domenica 3 aprile 2011

LA FARSA (testo breve di Stefano Lazzaro)

Era arrivata la festa e bisognava festeggiare.
La festa era il giorno in cui il Paese diventava un paesello. Pareva che si conoscessero tutti. Tutti  con le vertigini per il tanto volteggiare stringendo mani a destra a manca. Tutti a sorridere come pupi strafatti di stanchezza ai quali cade la testa all'indietro sul seggiolone mentre ancora singhiozzano risate con un'espressione ebete provocata dalle smorfie di uno zio scemo.
Il giorno della festa gli imbecilli, quelli che alle celebrazioni ci credevano davvero, diventavano intrattenitori e rigurgitavano frasi fatte a getto continuo sugli spettatori; una melma di retorica penosa alla quale si doveva rispondere con applausi automotivanti.
Il giorno della festa si credeva tutti. Si credeva con convinzione. Ma, soprattutto, si faceva sfoggio di convinta credenza nei valori.
Era un giorno speciale quello della festa. Le celebrazioni ripristinavano l'unità metafisica dell'accozzaglia umana che vi partecipava. La storia si tramutava in romanzo epico. I ricordi si scioglievano in un amalgama di memorie fittizie plasmate da un presente sempre diverso che a tutti, anno dopo anno, sembrava tuttavia sempre uguale a sé stesso.
Il tempo della festa era un tempo mitologico in cui passato presente e futuro si fondevano nell'eterno.
Un'eternità transeunte che non durava neppure il momento di un brindisi.
Tranne per gli imbecilli che ci credevano veramente.

Stefano Lazzaro
03/06/2010

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