedì 30 giugno 2011

Incontro Fatah-Hamas al Cairo

M.O.: al via secondo incontro Fatah-Hamas al Cairo, divisioni su nuovo premier
Il Cairo, 14 giu. -
(Aki) - E' iniziato al Cairo, in Egitto, il secondo incontro tra le
fazioni palestinesi Fatah e Hamas per la formazione di un governo di
unità nazionale con la mediazione egiziana. Lo riferisce il quotidiano
egiziano Al Ahram online. Il giornale sottolinea come il primo punto
in agenda dei colloqui riguardi il nome del nuovo primo ministro.
Nabil Sha'ath, esponente di Fatah che partecipa all'incontro, ha
dichiarato che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese
Mahmoud Abbas (Abu Mazen) presenterà oggi il nome del ''candidato di
Fatah''. Uno dei candidati proposti nelle scorse settimane, Salam
Fayyad, presidente del comitato centrale di Fatah, era stato duramente
criticato da Hamas. Il movimento che controlla la Striscia di Gaza
aveva posto come condizione per dare il via alla nomina del nuovo
primo ministro che il designato non fosse implicato in 'violazioni'
contro Hamas. Secondo la stampa palestinese, riportata da Al Ahram
online, il candidato alla carica di primo ministro di Hamas sarebbe
invece Jamal El-Khodary, guida del comitato che chiede la fine
dell'isolamento di Gaza.
Il primo incontro tra le fazioni palestinesi si era tenuto lo scorso 4
maggio con l'obiettivo di avviare un dialogo tra le due fazioni
palestinesi per la formazione di un governo ad interim in vista delle
elezioni parlamentari e presidenziali del prossimo anno. Il ministro
degli Esteri egiziano Nabil el Arabi, appena nominato Segretario
generale della Lega araba, aveva favorito l'avvio dei colloqui e
partecipato come mediatore.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia,
giugno 2011

Generale Yazal su agente Mossad

Egitto: generale Yazal, spia Israele coinvolta in scontri cristiani-musulmani
'Rapporti con stato ebraico piu' freddi'
Il Cairo, 14 giu. -
(Aki) - Il militare israeliano Ilan Chaim Grapel, arrestato nei giorni
scorsi in Egitto con l'accusa di spionaggio, "è coinvolto negli
scontri settari degli scorsi mesi tra cristiani e musulmani". E'
quanto afferma il generale Sameh Saif Yazal, ex esponente dei Servizi
segreti egiziani, Mukabarat, in un'intervista ad
AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL. L'arresto al Cairo del soldato israeliano
aveva suscitato non poche polemiche tra le forze politiche egiziane.
Grapel è stato accusato di essere una ''spia inviata dai servizi
segreti israeliani'' in Egitto, di aver ''fomentato lo scontro
interreligioso'' e il ''conflitto'' tra Consiglio supremo delle forze
armate, al potere dall'11 febbraio, e il popolo egiziano.
Le autorità israeliane negano l'appartenenza di Grapel al Mossad, ma
Yazal sostienche ''Israele nega perche' non vuole riconoscere il
fallimento nella gestione dell'agente''. Grapel è stato arrestato
dalle forze di polizia egiziane domenica ed è in custodia cautelare
per 15 giorni. Secondo il generale Yazal, il militare israeliano
sarebbe stato inviato al Cairo nei giorni in cui sono iniziate le
proteste contro l'ex presidente Hosni Mubarak. ''Grapel è un ufficiale
dell'esercito israeliano che ha partecipato alla guerra in Libano -
continua Yazal - ed è stato inviato dall'intelligence israeliana
durante le rivolte di piazza Tahrir''.
In merito alle operazioni in cui sarebbe coinvolto il soldato
israeliano in Egitto, Yazal denuncia un suo ruolo negli scontri tra
cristiani e musulmani degli scorsi mesi. ''Grapel, che era in possesso
di un passaporto israeliano originale, è stato avvistato in alcuni dei
luoghi in cui sono esplose le violenze interreligiose, in particolare
nel quartiere di Helwan. Ha incitato i musulmani contro i cristiani''.
Yalaz riferisce anche di contatti tra il soldato israeliano e giovani
dei Fratelli Musulmani per raccogliere informazioni in merito al
movimento. Sui rapporti con Israele, infine, il generale ammette che
''negli ultimi mesi si sono raffreddate rispetto all'era di Mubarak''.
(Hha-Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia,
giugno 2011

mercoledì 29 giugno 2011

Coalizione Wafd-Fratelli Musulmani

Egitto: W. Post, Fratelli Musulmani si preparano al voto con nuova coalizione
Alleanza con il Wafd dara' volto liberale al movimento in vista delle
elezioni di settembre
Il Cairo, 14 giu. -
(Aki) - In vista delle elezioni previste per settembre in Egitto, i
Fratelli Musulmani cercano alleanze per entrare in Parlamento con un
numero di rappresentanti che consenta loro di avere piu' che una voce
in capitolo nella politica del dopo-Hosni Mubarak. E cercando
alleanze, guardano a destra. Quella stretta con il Wafd, il piu'
antico partito liberale egiziano, per definire un'unica lista
elettorale in vista del voto, viene valutata dal Washington Post, come
una ''coalizione formidabile'', nonostante le rivalita' del passato
tra le due formazioni politiche.
Per Essam El Arian, vice presidente del partito Liberta' e Giustizia,
l'accordo con il Wafd e' solo l'inizio di un percorso che il partito
spera porti a una coalizione piu' ampia con altri gruppi e candidati
indipendenti. La speranza e' avere una forte rappresentanza nel primo
Parlamento dell'Egitto dalle dimissioni di Mubarak, l'11 febbraio
scorso. Anche perche', sottolinea il Washington Post, ''nessun partito
si prevede ottenga una schiacciante maggioranza'' nell'Assemblea che
dovra' scegliere i 100 componenti della commissione che dovra'
scrivere la nuova Costituzione dell'Egitto. (segue)
(Acc/AKI)
Egitto: W. Post, Fratelli Musulmani si preparano al voto con nuova
coalizione (2)
Il Cairo, 14 giu. -
(Aki) - Secondo Nabil Fahmy, ex ambasciatore egiziano negli Stati
Uniti, la nuova allenza scelta dai Fratelli musulmani e' solo
un'operazione di ''opportunismo politico''. E Fahmy, preside della
Scuola di Affari pubblici dell'American University del Cairo,
sottolinea infatti come la coalizione sia stata annunciata prima
ancora che vi sia la certezza che a settembre si terranno le elezioni.
Inoltre, secondo l'ex ambasciatore egiziano a Washington, e'
''sorprendente che l'annuncio'' della coalizione sia arrivato dopo il
tentativo promosso nelle scorse settimane di ''unificazione di tutti i
partiti liberali''. E ancora, stando a Fahmy, i Fratelli Musulmani
avrebbero soltanto dei vantaggi da un'alleanza con il Wafd perche'
''potrebbero proporsi con un nuovo volto liberale''. Cosi', nelle
parole del vice presidente del partito Liberta' e Giustizia El Arian
''ora che esiste, la nuova coalizione dettera' l'agenda elettorale''.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia,
adnkronos, 2011

martedì 28 giugno 2011

Il venerdì delle tribù in Siria

Siria: 16 le tribu' principali, la sfida ad Assad arriva dai clan
(Rif: 'Siria: attese nuove proteste contro Assad, e' il 'venerdi' delle tribu'')
Damasco, 10 giu. -
(Aki) - Gli attivisti dell'opposizione siriana avevano lanciato oggi
un appello a tutte le 16 tribù principali del paese, divise a loro
volta in vari clan, a scendere in piazza dopo la preghiera del venerdì
contro il presidente, Bashar al-Assad. La giornata di proteste,
ribattezzata il 'venerdi' delle Tribu'', era stata organizzata tramite
i social network per denunciare l'uso strumentale che, a parere dei
rivoltosi, e' stato fatto da al-Assad del tema dell'unita' nazionale
in opposizione alle rivendicazioni delle minoranze che popolano il
Paese.
Nel comunicato di uno dei movimenti che ha promosso l'iniziativa,
'Syrian Revolution 2011', si legge come anche "le tribu' sono dalla
parte dei rivoluzionari''. Sulla pagina Facebook del gruppo si citano
a questo proposito dei comunicati ufficiali delle principali tribu'
siriane, tra cui quella della citta' di Homs, nella Siria centrale, in
cui si precisa che i clan "sostengono la rivoluzione fin dal primo
giorno". Anche le tribu' della Siria sudoccidentale, incluse quelle di
Daraa, epicentro della rivolta, di Suweida e Quneitra, hanno
annunciato il loro sostegno alla rivolta "con tutte le loro forze".
Tutte le tribu' siriane sono di origine beduina. Secondo un censimento
ufficiale rappresentano l'11% della popolazione totale. Una delle
principali tribu' beduine e' la al-Naim, i cui membri vivono anche in
Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Emirati e Qatar. Le tribù siriane
sono diffuse su tutto il territorio, dalla zona al confine con l'Iraq
all'area vicino alla Turchia, lungo la costa settentrionale e nei
pressi della frontiera libanese. Le tribu' concentrate nella Siria
centrale parlano dialetti simili alle lingue parlate in Arabia
Saudita. Le tribu' del nord invece sono influenzate dal dialetto
iraqeno, mentre le tribu' che vivono nel sud parlano una lingua simile
al dialetto giordano. Gli uomini che appartengono a queste tribu'
indossano spesso vesti tradizionali rosse o bianche. Mentre le donne
indossano vesti tradizionali diversi in base alla regione di
appartenenza. (segue)
(Acc-Kal/AKI)
Siria: 16 le tribu' principali, la sfida ad Assad arriva dai clan (2)
Damasco, 10 giu. -
(Aki) - Si contano almeno sedici tribu' principali in Siria, divise a
loro volta in vari clan. La tribù dei Bani Khalid è una delle più
grandi del paese ed i suoi membri sono concentrari prevalentemente
nelle regioni centrali e meridionali. Le tribu' degli al-Mouali e
al-Hadidin, invece, si concentrano nella provincia di Hama. I
principali insediamenti della tribu' Bakkara si trovano invece intorno
alle città di Deir er Zor, Aleppo e Hassaké.
La tribu' di Bouchaban e' una delle piu' antiche in Siria e Iraq. Si
concentra nel nord del paese, come anche le tribu' Tai, al-Daim,
al-Aqidaat e Harb, mentre la tribu' al-Fadla vive nel nord della Siria
e sulle alture del Golan. La tribu' Aduan si concentra intorno alla
citta' di Ras al-Ain, al confine turco. La tribu' Anza e' concentrata
nell'area centrale e meridionale del paese. La tribu' Shamar si
concentra invece intorno all'antica citta' di Palmira, mentre la
tribu' al-Fara vive vicino alla citta' di Homs. La tribu' Jabour si
trova nel nordest del paese nei pressi delle citta' di Qamishli e Deir
al-Zour.
(Acc-Kal/AKI)

lunedì 27 giugno 2011

I mostri della notte

I mostri della notte

In principio l’oscurità trasformava ogni cosa,
camminare lungo una strada
o sui bordi del mare,
in un lampo la notte,
la terra gemeva in voci lamentose,
il mare si separava in
milioni di piccole onde,
gli alberi diventavano a forma di
draghi dai lunghi colli,
il vento portava musica di castelli vicini
pieni di armature e lepri arrostite,
l’erba pungeva come tenaglie
di malvagio alchimista,
i versi urlati di civette, gufi e corvi
venivano scambiate per voci di 100 megere,
l’ululato di cani randagi o lupi,
quel continuo abbaiare ansimato,
entrava nelle orecchie, le perforava
e andava diritto allo stomaco, nauseato,
pronto al vomito dopo l’assaggio
di cerchi di funghi giganti.
La leggenda dell’uomo diventato
balena costringeva ad avvertire
sensazioni di trasformazione nel corpo.
La leggenda della donna trasformata
in tempesta faceva temere
le conseguenze di piogge lunghe.
La leggenda del suono di arpa a metà
che ghiacciava terre e destini
faceva tappare le orecchie al passaggio.
Ma che nasceva da tanta paura?
Che buio? Che disperazione?
No, questo vogliono far credere
leggendo le storie di un’epoca antica,
perché il giudizio degli uomini
sull’uomo è tanto implacabile quanto inesatto.
L’età del mistero e della magia
garantiva una vita di voci
di fate e suoni incantati.

Giuseppe Acconcia
1,2,3,liberi tutti!, 2007

domenica 26 giugno 2011

La realtà è un imbroglio di Luca Ronconi


“La realtà è un imbroglio”. Inventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone Laborde
Il “fuori legge” tiene in pugno con le sue menzogne l’economia globale. E’ la vicenda del barone Laborde, l’efficace Massimo Popolizio, protagonista de “Inventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone Laborde” di scena al teatro Mercadante di Napoli fino al 9 marzo. Dopo l’adattamento teatrale del “Professor Bernhardi” di Arthur Schnitzler, Luca Ronconi cura la regia della commedia di Hermann Broch, scritta nel 1934.
Il furbetto di turno, millantatore, mitomane e ruffiano, punta nel proprio fascino e nell’abilità di aggirare il limite tra realtà e irrealtà per arricchirsi. Laborde si muove nei locali asettici di un hotel di lusso, rincorrendo spregiudicati intrighi finanziari, truffe internazionali, intrecci erotici e drammi individuali. Conquista la fiducia di Seidler, Massimo De Francovich, ricco banchiere, che copre in colpevole buona fede i suoi loschi affari. Coinvolge nelle alterne sorti dei titoli petroliferi della “Teheran Oil Syndicat” anche le calcolate relazioni con Agnes, Pia Lanciotti, figlia di Seidler, e la Baronessa Stasi, la bravissima Anna Bonaiuto, che dimostra di superare tutti in astuzia e lungimiranza.
Nell’infinita “rincorsa del denaro”, i dialoghi richiamano i tratti brillanti del vaudeville. La messa in scena propone trovate di grande effetto, quali il buio interrotto da fioche luci evocative, il bianco accecante degli arredamenti interni, il piano rialzato costruito con un’architettura mobile. Le camere dei protagonisti si spostano l’una nell’altra, unite dalla deprimente realtà di individui, spogliati della propria umanità, e costretti ad un improbabile suicidio. Le scene minimaliste di Marco Rossi richiamano gli interni dei corti “Cremaster” di Matthew Barney. Per qualche minuto un black-out improvviso costringe gli attori a muoversi nel buio e ad inciampare in ostacoli insignificanti, mentre il barone Laborde compie nell’oscurità la sua ultima truffa prima di lasciare la scena.

Giuseppe Acconcia
La Sicilia, 2007

sabato 25 giugno 2011

Intervista a blogger egiziana Manal

Egitto: blogger Manal, piu' spazio alle donne nell'era post-Mubarak
L'attivista chiede che siano rimossi gli uomini dell'ex presidente dalle universita' e dal sistema sanitario
Roma, 10 giu. -
(Aki) - ''Devono essere rimossi gli uomini di Mubarak dalle Università e dal sistema sanitario''. E' l'appello rivolto dalla blogger egiziana Manal Baheyedin Mohammed Hassan in un'intervista ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL rilasciata a margine del convegno 'La speranza scende in piazza. L'Europa e le primavere arabe' in corso a Roma. ''Le donne egiziane sono per l'indipendenza nel mondo accademico e per un piu' ampio accesso alle amministrazioni pubbliche'', spiega Manal. L'attivista anima insieme al marito Alaa il blog manaal.net e ha raccontato gli eventi di piazza Tahrir con gli occhi delle donne che erano scese in strada.
''Le donne sono sempre state protagoniste delle opposizioni egiziane'', spiega Manal. L'attivismo femminile ha accompagnato la formazione dei gruppi di opposizione fino alle manifestazioni di piazza Tahrir. ''Le donne erano tra i principali fondatori di Kifaya, movimento nato nel 2005 in opposizione alla rielezione dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak''. Secondo Manal, la vera svolta é arrivata con le rivolte del 25 gennaio che hanno dimostrato il ruolo fondamentale delle donne. ''Dottori e infermieri donna erano in piazza per curare i feriti. Molte donne hanno animato le discussioni di piazza. E le madri di ragazzi uccisi nelle manifestazioni hanno parlato nelle strade delle proteste'', racconta Manal. (segue)
(Acc/AKI)
Egitto: blogger Manal, piu' spazio alle donne nell'era post-Mubarak (2)
L'attivista descrive la rivoluzione del 25 gennaio al femminile
Roma, 10 giu. -
(Aki) - ''Le donne hanno spesso lavorato nell'ombra e subito piu' di altri la brutalita' della repressione'', aggiunge Manal. L'attivista sottolinea il ruolo da protagonista che le donne egiziane hanno avuto nella campagna promossa da molti movimenti a sostegno di una nuova Intifada nei Territori palestinesi. ''Sono state raccolte tonnellate di riso e poi consegnate ai palestinesi. Le donne egiziane sono in prima linea per la difesa dei diritti del popolo palestinese'', prosegue.
Ma ancora molto deve essere fatto per ottenere un vero cambiamento nelle societa' del nord Africa. ''La Rivoluzione muove i primi passi, ma i limiti imposti alle donne da un diritto di famiglia spesso poco egualitario ancora non sono stati rimossi''. E per questo anche il lavoro quotidiano puo' essere importante per agire su ''mentalita' caratteristiche della tradizione'', conclude la blogger.
(Acc/AKI)
giugno 2011, adnkronos,
Giuseppe Acconcia

venerdì 24 giugno 2011

Intervista ad attivista Cherifa Bouatta

Algeria: femminista, Bouteflika salvo da rivolte perche' 'compra' il popolo
Bouatta traccia differenza con islamiste, anche se manifestano abbiamo rivendicazioni diverse
Roma, 10 giu. -
(Aki) - Le rivoluzioni in corso nel mondo arabo non sono riuscite a travolgere il presidente algerino Abdel Aziz Bouteflika perche' riesce con l'economia a tenere in pugno la popolazione. Ne e' convinta la femminista Cherifa Bouatta, femminista, docente di psicologia clinica all'Universita' di Algeri e presidente dell'Osservatorio algerino sulla violenza contro le donne. ''L'apparato di potere in Algeria puo' distribuire denaro con cui 'compra' la pace sociale e questo ha bloccato le richieste dei manifestanti e permesso a Bouteflika di rimanere al potere - speiga ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL - Ma qualcosa e' cambiato e i movimenti hanno costretto anche il governo algerino a creare commissioni per le riforme''.
L'attivista, che e' tra i relatori della conferenza 'La speranza scende in piazza, l'Europa e le primavere arabe', in corso da ieri a Roma, diffida della possibilita' di mutare il regime dall'interno e prosegue la sua lotta da indipendente. ''Molte personalita' indipendenti si sono rifiutate di partecipare ai tentativi di riforma avviati dal governo e lo stesso ha fatto il movimento femminista'', dice, spiegando che, seppure con mezzi diversi da quelli di oggi, il movimento algerino per i diritti delle donne e' attivo da decenni.
''La generazione degli anni Sessanta non usa Internet per organizzare le proteste, ma nel corso degli anni e' stata comunque capace di formulare la sua richiesta di riforme'', dichiara. ''Il movimento femminista algerino si e' formato negli anni della guerra di liberazione'', prosegue, sottolineando come l'impegno delle donne abbia trovato sostegno sia nella componente nazionalista che nella sinistra algerina. ''Il femminismo e' stato parte fondamentale del movimento nazionalista algerino - prosegue - Ma le attiviste algerine hanno anche promosso l'uguaglianza delle donne attraverso i partiti clandestini di sinistra, dei quali sono state una parte determinante''. (segue)
(Acc/AKI)
Algeria: femminista, Bouteflika salvo da rivolte perche' 'compra' il popolo (2)
Roma, 10 giu. -
(Aki) - ''Negli anni Ottanta le donne algerine erano gia' organizzate in associazioni e protestavano in materia di diritto di famiglia'', racconta, ripercorrendo l'ascesa del movimento femminista dopo l'arresto subito negli anni bui della lotta al terrorismo interno in Algeria. ''Con l'avvio della lotta al terrorismo negli anni Novanta il femminismo e ogni rivendicazione sociale sono stati messi a tacere dal regime''. Con le rivolte di questi mesi, secondo l'attivista, qualcosa sembra essere cambiato per le donne algerine.
''Oggi siamo parte fondamentale nelle rivolte, rivendichiamo l'uguaglianza con gli uomini. L'esempio viene dalle insegnati in sciopero, dai medici e dalle associazioni di disoccupati composti principalmente da donne che continuano a manifestare ad Algeri''. In merito alla componente islamica nell'attivismo femminista, Bouatta sottolinea che gli obiettivi e i mezzi della lotta sono diversi. ''Anche se molte donne islamiche partecipano alle manifestazioni di piazza di questi mesi, la nostra lotta non e' la loro. Il principio di uguaglianza tra uomo e donna che tentiamo di proporre non coincide con le rivendicazioni delle islamiste'', conclude.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia
adnkronos, giugno 2011

Conferenza di Roma sull'Europa e le primavere arabe

M.O.: femministe, diritti riconosciuti a donne sara' misura successo rivolte
Attiviste arabe hanno un nuovo peso politico in Tunisia ed Algeria
Roma, 9 giu. -
(Aki) - ''La parita' di diritti che le donne riusciranno a ottenere sara' la misura della riuscita delle rivolte nei paesi arabi''. E' quanto emerge dall'intervento dell'attivista femminista algerina Cherifa Bouatta al convegno 'La speranza scende in piazza. L'Europa e le primavere arabe'', che si tiene a Roma fino all'11 giungo presso il Centro Studi Americani. L'evento ha riunito blogger e attivisti dei paesi coinvolti dalle recenti rivolte. ''I soprusi sulle donne tunisine sono venuti dal regime di Ben Ali e dalla sua polizia politica piu' che dagli islamisti'', ha dichiarato Sihem Bensedrine, tra le fondatrici dell'ong Kalima.
Secondo Bensedrine la nuova attenzione assicurata alle donne e' la conquista principale delle rivolte tunisine. ''Siamo riusciti ad approvare un codice elettorale che impone una divisione ugualitaria tra uomini e donne nelle liste elettorali'', ha affermato. Il secondo obiettivo raggiunto dalle rivolte tunisine e' la riforma della sicurezza di stato e della polizia politica. ''Le riforme della polizia si stanno attuando ascoltando le richieste della societa' civile tunisiana'', ha aggiunto. ''Cinque donne siedono nella commissione incaricata delle riforme costituzionali'', ha continuato.
Lilia Zaouali, docente di Scienza delle religioni presso l'Universita' Sorbona di Parigi e scrittrice tunisina, ha sottolineato la continuita' del pensiero femminista nella storia araba. ''Dalle femministe egiziane del '900 Nabawia Moussa e Hoda Sharawi abbiamo imparato a liberarci dell'idea paternalistica che gli uomini concedono i diritti alle donne - ha detto - L'idea dell'emancipazione femminile come chiave di lettura delle rivolte ha definito gli slogan delle proteste''.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
adnkronos giugno 2011

giovedì 23 giugno 2011

Colloquio con Tarek Ramadan, intellettuale e nipote di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani

Egitto: Ramadan, Fratelli Musulmani sono freno a riforme economiche
'Le rivolte hanno messo in luce gravi divisioni interne alla confraternita'
Roma, 9 giu. -
(Aki) - ''I Fratelli Musulmani non permetteranno riforme economiche secondo le richieste dei rivoluzionari''. E' quanto dichiara Tarik Ramadan, docente di Studi islamici all'Universita' di Oxford e nipote di Hassan Al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, in un'intervista ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL. Il presidente dello Europe Muslim Network, e' intervenuto alla conferenza 'La speranza scende in piazza. L'Europa e le primavere arabe', svoltasi al Centro Studi Americani di Roma.
Secondo lo studioso e' la gestione delle riforme economiche la vera sfida dei governi arabi, ma spesso gli organismi economici internazionali dettano l'agenda politica. ''Con l'ingresso del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale, la rivoluzione egiziana ha perso la sfida dell'indipendenza - afferma - Non sono gli islamisti il problema dell'Occidente, ma l'impossibilita' di uno sviluppo economico indipendente dai capitali internazionali''.
Ramadan sottolinea le divisioni interne alla confraternita. ''I Fratelli Musulmani non sono un movimento monolitico. Ci sono scontri tra correnti e generazioni'', dice. Secondo lo studioso, le divisioni sono state acuite dallo scoppio delle rivolte. ''L'alleanza postrivoluzionaria tra Esercito e Fratelli Musulmani mette ancor piu' in evidenza le tensioni interne alla confraternita''. Ramadan spiega che i Fratelli Musulmani osteggiano il concetto di ''secolarismo'' ma non la formazione di uno stato civile. (segue)
(Acc/AKI)
Egitto: Ramadan, Fratelli Musulmani sono freno a riforme economiche (2)
Roma, 9 giu. -
(Aki) - ''Il secolarismo nel mondo arabo e' inteso come l'imposizione di uno stato autoritario che ha il controllo sulle moschee - continua Ramadan - per questo gli islamisti preferiscono il concetto di 'stato civile'''. E proprio sui temi dell'integrazione delle minoranze, della partecipazione delle donne e del ruolo della legge islamica nello stato, Ramadan ammette che ''sono temi critici a cui la Fratellanza da' risposte diverse in ogni paese. Ad esempio in Tunisia, per il movimento islamista 'Nahda' anche un ateo puo' diventare presidente. IN molti paesi, proprio i Fratelli Musulmani potranno diventare i primi sostenitori dei diritti della donna e di una nuova Costituzione''.
Secondo Ramadan, questa eterogeneita' di vedute conferma l'assenza di una organizzazione interzazionale islamista con sede al Cairo ben strutturata. ''Lo sviluppo dell'islamismo politico va analizzato paese per paese e lo stesso varra' per stabilire le conquiste delle rivolte'', dice. In riferimento alla gestione del potere, Ramadan ammette che i Fratelli Musulmani devono ancora dimostrare di saper governare e interpretare il modello turco nei loro paesi.
''Nel caso sudanese, il leader dei Fratelli Musulmani al-Turabi si e' rivelato poco affidabile nel momento in cui ha ottenuto il potere'', spiega Ramadan. In riferimento alle rivolte e alle richieste spesso disattese di un'accelerazione, Ramadan crede che molto debba essere ancora fatto. ''Le rivoluzioni non sono finite. L'Esercito controlla ancora la Tunisia e l'Egitto, ora che i riflettori dei media internazionali si sono spenti. E l'attenzione internazionale non e' mai veramente arrivata ne' in Siria ne' in Yemen'', conclude Ramadan.
(Acc/AKI)
adnkronos, giugno 2011,
Giuseppe Acconcia

Cresce uso politico di Facebook

Egitto: studio, cresce uso 'politico' di Facebook e Twitter
Alcuni governi hanno imparato a sfruttare i social network
Il Cairo, 9 giu. -
(Aki) - Gli utilizzatori di Facebook nei paesi arabi, che hanno avuto un incremento del 30% dall'inizio dell'anno, fanno un ''uso politico'' del social network. E' quanto emerge da uno studio dell'Istituto di Studi politici di Dubai, rilanciato dal quotidiano egiziano al-Masry al-Youm. Il report parla di ''una crescita esponenziale'' di Facebook e Twitter in 22 paesi arabi, molti dei quali segnati dalle rivolte. L'Egitto ha registarto l'aumento piu' significativo, con due milioni di nuovi utilizzatori nel primo trimestre dell'anno.
La ricerca ammette che ''Facebook ha avuto una funzione di mobilitazione politica piu' che di network sociale''. Fadi Salem, direttore della scuola di Governance e del Programma di Innovazione, ha sottolineato il ruolo dei social network in funzione di mobilitazione politica. ''La crescita dei media sociali e il cambiamento nell'uso delle tecnologie hanno giocato un ruolo cruciale nella mobilitazione, rafforzamento e formazione delle opinioni dei manifestanti e nel sostenere il cambiamento tra i giovani del mondo arabo'', ha detto Salem.
Nelle interviste effettuate dai ricercatori, l'85% degli intervistati in Egitto e Tunisia hanno detto che ''i media sociali sono stati utilizzati per l'attivismo sociale e politico durante le rivolte''. Mentre il 65% degli intervistati ritiene che ''l'oscuramento di Internet ha rafforzato le aspirazioni dei movimenti di opposizione''. Secondo lo studio, grazie alle rivolte, alcune istituzioni dei paesi toccati dall'instabilita' politica hanno saputo utilizzare i media sociali per accrescere il loro controllo sulla societa' dei loro paesi. ''I governi della regione hanno risposto alla crescita dei media sociali in vari modi. Alcuni hanno cercato di bloccarli, altri li hanno usati per comunicare direttamente con i cittadini'', ha spiegato Racha Mourtadam, ricercatore dell'Istituto di Dubai.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
2011, adnkronos

mercoledì 22 giugno 2011

Intervista a Valentino Cattelan sulla finanza islamica in Italia

Finanza: Cattelan, 'islamica' crescera' con aumento flussi migratori
Garanzia depositi e proprieta' titoli limitano investimenti islamici in Italia
Roma, 8 giu. -
(Aki) - ''Le rivolte nel mondo arabo incideranno direttamente sui flussi migratori e questo determinera' una crescita della domanda di strumenti finanziari islamici''. E' quanto sostiene Valentino Cattelan, ricercatore dell'Universita' di Roma Tor Vergata ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL. ''Strumenti quali 'migrant banking', 'welcome banking' e prodotti specializzati per clienti musulmani saranno sempre piu' necessari anche in Italia'', aggiunge Cattelan.
In riferimento alla compatibilita' tra la legislazione italiana e gli strumenti di finanza islamica, Cattelan spiega: ''Non esistono limiti imposti alla finanza islamica dalla legge italiana, e' sufficiente applicare il regime di autonomia contrattuale delle parti''. Tuttavia, secondo Cattelan, l'Italia e' ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei: ''In Italia manca la volonta' politica di accrescere la quota di mercato gestita dalla finanza islamica''.
Rispetto agli accorgimenti normativi resisi necessari in altri Paesi europei, Cattelan cita l'esempio della Gran Bretagna. ''Nel Regno Unito esistono banche islamiche che agiscono in un regime ibrido. Viene applicata la disciplina dell'accesso convenzionale al risparmio ma si aggiungono strumenti di diritto islamico sul deposito partecipativo senza garanzia'', spiega il ricercatore. (segue)
(Acc/AKI)
Finanza: Cattelan, 'islamica' crescera' con aumento flussi migratori (2)
Roma, 8 giu. -
(Aki) - La possibilita' che presto in Italia vengano emessi 'sukuk', bond islamici, vede scettico Cattelan. ''Non vedo prospettive per l'Italia perche' non esistono progetti concreti ne' pubblici ne' privati in tal senso - continua il ricecatore - Sono stati avviati alcuni gruppi di ricerca per assorbire la liquidita' che viene dai paesi arabi, ma e' necessaria una riforma della proprieta' dei titoli non prevista nel sistema finanziario convenzionale italiano''.
A riguardo Francia e Gran Bretagna hanno rivisto il loro sistema fiscale nazionale, ''per evitare che un aumento dei costi tenesse lontani investitori arabi dai loro paesi'', commenta il ricercatore. Ma anche in italia ci sono esempi di transizioni avvenute secondo la legge islamica.
''L'Unione delle banche arabe europee (Ubae) e la Banca iraniana Sepah hanno proceduto a trasazioni in ottemperanza ai principi islamici in Italia'', rivela Cattelan. ''La Banca d'Italia e il Monte dei Pachi di Siena hanno avviato varie ricerche in questo senso'', aggiunge il ricercatore. (segue)
(Acc/AKI)
Finanza: Cattelan, 'islamica' crescera' con aumento flussi migratori (3)
Roma, 8 giu. -
(Aki) - Riferendosi al microcredito e alle assicurazioni come nuova frontiera della finanza islamica, Cattelan aggiunge: ''L'Islamic Development Bank ha avviato progetti di microcredito in Mali, Pakistan e Afghanistan per facilitare le esigenze delle popolazioni tribali e delle societa' tradizionali''. Inoltre, secondo il ricercatore, un sistema di assicurazioni islamiche e' gia' avanzato in molti paesi.
''In Malesia e negli Emirati arabi esiste gia' un sistema assicurativo islamico avanzato, che presto potrebbe arrivare anche in Italia'', continua Cattelan. ''In Italia esiste gia' un modello di mutua assicurazione perfettamente compatibile con il sistema islamico'', conclude il ricercatore.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia,
adnkronos, giugno 2011

martedì 21 giugno 2011

Intervista a Alessandro Brugnoni, presidente Assaif

Finanza: Brugnoni, 'islamica' rafforzata da rivolte nel mondo arabo
Le nuove frontiere sono la microfinanza e le assicurazioni
Dubai, 8 giu. -
(Aki) - ''Le rivolte nel mondo arabo rafforzeranno ulteriormente la finanza islamica nel mondo''. Lo sostiene Alberto Brugnoni, ex direttore di Merrill Linch Bank Italia e presidente dell'Associazione per lo sviluppo di strumenti alternativi e di innovazione finanziaria (Assaif), in un'intervista ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. ''I Paesi toccati dalle rivolte hanno vissuto la divaricazione tra una grande capacita' intellettuale e sistemi nazionali o tribali oppressivi che ne hanno limitato lo sviluppo - continua Brugnoni - ora potranno finalmente affermare l'indipendenza culturale del modello arabo''.
Riferendosi ai dati che parlano di tassi di crescita mondiali della finanza islamica vicini al 20% annuo, Brugnoni chiarisce come ancora molto debba essere fatto per accordare il giusto peso a un sistema finanziario islamico. ''La finanza islamica cresce a tassi incredibili e tocchera' un fatturato di 4 o 5 trilioni nel 2020''. Nonostante questo, ammette l'analista, ''la finanza islamica resta un mercato di nicchia che non ha conosciuto la crisi della finanza convenzionale''.
Brugnoni sottolinea come la crisi economica globale non abbia toccato questo settore. ''In base alla legge islamica e' permessa la cartolarizzazione soltanto su asset reali - continua Brugnoni - ma questo non ha inciso sulle performance generali delle attivita' finanziarie islamiche nonostanti la crisi economica globale''. E l'Italia non fa eccezione: se alcuni dati hanno mostrato una crescita inferiore a quella globale, Brugnoni rassicura. ''Solo la Gran Bretagna, in Europa, ha una marcia in piu' nell'applicazione di strumenti finanziari islamici", spiega. (segue)
Finanza: Brugnoni, 'islamica' rafforzata da rivolte nel mondo arabo (2)
Dubai, 8 giu. -
(Aki) - L'Italia, prosegue, "e' dunque in linea con gli altri Paesi europei e ha dovuto scontare i limiti imposti dal retaggio culturale improntato sullo scetticismo nei confronti di strumenti finanziari non convenzionali e per i limiti imposti dal fisco nazionale''.
In particolare, Brugnoni fa parte di un gruppo di lavoro dell'Abi che sta valutando la possibilita' di emettere sokuk, ovvero bond islamici in Italia. ''E' stato costituito un gruppo di lavoro di professionisti in vari settori per superare i limiti normativi sull'emissione di bond che rispettino la legge islamica in Italia''. In questo senso sono stati fatti gia' molti passi avanti. ''In attesa di nuove regolamentazioni in materia, esistono gia' in Italia delle 'investment banking' che operano secondo i principi islamici''.
Sul tema dell'innovazione dei prodotti nel sistema shariatico, considerato spesso come statico e non in grado di gestire la complessita' contemporanea, Brugnoni ribatte: ''Il limite dell'innovazione nei prodotti forniti dalla finanza islamica non e' da ricercare nella legge islamica. La sharia e' uno strumento che ha permesso la diffusione di ogni tipo di prodotti innovativi: dalle assicurazioni al project finance, fino a prodotti specifici rivolti ai consumatori''. (segue)
Finanza: Brugnoni, 'islamica' rafforzata da rivolte nel mondo arabo (3)
Dubai, 8 giu. -
(Aki) - D'altra parte, esistono dei settori in cui la finanza islamica e' ancora indietro. L'economista cita due esempi: microfinanza e istituti assicurativi. ''Nella prossima World Islamic Conference di Malta si tentera' di definire un piano islamico sulla gestione di progetti di microfinanza fino ad ora lasciati al sistema convenzionale''. Inoltre, le ''assicurazioni islamiche conquistano nuovi spazi, anche le Assicurazioni generali stanno siglando accordi nel Golfo per ampliare questo mercato'', conclude Brugnoni.
Secondo l'analista, particolare rilievo ha ''l'imprenditorialita' femminile'' all'interno del sistema della finanza islamica. I vertici di molti istituti di credito islamici sono infatti donne: ''i banchieri centrali in Malaysia, Pakistan e delle fondazioni islamiche, awqaf, sono gestite da donne''.
In merito a un parallelo tra gli obiettivi della finanza etica e del no-profit con la finanza islamica, Brugnoni aggiunge che ''i principi della Banca popolare etica si ritrovano nelle banche islamiche, per questo i presupposti sono gli stessi, sebbene la finanza etica non abbia limiti di intermediazione con tassi di interesse''.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia
giugno 2011, adnkronos

Sciolte amministrazioni pubbliche

Egitto: Il Cairo, tutte le amministrazioni locali sciolte in 2 settimane
Portavoce Sharaf, e' decisione del governo
Il Cairo, 7 giu. -
(Aki) - ''Entro due settimane saranno sciolte tutte le amministrazioni locali''. Lo ha annunciato Ahmad Al-Samman, portavoce del primo ministro egiziano Essam Sharaf, in un'intervista televisiva rilanciata dal quotidiano al-Masrawy. ''Nonostante non ci siano sentenze che chiedono lo scioglimento dei governatorati, sara' il governo a intervenire in questo senso'', ha precisato Samman.
Uno dei promotori dello scioglimento delle amministrazioni locali e' stato l'avvocato Hani Mokhtar. ''Dal 25 gennaio le amministrazioni locali hanno perso credibilita' perche' sono formate quasi completamenti da ex membri del Partito nazionale democratico (Pnd)'', ha denunciato l'avvocato.
Il Pnd del deposto presidente egiziano Hosni Mubarak, in custodia cautelare a Sharm El Sheikh e' stato sciolto con una sentenza della procura generale del Cairo. Molti membri del partito continuano pero' a ricoprire le loro cariche. ''Il Pnd non faceva gli interessi del paese, ma permetteva corruzione politica e menzogna sistematica'', ha aggiunto l'avvocato Mokhtar.

Giuseppe Acconcia,
giugno 2011 adnkronos

lunedì 20 giugno 2011

La lunghezza della guerra in Libia indebolisce i ribelli

Libia: Icg, guerra lunga indebolisce i ribelli
Lo stallo libico potrebbe portare alla formazione di una forza di peecekeeping
New York, 6 giu. -
(Aki) - ''Lo stallo militare in Libia sta indebolendo il fronte anti-Gheddafi''. E' quanto emerge da un report dell'International Crisis Group (Icg). ''Il tempo non e' dalla parte dei gruppi di opposizione'', si legge nel documento. Secondo l'Icg, ''l'opposizione libica non ha ancora un'agenda che definisca le fasi della transizione e della costruzione istituzionale''. In merito ai falliti tentativi di imporre un cessate il fuoco, l'Icg aggiunge: ''Il cessate il fuoco e' la precondizione all'avvio del negoziato''.
L'istituto di ricerca degli Stati Uniti riferisce di iniziative che coinvolgono ''l'Unione africana e la Lega araba per favorire la formazione di una forza di peecekeeping guidata dalle Nazioni Unite''. Nel report dell'Icg, si sottolineano le differenze nella costruzione nazionale della Libia e altri paesi del Nord Africa. ''Mentre il processo di costruzione nazionale in Egitto e Tunisia aveva preceduto i regimi di Hosni Mubarak e Ben Ali, la Jamahiriya libica e' una creazione personale di Gheddafi''. Secondo l'Icg, il regime di Gheddafi ha ''escluso il principio della rappresentanza politica e ha impedito la formazione di partiti politici''. ''Il risultato e' l'assenza, da una parte, di una societa' civile libica e, dall'altra, di istituzioni nazionali formali'', aggiunge il report.
Il 'modello libico' ha fatto si' che il regime di Gheddafi di ''dipendesse dalla solidarieta' tribale per rafforzare la base del potere''. Questo metodo ha coinvolto anche l'Esercito. ''La Jamahirya ha indebolito anche le istituzioni militari libiche, disorganizzate e sottoequipaggiate'', aggiunge l'Icg. In merito alla possibilita' che le forze di opposizione guadagnino terreno, il report dell'Icg ammette che ''la rivolta e gli sforzi militari sono stati disorganizzati. ll Consiglio Nazionale di transizione sta facendo dei progressi nello sviluppare strutture politiche e militari nell'est del Paese, ma non c'e' alcun segno di un maggior coinvolgimento nel resto del Paese'', conclude il documento.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
giugno 2011, adnkronos

La technique de la culture gratuite

La technique de la culture gratuite

S’il faut pas payer,
tout le monde est-là.

Tu sais rien de rock?
-Il y a un concert rock gratuit de n’importe qui.
-On y va, alors.
Povero lo squattrinato.

Tu sais rien de penture?
-Il y a un musée gratuit des sculptures de Rodin.
-On y va, alors.
Povero lo squattrinato.

Tu sais rien d’histoire grecque?
-Il y a un cours gratuit de Canfora.
-On y va, alors.
Povero lo squattrinato.

S’il te paye pas,
Tout le monde bosse-là.

Tu sais rien de journalisme?
-Un mois de stage pas payé,
comme ça tu peux apprendre tout,
TOD EINES PRAKTIKANTEN.

Tu sais rien de recherche?
-Trois mois de stage pas payés,
ça te donne l’éxpèrience,
TOD EINES PRAKTIKANTEN.

Tu sais rien de check-in à l’aéroport?
-Trois mois de stage pas payés,
ça changera tout,
TOD EINES PRAKTIKANTEN.

Tu sais pas faire le bagagiste?
-Pour trois mois tu peux vivre
avec les pourboires des américains,
TOD EINES PRAKTIKANTEN.

Dans un monde qui pue les frics
la culture gratuite tues.

Giuseppe Acconcia
1,2,3, liberi tutti!, 2007

sabato 18 giugno 2011

Chantecler: messaggero della terra

Chantecler, il “messaggero della terra”


Dall’autore di Cyrano de Bergerac, Edmond Rostand, il teatro Mercadante di Napoli ha proposto per la prima volta in Italia, il dramma a colori Chantecler, con la regia di Armando Pugliese e la traduzione di Enzo Moscato. L’opera, presentata nel 1910 dopo 10 anni di silenzio dell’autore, ripropone l’infinito conflitto tra la luce del canto e l’ombra dell’istinto in forma di favola espressiva.
Il gallo Chantecler è l’unico uccello a precedere con il suo verso il sorgere del sole. Ma gufi, allocchi, pavoni, faraone e rigogoli, spinti da istinti di vendetta, violenza e tradimento lo costringono ad un combattimento che potrebbe decidere la usa fine. Gli animali tipizzati riproducono vizi e disuguaglianze sociali completamente umani. Rostand rivisita le commedie di Aristofane con sperimentalismo scenico e dialoghi crudi ma esilaranti.
L’ambientazione unitaria, ricca, surreale, molto apprezzata nei teatri europei della belle époque, resta intatta nell’adattamento di Pugliese. Per l’intero primo atto, una fitta rete sostituisce il sipario. Il palco avanzato dà la necessaria profondità scenica alle azioni dei 25 attori e dei 5 musici. Il potenziale impatto dell’imponente messa in scena viene, però, frenato da un uso troppo spesso inorganico e limitato della coralità mentre i singoli movimenti degli attori-animali sembrano di frequente poco armonici. I costumi dai colori sgargianti di Silvia Polidori, le maschere grottesche indossate dagli attori e le varie fonti di luce trasformano alcune scene in quadri di Ensor. Le musiche di Enzo Gragnaniello, eseguite dal vivo ed affiancate da campionature di ambiente e suoni di strumenti arcaici, rafforzano l’azione. Dialetti ed accenti ravvivano dialoghi a volte intervallati da anacronismi e conclusioni forzate. Un’epidemia decima gli animali della foresta mentre i fucili degli uomini cancellano il canto di Chantecler che, come la “neomelopea”, ha vita breve, dura quanto la fine di una notte che attende la nuova alba.

Giuseppe Acconcia
Rivista Lab, 2007

Conflitto israelo-palestinese: Quds, Naksa e Naqba

M.O.: Quds, Naksa e Naqba, i tre giorni che hanno fatto la storia di Israele
Gerusalemme, 7 giu. -
(Aki) - La giornata del Quds, ovvero Gerusalemme, chiude i tre giorni di commemorazione della 'Naksa', 44esimo anniversario della fine della guerra dei '6 giorni' del 1967. In questa occasione si è registrato un terzo tentativo consecutivo da parte di attivisti palestinesi di violare le frontiere dello Stato di Israele attraverso il valico di Rafah in Egitto, le Alture del Golan in Siria e il Sud del Libano. Gli attivisti hanno lanciato una pagina su Facebook dal nome 'il giorno della fedelta' a Gerusalemme' in cui hanno proposto una marcia verso la moschea Al-Aksa di Gerusalemme. I due tentativi precedenti i oltrepassare i confini israeliani hanno coinciso con la giornata della 'Naqba', ovvero il 63esimo anniversario dalla fondazione dello Stato di Israele, e con il primo giorno di 'Naksa', lo scorso cinque giugno.
Nello Stato di Israele la giornata del 'Quds' celebra la riunificazione di Gerusalemme sotto la sovranita' israeliana. I soldati israeliani entrarono a Gerusalemme est, controllata fino a quel momeno dall'esercito giordano, e qualche settimana dopo la Knesset, il Parlamento israeliano, emanava una dichiarazione che estendeva la sovranita’ israeliana dalla parte occidentale della citta' a quella orientale. Una giornata del Quds venne anche istituita dopo la Rivoluzione iraniana del 1979 dall'ayatollah Ruhollah Khomeini nell'ultimo venerdi' di Ramadan. Le celebrazioni iraniane denunciano l'occupazione israeliana dei Territori palestinesi.
La giornata del Quds chiude le celebrazioni per la 'Naksa', commemorazione della fine della guerra dei '6 giorni'. Nel giugno del 1967, l'esercito israeliano metteva fine al conflitto con i Paesi arabi vicini occupando le Alture del Golan, la Striscia di Gaza, la penisola del Sinai e prendendo il controllo di Gerusalemme est e della Cisgiordania. Le manifestazione organizzate la scorsa domenica ai confini dello Stato d'Israele in occasione del giorno della 'Naksa' hanno provocato l'uccisione di almeno 23 persone e il ferimento di decine di palestinesi da parte dell'esercito israeliano. (segue)
(Acc/AKI)
M.O.: Quds, Naksa e Naqba, i tre giorni che hanno fatto la storia di Israele (2)
Gerusalemme, 7 giu. -
(Aki) - Il primo tentativo di violare i confini israeliani si era registrato il 13 maggio scorso nel giorno della 'Naqba', 63esimo anniversario della fondazione di Israele. La 'Naqba' o 'catastrofe' per i Paesi arabi, ricorda la nascita di Israele nel 1948. Nel maggio del 1948, David Ben Gurion dichiaro' unilateralmente l'indipendenza dello Stato di Israele provocando l'immediata reazione dei Paesi arabi limitrofi. Nell'anniversario, attivisti in difesa dell'indipendenza dei Territori palestinesi avevano tentato di oltrepassare i confini israeliani. L'esercito israeliano aveva fatto fuoco provocando la morte di 14 persone e il ferimento di decine di manifestanti.
I tentativi delle ultime settimane di entrare nello Stato di Israele da parte di attivisti palestinesi fanno parte della retorica jihadista di mettere in atto una 'terza Intifada'. La campagna nata su Facebook 'Conto alla rovescia per la terza Intifada' ha raccolto quasi 400.000 contatti di sostegno. Dopo le manifestazioni che hanno portato al rovesciamento del regime dell'ex presidente egiziano Hosni Mubrak, il conflitto israelo-palestinese e' tornato in una fase accesa. L'Egitto e' stato il primo Stato arabo a riconoscere lo Stato di Israele. Negli ultimi mesi molte forze politiche egiziane, tra cui i Fratelli Musulmani, si sono espresse per una revisione del Trattato di pace tra Egitto e Israele. Inoltre, proprio al Cairo e' stata sancita la riconciliazione tra le fazioni palestinesi di Fatah, che controlla la Cisgiordania, e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. E' stato avviato cosi', con la mediazione del ministro degli Esteri egiziano Nabil El Arabi, un negoziato per la formazione di un governo unitario nei Territori palestinesi che prepari alla dichiarazione di indipendenza.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
giugno 2011, adnkronos

venerdì 17 giugno 2011

Intervista a Baccouche sulla Tunisia

Tunisia: ambasciatore Baccouche, progresso solo se Libia e' stabile
Societa' civile tunisina protagonista della transizione
Roma, 6 giu. -
(Aki) - ''Solo una Libia pacificata puo' garantire il progresso della Tunisia e gli interessi che i due Paesi hanno in comune''. E' quanto dichiara ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL Hedi Baccouche, ambasciatore tunisino a Roma ed ex primo ministro. ''Il governo provvisiorio deve favorire le condizioni per una consultazione democratica - aggiunge Baccouche a margine del convegno 'Orizzonti arabi. Nuova geopolitica post rivoluzionaria', organizzato dalla Fondazione Bettino Craxi e dal Centro Culturale Averroe' - che elegga l'Assemblea costituente e organizzi i poteri presidenziali. Solo questo fara' tornare il popolo tunisino al lavoro e la sicurezza e l'ordine nel paese''.
''Dopo la censura del regime di Ben Ali sulle associazioni per i diritti dell'uomo e sui sindacati, finalmente la societa' civile tunisina e' protagonista di questa fase di transizione per permettere elezioni libere e trasparenti'', ha aggiunto Baccouche. Secondo l'ambasciatore tunisino a Roma, le elezioni parlamentari dovrebbero essere posticipate. ''La data del 6 ottobre potrebbe non essere confermata - afferma - Tutti devono avere il tempo di organizzarsi per evitare un Parlamento monocratico. Questo permetterebbe a un gran numero di piccoli partiti di partecipare''.
Baccouche aggiunge che due forze tentano ancora di fermare un corretto percorso di transizione, ''i nostalgici del vecchio regime'' e i ''militanti rivoluzionari dogmatici'', emtrambe forze che ''praticano la politica del peggio'', spiega Baccouche. ''La rivoluzione finira' per far vincere il diritto e la legittimita' democratica. Questa e' la prima condizione per creare un Maghreb unito e per accrescere la cooperazione con l'Europa'', conclude Baccouche.
(Acc/AKI)

adnkronos,
Giuseppe Acconcia,
giugno 2011

giovedì 16 giugno 2011

Intervista all'Ambasciatore somalo a Roma

Yemen: ambasciatore somalo, tribalismo male comune, mina spirito nazionale
'In Somalia si eviti il vuoto del periodo transitorio'
Roma, 6 giu. -
(Aki) - ''Somalia e Yemen hanno in comune il tribalismo che minimizza lo spirito nazionale''. E' quanto dichiara l'ambasciatore somalo a Roma, Nur Hassan Hussein, ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL. ''In Somalia, l'indebolimento del governo centrale ha portato alla guerra civile e ai signori della guerra, accrescendo l'attaccamento alle tribù di appartenenza. Lo stesso sta avvenendo in Yemen'', spiega Hussein a margine del convegno 'Orizzonti arabi. Nuova geopolitica post rivoluzionaria', organizzato dalla Fondazione Bettino Craxi e dal Centro Culturale Averroe'.
Riguardo al lungo e delicato conflitto somalo, l'ambasciatore Hussein aggiunge: ''Il governo di transizione, con l'aiuto del contingente internazionale, lotta contro la radicalizzazione e fa progressi enormi nell'assicurare la sicurezza''. In merito al comunicato del gruppo di contatto sui tempi per le prossime elezioni in Somalia, l'ambasciatore aggiunge che, ''per evitare un vuoto di potere, i somali e la comunità internazionale devono decidere al più presto se estendere il periodo transitorio o indire immediatamente elezioni presidenziali e parlamentari''.
(Acc/AKI)
adnkronos, giugno 2011,
Giuseppe Acconcia

mercoledì 15 giugno 2011

Intervento dell'Ambasciatore libico a Roma

Libia: Gaddur, Occidente ha aiutato regime Gheddafi a esistere
'Ma siamo grati dell'intervento della Comunita' internazionale'
Roma, 6 giu. -
(Aki) - ''L'Occidente ha aiutato il regime libico fino all'attacco della Nato''. E' l'accusa che arriva dall'ambasciatore libico a Roma, Abdul Gaddur, intervenuto al convegno 'Orizzonti arabi. Nuova geopolitica post rivoluzionaria', organizzato dalla Fondazione Bettino Craxi e dal Centro Culturale Averroe'. ''Le manifestazioni dei libici sono state pacifiche e civili, ma il regime ha risposto con la violenza - ha continuato Gaddur - Anche noi fino a un certo momento abbiamo lavorato con il regime, ma avevamo la speranza di trasformare la Libia in un paese moderato, questo non e' avvenuto''.
''I giovani libici ora parlano un'altra lingua, fatta di Internet, Facebook e liberta''', ha continuato Gaddur nel suo intervento. ''Le rivolte libiche sono rivoluzioni popolari che non hanno le stesse radici delle proteste in Egitto e Tunisia. La Libia e' un paese ricco e poco popolato'', ha aggiunto Gaddur sottolineando l'unicita' degli eventi in Libia.
''Abbiamo chiesto noi stessi alla Nato di intervenire - ha continuato Gaddur - dopo il discorso di Gheddafi in cui minacciava di radere al suolo Bengasi''. ''Siamo grati per l'intervento della comunita' internazionale, che prima di intervenire ha chiesto l'approvazione del Consiglio transitorio e della Lega araba''. ''In Libia non c'e' una guerra civile, ma uno scontro del popolo contro il regime''. Per sottolineare la diversa condizione delle forze sul campo, Gaddur ha aggiunto: ''Cirenaica e Misurata sono armate, mentre la Tripolitania e' un carcere. Il prezzo della liberta' e' alto e abbiamo deciso di pagarlo''.
(Acc/AKI)
aki, 2011, Giuseppe Acconcia

martedì 14 giugno 2011

Intervista a Mohammed Mursi

Egitto: leader islamici moderati, tenuta Fratelli Musulmani e' a rischio
Mursi, Scissioni sono minaccia, nessun conflitto tra confraternita e partito politico
Il Cairo, 6 giu. -
(Aki) - ''La tenuta dei Fratelli Musulmani e' a rischio con le ultime scissioni, che hanno paortato alla nascita del partito Wasat e del movimento riformista di Abdel Fotuh''. Lo dichiara in un'intervista ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL Mohammed Mursi, presidente del partito dei Fratelli Musulmani 'Liberta' e Giustizia'. Il leader del principale partito emanazione della fratellanza teme le ripercussioni della frammentazione delle correnti interne alla confratenita che hanno portato nelle ultime settimane alla formazione di almeno tre movimenti politici moderati di centro e di ispirazione islamista.
''Liberta' e Giustizia lavora a un programma che rappresenti gli obiettivi della nostra decennale militanza politica - continua Mursi - Se le altre formazioni avranno una base comune alla nostra non e' possibile fondare partiti che sono uno la copia dell'altro. Se invece le posizioni risultassero completamente divergenti, non saremo noi a fare un passo indietro, certi principi non possono essere messi in discussione''.
Mursi fa riferimento alle polemiche nate in seguito alle dichiarazioni di uno dei leader riformisti della fratellanza, Abdel Fotuh, pronunciatosi a favore delle coversioni dall'Islam al Cristianesimo. ''Tutti i cittadini egiziani, compresi donne e copti, partecipano largamente a 'Liberta' e Giustizia', ma rispettano alcuni valori comuni'', conclude Mursi. Il leader dei Fratelli Musulmani commenta la polemica scoppiata in Egitto in merito alla formazione del suo partito, che ha basi religiose. ''Non temiamo un conflitto tra confraternita e partito politico, la prima si occupa di temi generali, il secondo e' invece aperto a tutti i cittadini e si basa su un programma condiviso''. (segue)
(Acc/AKI)
Egitto: leader islamici moderati, tenuta Fratelli Musulmani e' a rischio (2)
Il Cairo, 6 giu. -
(Aki) - Rispetto alla possibilita' che affiliati al Partito nazionale democratico dell'ex rais Hosni Mubarak possano formare nuovi partiti o partecipare alle prossime elezioni, Mursi non ha dubbi: ''Tutti i membri del partito di Mubarak sono stati coinvolti in illeciti, dall'ex presidente fino all'ultimo rappresentante nei governatorati. Per questo motivo dovranno essere tutti esclusi dalla competizione elettorale''.
In riferimento alla repressione subita dagli affiliati della confraternita durante il regime di Mubarak, Mursi spiega: ''L'azione della fratellanza e' stata indebolita notevolmente anche nelle associazioni caritatevoli, nelle scuole e negli ospedali dalla politica repressiva del regime di Mubarak. Ma ora non c'e' piu' neppure un membro dei Fratelli Musulmani in prigione, questo e' uno dei piu' grandi risultati della rivoluzione''. Il passo successivo e' quello delle elezioni, con 'Libertà e Giustizia' tra i partiti che, al momento, raccolgono i maggiori consensi. ''E' possibile che non otterremo la maggioranza - precisa però Mursi - e che saremo un blocco tra altri, ma questo deve essere il risultato di una corretta competizione elettorale''.
''Chi affronta la questione delle percentuali di seggi in Parlamento chiedendo un accordo preventivo che imponga a 'Liberta' e Giustizia' un limite massimo, commette un grave errore'', continua il politico, riferendosi ai limiti che le altre forze politche vorrebbero porre al numero di seggi delle formazioni islamiche. Per ora, Mursi continua a pensare alla lotta di piazza e non esclude la partecipazione del suo partito a nuove manifestazioni. ''Un buon lavoro che trasformi 'Liberta' e Giustizia' in un partito di governo - conclude - non e' in contraddizione con la partecipazione alle manifestazioni che verranno organizzate da qui al giorno delle elezioni''.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia,
adnkronos, 2011

lunedì 13 giugno 2011

L'istinto teatrale di Napoli

L’istinto teatrale di Napoli


Dopo un’intensa quattro giorni di teatro, installazioni, laboratori, giovani compagnie e incantatori di serpenti si è concluso il prologo alla prima edizione del Festival del Teatro che si terrà a Napoli nel prossimo giugno. I tendoni allestiti nel porto, due gigantesche navi-ostello e i teatri della città hanno rievocato l’antico spirito farsesco partenopeo. Napoli ha un istinto teatrale: dai vicoli dei quartieri spagnoli dei dipinti di Caravaggio alle maschere della Commedia dell’Arte, dai drammi eduardiani ai più importanti registi italiani contemporanei quali Mario Martone, Pippo Delbono ed Antonio Latella che hanno lavorato per e con la città.
“Napoli è una città ferita il cui corpo sta male- dice Mario Martone intervenendo al festival -. Ci si attrezza alla perdita della speranza nella rete linguistica e di connessioni in cui si tengono i napoletani per non morire”. Martone ha iniziato il suo lavoro di regista teatrale a Napoli nel 1976 creando il gruppo Falso Movimento con gli esperimenti metropolitani di “Dallas 1983”, “Rosso Texaco” e “Tango glaciale”. Da questa esperienza è nata, dieci anni dopo, la compagnia Teatri Uniti che ha reso celebre Martone con film e documentari quali “Morte di un matematico napoletano”, “L’amore molesto” e “Caravaggio, ultimo atto” che hanno tutti Napoli come costante protagonista. Per questo prologo del Festival del Teatro Mario Martone ha curato “Falstaff. Un laboratorio napoletano” coinvolgendo in qualità di attori alcuni ragazzi detenuti sull’isola di Nisida. Falstaff, il brillante Renato Carpentieri, metà italiano e metà napoletano, è un perfetto compendio delle virtù e dei vizi della città. Dicendosi “vigliacco per istinto”, Falstaff sopravvive attraverso le menzogne trasformando l’istinto in dovere.
“Il successo dei festival europei come quello di Avignone - sostiene Pippo Delbono intervenendo al prologo - è possibile grazie ad un decentramento culturale che porta centinaia di persone a teatro anche nei piccoli villaggi francesi. I festival non si inventano né si impongono dall’alto. In Italia, infatti, si è arrestato il fiorire di compagnie teatrali degli anni passati.” Pippo Delbono ha iniziato a recitare proprio a Napoli alla fine degli anni ‘70. Deviando da un futuro da cadetto di Pozzuoli, Delbono ha lavorato come attore con le compagnie del Teatro Nuovo. Qualche anno dopo nel manicomio di Aversa, durante un laboratorio teatrale, Delbono ha conosciuto Bobò, un paziente più vivo dei “noiosi attori”, che da “Barboni” in poi è il protagonista dei suoi spettacoli. Ma non solo, la città è al centro di “Grido”, suo ultimo lungometraggio. Interamente girato a Napoli, ripercorre senza sceneggiatura e con slanci poetici i luoghi della sua vita nel tempo della città.
L’istinto teatrale di Napoli vive nella delusione di una realtà decadente a cui corrisponde una vivacità culturale che ha permesso l’assegnazione con merito del progetto per il festival del teatro con la necessità di trasformare lentamente il dovere dell’istinto nel sapere dell’istinto.

Giuseppe Acconcia
Lab, 2007

domenica 12 giugno 2011

Ubu Buur con Mandiaye N'Diaye e gli amici di Diol Kadd

Ubu buur, “Merdrasa” che festa in teatro!


Antonin Artaud riconobbe in Alfred Jarry il precursore di un nuovo teatro, capace senza parole di stravolgere il pubblico al punto di costringerlo nudo. E’ quasi questa l’atmosfera creata dalla compagnia del Teatro delle Albe di Ravenna e dalla regia di Marco Martinelli nell’adattamento dell’Ubu re o Ubu buur (re in wolof, lingua del Senegal), scritto da Alfred Jarry, appena quindicenne, e presentato a Napoli in occasione del Festival del Teatro.
Il teatro San Ferdinando, ristrutturato da pochi mesi, è di per sé un luogo assai bizzarro, incastrato tra palazzi di cui serve da fondamenta. Buio, luci accecanti e fumogeni disorientano all’ingresso lo spettatore, coinvolto già dalle prime danze degli attori, soprattutto giovani e piccoli contadini, tassisti e studenti del villaggio di Diol Kadd in Senegal, paese natale del protagonista Mandiaye N’Diaye (Padre Ubu) e da suoni e gesti della bravissima Ermanna Montanari (Madre Ubu), glaciale nel bianco del suo viso.
Padre Ubu, ucciso il Re Venceslao, elimina ad uno ad uno i suoi compagni di battaglia trasformandosi in un dittatore sanguinario. Ma Brughelao, figlio di Venceslao, è pronto a spodestarlo. La tragi-commedia del potere descrive la barbarie post-coloniale che dilania senza tregua non solo l’Africa, ma qualsiasi paese, o meglio un’indefinita “Polonia”. La preparazione e il debutto dello spettacolo nel minuscolo villaggio di Diol Kadd giustificano le piccole imprecisioni della messa in scena nell’adattamento ai teatri europei.
Il vero interesse di questo Ubu buur è nel linguaggio, coscienza del mondo. Il dialetto e l’accento romagnolo, l’improbabile ed estemporaneo “polacco”, il francese di per sé allitterato e divertito del testo di Jarry, l’avito wolof degli attori e l’italiano pop-scombussolato costruiscono un nuovo linguaggio che supera le traduzioni diventando lingua comune. Il pubblico è sconvolto dall’assalto dei guerriglieri che puntano le armi contro ogni spettatore e si rende partecipe delle dionisiache danze finali.

Giuseppe Acconcia,
Rivista Lab, 2007

sabato 11 giugno 2011

Gli assassini di Limerick

Gli assassini di Limerick

La città all’alba o al tramonto
assicura a stento.
I viali lunghi e in salita
permettono arresti veloci.

Primo volto scavato
di disperazione mica solo apparente,
morto rinato dopo assassinio
applicato.

Secondo volto di donna orribile,
baffi e sorrisi di denti nerastri,
morta o mai nata, assassina
incallita.

Terzo ragazzo, gli occhi minuscoli,
grigie le gote, neri i contorni del viso,
si direbbe morto da poco,
indica il luogo
del suo ultimo crimine.

Piazza incantata di cadaveri
viventi
è il centro di Limerick.

tratto da 1,2,3, liberi tutti!, 2007

venerdì 10 giugno 2011

Saleh, ascesa e declino di un leader tribale

Yemen: Saleh al potere dal 1978, ascesa e declino di un leader tribale
Sana'a, 3 giu. -
(Aki) - Al potere dal 1978, il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh e' a oggi uno dei leader arabi più tenaci nonostante le manifestazioni antigovernative in corso in Yemen da febbraio. Da allora centinaia di persone sono state uccise nella dura repressione delle proteste, scoppiate sulla scia delle rivolte contro governi autoritari in Medio Oriente e Nord Africa. Negli ultimi giorni a indebolire ulteriormente Saleh sono arrivate le tensioni, culminate in sanguinosi scontri, con lo sceicco Sadiq al-Ahmar, leader della tribu' degli Hashed, che è la stessa a cui appartiene Saleh. In tutto, da febbraio, nello Yemen si contano oltre 350 morti negli scontri tra oppositori e fedli a Saleh.
Il presidente yemenita è nato il 21 marzo 1942 a Bait Al Ahmar, villaggio del governatorato di Sana'a. Per pochi anni ha frequentato una scuola religiosa e ad appena 16 anni si è unito alle forze militari dello Yemen del Nord. Saleh è stato tra i giovani ufficiali che hanno portato a termine la rivoluzione del 1962 quando le truppe militari rovesciarono il governo religioso insediatosi nel nord del Paese. Più volte ferito, Saleh ''ha compiuto atti eroici nei 70 giorni di occupazione di Sana'a", si legge sulla sua biografia ufficiale.
Nominato governatore di Taiz nel 1978 dal presidente dello Yemen del Nord, Ahmad Al Gashmi, Saleh ha preso il suo posto quando Al Gashimi venne ucciso in un attentato nel 1978. Dopo l'unificazione del Nord e del Sud del Paese, nel 1990, Saleh è diventato presidente della Repubblica dello Yemen. Negli anni, per rafforzare il controllo sul Paese e raccogliere il sostegno internazionale, Saleh ha cercato di 'sfruttare' la presenza dei ribelli Al Houthi al nord, dei ribelli marxisti nel sud e degli affiliati di al-Qaeda nell'est. Nel 1999 divenne il primo presidente eletto del Paese, ottenendo oltre il 90% dei voti. Nel 2006 si e' ricandidato, vincendo con il 77,2% delle preferenze. (segue)
(Acc/AKI)
Yemen: Saleh al potere dal 1978, ascesa e declino di un leader tribale (2)
Sana'a, 3 giu. -
(Aki) - In seguito alle prime manifestazioni di piazza del febbraio scorso, Saleh ha annunciato che non si sarebbe ricandidato alle presidenziali nel 2013. Il 10 marzo ha poi annunciato un referendum per una nuova Costituzione. Ma intanto si e' aggravata la crisi nel Paese e figure prominenti del regime hanno lentamente abbandonato lo Yemen.
Nel tentativo di porre fine alla crisi politica, il Consiglio di Cooperazione del Golfo ha proposto un piano per il trasferimento pacifico dei poteri al vicepresidente in cambio dell'immunità per Saleh, con lo scopo di formare un governo di coalizione, incaricato di indire elezioni presidenziali entro due mesi. Ma per tre volte il presidente ha ritirato all'ultimo momento il suo via libera alla road map. Le difficolta' nei negoziati per una soluzione della crisi hanno determinato lo scoppio di nuovi scontri tra le truppe fedeli a Saleh e il capo della tribù dei ribelli Hashed, al-Ahmar.
Nel gioco delle alleanze internazionali, Saleh, alleato degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, è stato anche molto vicino all'ex presidente iracheno, Saddam Hussein. Nel 2000, con l'obiettivo di rafforzare le relazioni a livello militare con l'Iran, Saleh si e' recato in visita a Teheran. E dopo l'inizio delle operazioni americane in Iraq, nel 2003, lo Yemen ha ulteriormente consolidato la cooperazione con l'Iran, cosi' come con la Siria. L'appoggio di Saleh alla Repubblica Islamica e' apparso, se possibile, ancora piu' evidente, quando il presidente yemenita si e' espresso a favore del controverso programma nucleare iraniano.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia,
giugno 2011, adnkronos

giovedì 9 giugno 2011

Hamalawi convocato da tribunale militare

Egitto: blogger Hamalawi convocato da tribunale militare, proteste al Cairo
Il Cairo, 31 mag. -
(Aki) - Decine di manifestanti si sono riuniti stamani nei pressi del tribunale militare del Cairo dove Hossam El-Hamalawi, blogger, giornalista di Al Ahram e attivista del partito dei lavoratori, e' stato convocato dopo aver denunciato in tv ''torture ai danni di attivisti'' da parte della polizia militare. Lo riferisce il quotidiano egiziano Al Ahram, precisando che con Hamalawy e' stata convocata anche la presentatrice televisiva, Reem Maged.
I due giornalisti sono stati convocati dopo la trasmissione di giovedì scorso dell'emittente Ontv, network di proprietà dell'ex presidente di Orascom, ora leader del partito politico degli Egiziani liberi, Naguib Sawiris. Durante la trasmissione Hamalawi ha accusato la polizia militare di ''essere responsabile delle torture ai danni di attivisti''. Hamalawi, noto per il suo impegno politico nei movimenti di sinistra e per la difesa dei diritti dei lavoratori, in passato ha più volte subito minacce e intimidazioni.
Di recente anche il giornalista Nabil Sharaf El Din è stato convocato da un tribunale militare dopo aver criticato, in una trasmissione della stessa emittente egiziana, l'operato dell'Esercito nella fase di transizione. Nella stessa trasmissione è stata mandata in onda una telefonata di Mamdouh Shahin, membro del Consiglio supremo delle Forze armate, al potere in Egitto dallo scorso 11 febbraio in seguito alle dimissioni dell'ex presidente Hosni Mubarak, nella quale aveva duramente criticato Mamdouh Shahin e il giornalista Sharaf El-Din.
Da mesi Ontv e' nel 'mirino' del Consiglio supremo delle Forze armate. In una recente nota, il Consiglio ha criticato l'emittente, definendola un ''media irresposabile'', che crea divisioni tra il popolo e l'Esercito. Critiche alla tv erano arrivate anche all'indomani delle dimissioni dell'ex primo ministro Ahmed Shafiq, quando alcuni giornalisti dell'emittente avevano criticando l'operato dell'esponente politico.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia, adnkronos, maggio 2011

mercoledì 8 giugno 2011

Rami Sabry al Secondo venerdi' della collera

Egitto: attivista, manifestazione a piazza Tahrir prova peso forze laiche
Rami Sabry, 'movimenti vogliono ridimensionamento ruolo esercito'
Il Cairo, 27 mag. -
(Aki) - "E' una grande manifestazione che rende chiaro, con l'assenza ufficiale dei Fratelli Musulmani, come le forze secolari, liberali e di sinistra potranno avere un ruolo determinante nel nuovo Egitto". E' quanto afferma Rami Sabry, fuoriuscito dal Tagammu, il partito socialista egiziano, e tra i leader dell'Unione per il Progresso, oggi in piazza Tahrir per il 'Secondo venerdì della collera' proclamato dai movimenti giovanili rivoluzionari. "E' la più grande manifestazione dopo il 9 aprile, spero solo che non si ripetano gli stessi incidenti che hanno segnato quella data", dichiara l'attivista in un'intervista a AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, riferendosi agli scontri di inizio aprile tra polizia e manifestanti che avevano causato una spaccatura nell'esercito e la morte di quattro persone.
"Sono profondamente preoccupato della collaborazione tra esercito e parte del vecchio regime, questo elemento di continuità con il passato non permetterà il completamento della rivoluzione e il rinnovamento della società egiziana", continua Rami Sabry. Le richieste della Coalizione dei giovani rivoluzionari, del movimento '6 aprile' e dei partiti liberali e di sinistra che hanno aderito alla manifestazione è che si apra una nuova fase della rivoluzione con il ridimensionamento del ruolo dell’esercito. "Tanti sono gli esempi del sistematico boicottaggio operato dall'esercito nei confronti delle richieste dei manifestanti: hanno fermato l’approvazione di una nuova Costituzione con il referendum di marzo, hanno impedito scioperi e manifestazioni e mantengono ancora in vigore la legge di emergenza", denuncia Sabry.
''L’assenza dei Fratelli musulmani chiarisce quanto sia forte l’alleanza tra questo movimento e l'Esercito", conclude l’attivista. I Fratelli musulmani avevano contestato la manifestazione in un documento ufficiale, attirando su di loro le proteste dei giovani rivoluzionari . Nonostante ciò, molti giovani della Fratellanza sono scesi in piazza. (segue)
(Acc/AKI)
Egitto: attivista, manifestazione a piazza Tahrir prova peso forze laiche (2)
Il Cairo, 27 mag. -
(Aki) - Migliaia di persone si sono riunite questa mattina in piazza Tahrir per chiedere al Consiglio supremo delle forze armate di accellerare l'attuazione delle riforme democratiche. I manifestanti, che brandivano bandiere palestinesi, siriane e yemenite, hanno sistemato due palchi in piazza Tahrir. Lo sheik Mazhar Shahin ha letto un comunicato di cento imam che denunciava il ricorso ai tribunali militari per giudicare i civili e la lentezza del processo civile contro l'ex presidente Hosni Mubarak, ancora in custodia cautelare a Sharm el Sheikh. Subito dopo, cristiani e musulmani hanno pregato insieme come facevano durante i giorni più caldi delle proteste in piazza Tahrir e hanno fatto appello al dialogo interreligioso per superare gli scontri settari che nelle scorse settimane hanno causato vittime a Imbaba e Moqattam.
L'assenza dei Fratelli Musulmani ha trasformato questa manifestazione in un test per le forze secolari, liberali e di sinistra. Mohammed ElBaradei, leader liberale del Movimento per il cambiamento, si è detto preoccupato "per l’assenza di forze di sicurezza". Mentre Amr Hamzawi, leader del partito per un Egitto libero, è intervenuto sul palco di piazza Tahrir e ha chiesto una nuova Costituzione, uno stato laico e di posticipare le elezioni parlamentari.
(Acc/AKI)

adnkronos, maggio 2011,
Giuseppe Acconcia

martedì 7 giugno 2011

Manifestazioni in Egitto e scontri in Yemen, al centro della stampa araba

M.O.: manifestazioni in Egitto e scontri in Yemen in rilievo su stampa araba
Dubai, 27 mag. -
(Aki) - La manifestazione per il cosiddetto 'Secondo venerdi' della collera' prevista per oggi al Cairo e gli scontri avvenuti ieri a Sana'a sono i temi principali che troviamo sulla stampa araba di oggi.
AL-QUDS AL-ARABI. Il quotidiano diretto da Abdel Bari Atwan apre con la manifestazione in Egitto che ha diviso i gruppi di opposizione. "Nel 'Secondo venerdì della collera' si chiede un processo immediato per Mubarak, un consiglio presidenziale e una nuova Costituzione prima delle elezioni", titola in apertura al-Quds. In riferimento alla manifestazione prevista per oggi, il quotidiano riporta "l'atteggiamento neutrale dell’esercito" e aggiunge che il boicottaggio di alcune forze politiche riflette "divisioni ideologiche e politiche tra i Fratelli Musulmani, che non parteciperanno, e i giovani della Coalizione dei rivoluzionari".
Al centro della pagina il quotidiano affronta la delicata situazione in Yemen e titola "Servizi essenziali bloccati, la Gran Bretagna evacua, Sana'a diventa una città fantasma". Secondo il giornale, "gli yemeniti stanno lasciando la città con mezzi di fortuna". Per il quotidiano diretto da Abdel Bari Attwan, "gli scontri tra lealisti e forze di opposizione hanno trasformato Sana'a in una città fantasma". "Molti mezzi di trasporto locale hanno smesso di funzionare, mentre i giovani hanno programmato una manifestazione in piazza Al Taghyeer", prosegue l’articolo. Il quotidiano riporta inoltre notizie secondo le quali "tutti gli ingressi alla città sono bloccati per impedire rifornimenti in armi diretti al capo della tribù Hashid e guida dei ribelli, Sayd al Ahmer". (segue)
(Acc/AKI)
M.O.: manifestazioni in Egitto e scontri in Yemen in rilievo su stampa araba (2)
Dubai, 27 mag. -
(Aki) - AL-SHARQ AL-AWSAT. Il quotidiano saudita apre con la situazione in Yemen. "Gli scontri continuano, Washington è preoccupata e Hillary Clinton chiede al presidente yemenita di trasferire il potere’’, si legge nella notizia di apertura. Secondo il quotidiano saudita, la polizia ha ordinato l’arresto del capo della tribù Hashid, Sadeq al-Ahmer, e dei suoi fratelli. Vengono quindi riportate le dichiarazioni di al-Ahmar, che chiede "alle altre tribù di unirsi alla lotta e alla comunità internazionale per fare pressioni sul presidente yemenita affinché lasci il potere'' e che afferma che "se Ali Saleh deciderà di cessare il fuoco, faremo lo stesso e sono pronto a farlo subito, ma confermo che ho intenzione di lottare per anni". Di spalla, il quotidiano saudita pubblica un articolo dal titolo "Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite considera l'ipotesi di una risoluzione che condanni la Siria per ’crimini contro l’umanità'’’. Nell’articolo si legge che "i gruppi di opposizione chiedono all’esercito di unirsi alla rivolta pacifica attraverso la loro pagina Facebook". I paesi europei programmano di accrescere le pressioni sul presidente siriano Bashar al Assad con una risoluzione di condanna della "sistematica violazione dei diritti umani, incluse uccisioni, detenzioni arbitrarie, sparizioni, torture di manifestanti pacifici e giornalisti".
AL-HAYAT. Il giornale libanese apre con la Libia: "Primo giorno di G8, Sarkozy dice: Gheddafi dovrebbe lasciare il potere e poi potremmo avviare delle trattative". Vengono riportate le parole pronunciate dal presidente francese al G8 di Deauville: "non diciamo che Gheddafi deve essere necessariamente esiliato, non è un nostro problema - continua Sarkozy - ma deve lasciare il potere al più presto". Sarkozy ha anche aggiunto che le truppe di Gheddafi dovrebbero ritirarsi in cambio di un accordo di cessate il fuoco. Secondo il presidente francese, inoltre, "i ribelli libici fanno grandi progressi nell’opposizione al colonnello Gheddafi". Al centro della prima pagina si parla di Yemen con un articolo dal titolo: ‘’aspra battaglia tra Saleh e al Ahmar". A causa degli scontri tra forze militari lealiste e tribù antigovernative molti yemeniti hanno lasciato Sana’a. Nell’articolo si denuncia che "almeno 300 persone sono state uccise e ferite negli ultimi quattro giorni". Il giornale spiega che "mentre gli scontri proseguono nel distretto di al-Hasba, da una parte il presidente yemenita ha chiesto alla Commissione di mediazione tribale di cessare il fuoco e ha ordinato l’arresto della guida della tribù Hashed, dall’altra lo sceicco al-Ahmar ha chiesto alle altre tribù di unirsi alla sua lotta". (segue)
M.O.: manifestazioni in Egitto e scontri in Yemen in rilievo su stampa araba (3)
Dubai, 27 mag. -
(Aki) - EL-KHABAR. Il quotidiano algerino affronta il tema delle riforme del sistema giudiziario. In prima pagina si legge: "Qustantine: la giustizia ha bisogno di revisioni e correzioni. Le riforme della giustizia non hanno avuto buon esito". Il quotidiano algerino riporta le parole del presidente della 'Commissione per la promozione e la protezione dei diritti umani', Farouq Qustantine. In un'intervista radiofonica, il ministro ha aggiunto che la commissione ha presentato "significative raccomandazioni dopo sei mesi di lavoro, ma non saranno prese in considerazione". Ha poi chiesto l'indipendenza della magistratura algerina e ha difeso il diritto degli algerini a un sistema giuridico migliore. Al centro della prima pagina del giornale si legge: "Nizar chiede un permesso per formare nuovi partiti e la fine del regime". L’ex ministro della Difesa, Khaled Nizar, ha avvertito che "le riforme politiche proposte dal presidente algerino Bouteflika potrebbero fallire e sarebbe necessaria una fase di transizione per trasferire il potere alla nuova generazione". Secondo il quotidiano algerino, Nizar avrebbe chiesto di sospendere il Parlamento, formare una commissione indipendente e permettere la formazione di partiti, cancellando il bando sulle manifestazioni e rispettando le libertà politiche e religiose.
AL-ARAB ONLINE. Il quotidiano titola in apertura: "i leader del G8 chiedono alla Russia di mediare nella crisi libica". L’articolo di apertura prosegue riportando una telefonata tra il primo ministro libico, Al-Baghdadi Mahmoud, e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Quest'ultimo ha chiesto che venga raggiunto un accordo per il cessate il fuoco in Libia che permetta l’avvio di trattative. La seconda notizia principale del quotidiano online è "Londra conferma l’intenzione di mandare Apache in Libia". "Un ufficiale britannico ha confermato che Londra manderà elicotteri Apache per prendere parte alla guerra contro il colonnello Gheddafi", riporta l’articolo.


Adnkronos, 27 maggio 2011,Giuseppe Acconcia

lunedì 6 giugno 2011

Fotuh e i riformisti dei Fratelli musulmani

Egitto: nasce terzo partito vicino ai Fratelli musulmani

Fotuh lascia la Fratellanza

Il Cairo, 13 mag. -

(Aki) - Nasce un nuovo partito riformista in Egitto come emanazione dei Fratelli musulmani. Abdel Moneim Abouel Fotuh, leader dei Fratelli musulmani, ha annunciato che si candidera' alle elezioni presidenziali e, molto probabilmente, fondera' una formazione politica. Dopo l'annuncio, la Fratellanza ha dichiarato che espellera' Fotuh dalla confraternita. Secondo la Guida Suprema, Badie, infatti, l'unico partito ufficiale dei Fratelli musulmani e' 'Liberta' e Giustizia', il cui leader e' Mohammed Mursi.

Il portavoce di Fotuh, Ahmed Osama, ha detto ad al Masry el Youm che Fotouh ''partecipera' alle elezioni come indipendente per raccogliere i voti di conservatori e moderati''. La posizione di Fotuh e' in bilico dal 2010 quando e' stato escluso dal Consiglio della Shura. Tuttavia, l'intenzione di formare un partito autonomo dalla confraternita e' apparsa chiara solo in seguito alla campagna elettorale per il referendum sugli emendamenti alla Costituzione dello scorso marzo. In quella occasione Fotuh si era espresso per il 'no' insieme ad altri esponenti riformisti della confraternita e ai giovani del movimento.

Secondo la stampa egiziana, gran parte dei moderati e dei giovani seguiranno Fotuh nel suo percorso per la formazione di un partito riformista di centro. Quello di Fotuh sara' il terzo partito che nascera' da leader legati ai Fratelli musulmani. Il primo e' stato Wasat, gia' ideato negli anni '90 e composto da uomini di affari. Il secondo e' 'Liberta' e Giustizia', guidato da Mohammed Mursi e sostenuto ufficialmente dalla Guida suprema dei Fratelli musulmani. (segue)

Egitto: nasce terzo partito vicino ai Fratelli musulmani (2)

Il Cairo, 13 mag. -

(Aki) - Con l'uscita di scena di Fotuh, le principali figure moderate della Fratellanza hanno lasciato il movimento. Fotuh, medico di 60 anni, ha dichiarato di voler concentrare il suo lavoro su educazione e sviluppo. Il politico si e' attirato piu' volte le critiche della confraternita per le sue posizioni moderate su donne, copti e il ruolo della legge islamica nella nuova Costituzione. ''Questi fatti mi rendono piu' determinato nell'intenzione di candidarmi alla presidenza. Il Paese ha bisogno di un leader che tiene uniti Musulmani, cristiani e liberali'', aveva dichiarato Fotuh in occasione delle violenze settarie di Imbaba.

Per anni l'impegno di Fotuh era rivolto a creare alleanze tra i Fratelli musulmani e le altre forze politiche egiziane. Secondo uomini a lui vicini, Fotuh avrebbe raccolto gia' 20mila delle 30mila firme richieste per potersi candidare alla presidenza.


Giuseppe Acconcia, Adnkronos, maggio 2011

domenica 5 giugno 2011

Rumble Fish


La libreria anarchica di Via dei Campani ha riproposto "Rusty il selvaggio" film di Francis Ford Coppola del 1983.

Il regista crea un’atmosfera mitologica dove la California è la Grecia di Pericle e Miki Rurke, Motorboy, è Cassandra. Due fratelli per le strade della periferia di Oklaoma City. Un padre sempre ubriaco, una madre folle e scomparsa. Rusty James ha un corpo mutante, nessuna ferita lo uccide ma tutte lo minano. Pende dalle labbra di un fratello che "potrebbe fare tutto ma sceglie di non fare niente". No, una cosa vuole farla: liberare gli animali dalle gabbie di un negozio; gettare nel fiume pesci colorati per tutti, ma non per Motorboy, il daltonico.

I ponti della città diventano set tragici come templi. L’acquario un luogo deformato. I personaggi si muovono come in un musical nella prima parte per poi trasformarsi in tipi idealizzati. Padre e figli inetti giocano su un letto, il più piccolo è coinvolto in un’orgia sublime, specchietti riflettono le immagini dell’acquario, Motorboy appare sulla foto di una rivista. Tom Waits assiste all’inettitudine di Rusty James senza dare giudizi. Motorboy lo porta ferito tra le braccia come una madre tragica.

Dei suoni mai rudi coprono le azioni: l’alcol sul fianco di una ferita profonda. Le telecamere si muovono suggerendo nuovi spazi o mostrando i corpi di gente che danza nei pressi di un biliardo. Rusty James vede la sua ragazza sull’alto scaffale della scuola, sulle mura della fabbrica e non può non amarla. Un poliziotto, però, condanna a morte Motorboy nei pressi di un orologio senza lancette.
Muore, ma la folla accorre sussurrando "non dovevano ucciderlo".

Giuseppe Acconcia, La Casa Orca, 2007

sabato 4 giugno 2011

-Birth of the cool . -When do you start living?

-Birth of the cool . -When do you start living?

Miles, se mi ascolti,
non eri quel leader
che volevi far credere
da muto.

Hai il diavolo in corpo

Miles, se mi ascolti,
non eri quel tossico
che volevi far credere,
non volevi morire “in attesa della dose
col cazzo in mano”,
non eri come Bird

Hai il diavolo in corpo

Miles, se mi ascolti,
quante donne hai scopato
senza conoscere amore
e che idea vaga avevi di loro?

Hai il diavolo in corpo

Miles, se mi ascolti,
Henkoch, Jarrett, Williams, Coltrane
tu eri il suono,
ma perché volevi essere pure un “fico”?

Lui ascoltava e rispose:
“Quando inizi a farti di brutto?
Quando inizi a trovare una puttana nuova ogni notte?
Quando inizi a vivere ubriaco?
Quando inizi a vagare per le strade?
Quando inizi a fare soldi?
Quando inizi a fare figli?
Quando inizi a valere per gli altri?
Quando inizi a trattare male tutti?
Quando inizi ad avere tutti intorno e pure tutti sulle palle?
Quando inizi a fottertene della politica, della morte di teatro, musica e filosofia?
Quando inizi a fingere di schifare la vita?
Quando inizi a vivere di avventura?
Quando inizi a chiamare insipido il povero e saporito il ricco?”

Giuseppe Acconcia, 1,2,3, liberi tutti!, 2007

giovedì 2 giugno 2011

Banana Yoshimoto al Teatro Festival di Napoli




Al teatro San Ferdinando è andata in scena “Chien-chan e io”, prima assoluta del “Napoli teatro festival”. Giorgio Amitrano ha adattato l’ultimo libro dell’ormai nota scrittrice giapponese Banana Yoshimoto, autrice di “Kitchen”. Vengono presentati gli episodi della vita quotidiana di Kaori, una quarantenne alle prese con le insicurezze e i vizi di una vita globalizzata. Attraverso il racconto dell’incidente accorso a Chien-chan, la sua coinquilina, la protagonista ammette quanto sia forte l’affetto che la lega a questa donna. L’amore che le unisce, sebbene sia strettamente platonico, sostituisce il sentimento per un uomo. La costruzione di una famiglia non convenzionale le permette di superare l’insicurezza dei mille spostamenti in giro per il mondo, il giudizio degli altri, l’egocentrismo degli uomini, di esseri senza radici e ancora bambini. “Per rendere in teatro un testo dove i personaggi sono pochi e hanno poche battute- dice il regista Giorgio Amitrano-, ho cercato una soluzione che non sacrificasse il flusso di pensieri della narratrice che nel romanzo è tutto, restituendo questo stream of consciousness in una forma diversa da un monologo”. Per rendere il più teatrale possibile il testo di Banana Yoshimoto la protagonista viene sdoppiata in quattro donne distinte dal look comune, che incarnano stati d’animo divergenti in contesti simili. Caterina Carpio, Alessia Giangiuliani, Pia Lanciotti, Cinzia Spanò, tra piatti di cucina giapponese, vini italiani, un arredamento minimalista e immagini video di Napoli e dell’Italia, raccontano le sensazioni e le emozioni di una donna incerta, ma appassionata. L’amore per l’Italia è una costante dei pensieri di Kaori, che però in nessun caso decide di lasciare il suo Paese per ricostruire una nuova sé nella terra che l’attira. I luoghi comuni delle reti di relazioni che costruiscono una “società mondo” vengono contrapposti in ogni momento alle insicurezze che questa vita comporta. I “non luoghi” del capitalismo vengono lasciati fuori casa, rifugio in cui la realtà si adatta alle necessità individuali.

Giuseppe Acconcia,
La Sicilia, 2008

mercoledì 1 giugno 2011

Intervista all'attivista afghana Najiba Ayubi, intervenuta alla Conferenza della società civile afghana a Roma

Afghanistan: attivista, religione e parita' sessi restano tabu' per la stampa
Ayubi, Liberta' di espressione garantita solo fino a un certo punto
Roma, 25 mag. -
(Aki) - A dieci anni dalla caduta del regime dei Talebani, religione e parita' sessuale restano argomenti ''tabu''' per i giornalisti afghani, per i quali ''la liberta' d'espressione e' garantita solo fino a un certo punto''. E' la denuncia che arriva da Najiba Ayubi, rappresentante del Comitato guida delle Organizzazioni afghane alla Conferenza internazionale di Roma 'Promuovere il Dialogo e la Pace in Afganistan: Rafforzare la società civile', che si e' conclusa oggi. ''Religione e parità sessuale sono ancora dei tabù per la stampa afghana - spiega ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL - Alle tv e alle radio afghane arrivano spesso le lamentele del governo. La libertà di espressione è garantita solo fino a un certo punto''.
La Ayubi racconta quindi di ''due casi'' in cui le pressioni del governo sui media afghani. ''Due volte ci sono arrivate delle vere e proprie intimidazioni: la prima tre anni fa da parte del ministero dell'Intelligence, che ha fatto una selezione di cose da dire e da tacere. E una seconda volta qualche mese fa, quando una commissione composta prevalentemente da mullah ha messo al vaglio l'intera programmazione video-radio dei media afghani alla ricerca di immagini o commenti da censurare'', afferma la Ayubi.
E' attraverso l'Ong DHSA-TKG (impegnata in progetti di educazione, protezione dell'ambiente, promozione culturale, difesa dei diritti all'informazione e aiuto umanitario), che la Ayubi lavora anche nel settore dei media. ''Controlliamo otto radio indipendenti e due giornali: Killid, che si occupa di politica, e Mursol, impegnato a difendere i diritti delle donne'', spiega, sottolineando come tra i dipendenti, ''il 40% sia composto da donne''. (segue)
Afghanistan: attivista, religione e parita' sessi restano tabu' per la stampa (2)
Roma, 25 mag. -
(Aki) - Nella relta' afghana, la Ayubi e' convinta sia necessario un ruolo importante della societa' civile, che - osserva - negli ultimi tempi si e' rafforzata. A sostegno della sua convinzione del peso della societa' civile, la Ayubi fa riferimento alle recenti rivolte contro governi autoritari in Medio Oriente e Nord Africa, sottolineando come ''nel lavoro svolto dagli attori della societa' civile vada ricercato il terreno dove sono nate le radici delle mobilitazioni''. Orgogliosa dei progressi realizzati dalla societa' civile afghana, l'attivista evidenzia che ''ora si parla con una sola voce nelle riunioni con il governo e si partecipa alle decisioni di costruzione istituzionale in vista della fine dell'impegno militare internazionale in Afghanistan, prevista nel 2014''.
In riferimento al processo di transizione che portera' entro tre anni al trasferimento completo delle responsabilita' al governo di Kabul, la Ayubi conferma la necessita' che la comunita' internazionale prosegua il suo impegno in Afghanistan. ''Abbiamo avuto conferma da alti ufficiali della Nato - afferma - che la comunità internazionale sta lavorando per mettere a punto una seconda fase di impegno civile nel nostro paese, con una strategia di costruzione democratica per l'Afghanistan, da avviare nel 2014 e concludere non prima del 2025''.

Giuseppe Acconcia, adnkronos, maggio 2011