giovedì 28 aprile 2011

La metropolitana di Mosca

 

Un vecchio, chino in piedi sbronzo, è la prima figura che incontro sul pianerottolo. Solo un cenno di saluto. E poi, sotto i passaggi delle cinque autostrade del centro.
Quei lunghi corridoi finiscono nei mari dei clandestini, nei sotterranei delle montagne abitati da rifugiati, nelle linee degli aerei internazionali occupate dagli espulsi.
Le fermate sono strade colme di gente che attende all’ingresso di bocche-sesami all’inizio chiuse da inferriate implacabili alla fine aperte già dentro vetture.
Kitay –Gorod mi fermo e aspetto quel cerchio immaginario collega i 56 incroci:
punti d’incontro o sotterranei intricati o labirinti di scale profondissime.
L’incontro duro è a Biblioteca Lenina, i quattro percorsi intersecano vie agitate
Mayakoskaya prepara all’ingresso in città tra larghi viali, statue giganti e autostrade tangenti
Pushkinkaya
Teatralnaya
Lascio la 3 prendo la 1
Kurskaya
Izmailovskaya
Quei fusti di contadini kolchoziani
imbracciano fucili, aspettano riscatto,
una lacrima scorre
da quegli scarabocchi
scende dai volti
attraversa i nasi
i baffi e le bocche
giù per i colli
lungo le vesti, le gambe e i fucili
salta dai piedi
scorre sulle lunghissime scale mobili
attende l’apertura delle porte
sale in vettura
viaggia a ritroso
lascia la 3
prende la1
fino a Park Kulturi
scorri non ti fermare
scorri lacrima scorri
esci anche tu in questa città
e guardala bene
è piena di te,
di gente delusa.
Quel vecchio mi aspetta di notte nella stessa posizione.

Tratto da 1,2,3 liberi tutti!, 2007
Giudizio universale, 2010

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